Vestivamo alla mediorientale. Scatta in Francia il divieto di indossare l’abaya a scuola
Primo giorno di scuola per 12 milioni di giovani francesi. Ma la notizia è che assieme al ritorno tra i banchi è scattato, per le studentesse musulmane, anche il divieto di indossare l’abaya, il lungo vestito coprente tipico della tradizione islamica. Più facile a dirsi che a farsi. Almeno a giudicare dall’intervista concessa a Rtl, dal ministro dell’Istruzione Gabriel Attal. Il responsabile della scuola francese ha infatti spiegato che il suo dicastero ha identificato 513 istituiti «potenzialmente coinvolti». In più, ha aggiunto, per gestire il divieto sono state formate 2mila persone fra ispettori e responsabili «laicità e valori».
L’abaya è un lungo abito coprente
La laicità, si sa, è uno dei principi cardine della Francia. La Republique ne ha fatto una bandiera, fino a vietare nelle scuole di ogni ordine e rado l’ostentazione di qualsiasi segno esteriore di appartenenza religiosa. Tra questi, anche gli abiti tipici delle allieve musulmane, come appunto l’abaya. Certo, per gli studenti di altre religioni il divieto risulta meno stringente non avendo – né cattolici né protestati né, tantomeno, gli atei – un abbigliamento nel quale identificarsi spiritualmente.
Il ministro Attal: «Penso a una divisa uguale per tutte»
Diverso, invece, è il punto di vista dei seguaci di Allah. L’abaya, infatti, ora proibita, era utilizzata da alcune ragazze musulmane al posto del velo. In ogni caso, il divieto vale solo per chi siederà tra i banchi. Il ministro Attal ha infatti escluso l’ipotesi di estenderne l’applicazione anche ai genitori che accompagnano i figli a scuola. Ma ha aggiunto che si sta pensando di testare in alcuni istituti l’uso della divisa scolastica. Basterà? Il ministro lo spera, ma ne è poco convinto. Tanto è vero che nel corso della stessa intervista ha già messo le mani mani avanti, avvertendo che per risolvere i problemi dell’integrazione a scuola la divisa «non sarà certo una soluzione miracolo».