Superbonus, l’economista Guida: “Un disastro che pagheranno le future generazioni”
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Con l’approssimarsi della discussione sulla legge di stabilità del prossimo anno, riappare nel dibattito il Superbonus e la pesante eredità lasciata dai precedenti governi con il suo dissennato abuso.
Questa volta, emerge in tutta la sua portata l’effetto di spiazzamento strutturale che l’incentivo ha determinato, con il suo fabbisogno pluriennale, sulla possibilità di finanziare altre misure per famiglie e imprese, che sarebbero state ben più utili ed efficaci in una fase di recessione come quella a cui stiamo andando inesorabilmente incontro.
Banca d’Italia e Corte dei conti con puntuali analisi d’impatto mesi orsono avevano già ampiamente stroncato lo strumento, dimostrandone gli effetti netti negativi dal punto di vista fiscale e certificandone il fallimento anche per i suoi effetti distorsivi di mercato.
Superbonus: un contributo marginale al Pil costato tantissimo
Nell’ordine, il Superbonus 110% si è dimostrato in grado di contribuire al rilancio post-pandemico in misura del tutto marginale (in 3 anni non più del 1,4% di contributo al PIL) con un costo per il bilancio dello Stato di 70 miliardi di Euro a fine 2022 (al netto delle maggiori entrate erariali e contributive indotte dall’incentivo si tratta di oltre 55 miliardi di euro di debito aggiuntivo).
La copertura così ampia delle spese incentivate (addirittura superiore al 100%) ha favorito pratiche collusive tra committenti e ditte fornitrici così da avere un duplice effetto distorsivo: creare una inefficiente remunerazione dei fattori produttivi e generare una anomala lievitazione dei prezzi, come in un oligopolio nel quale il “cartello” si è paradossalmente formato tra consumatori e produttori. L’effetto finale è stato un contributo sostanziale alle dinamiche inflazionistiche e una anomala generazione di extraprofitto a favore di professionisti e imprese del mondo delle ristrutturazioni edilizie.
L’introduzione del meccanismo dello sconto in fattura ha generato un sistema di anticipazione finanziaria dei crediti cedibili che ha creato una finestra opportunistica in cui il sistema bancario si è inserito, applicando tassi di sconto elevati e divenendo beneficiario di una parte consistente dell’incentivo a spese dell’erario che si è aggiunto al già rilevante extraprofitto da incremento dei tassi di interesse.
Pensare a un extraprofitti nel settore edilizio
In questo quadro di fallimento conclamato della misura incentivante, bene ha fatto il governo a modificare il Superbonus sottraendo il bilancio dello Stato ad un tendenziale assorbimento ulteriore di risorse foriero di una impossibilità di introdurre nuovi e necessari strumenti di politica industriale e sostegno del reddito, assolutamente necessari in una una fase così delicata di congiuntura economica come quella attuale.
In un’ottica di ripristino di una maggiore equità e recupero delle distorsioni redistributive generate dal Superbonus sarebbe auspicabile anche una tassa sugli extraprofitti lucrati dagli operatori del settore edilizio.
I costi di questa improvvida misura incentivante ricadranno per anni anche sulle nuove generazioni, gravate già da un debito di rilevanti dimensioni, che dovranno pagare il conto di un banchetto di cui sono stati solo inconsapevoli spettatori.
* Ordinario di economia-top Manager gruppo Marzotto Venture