Borseggiatrici rom, dopo le scorte e i pestaggi, spunta la taglia su chi le denuncia. Con tanto di tariffario
Non bastavano le scorte per rubare indisturbate e evitare con minacce e pestaggi la denuncia, ora spunta sui social quello che appare molto più che un semplice sospetto. O meglio, quello che Il Giornale denuncia sul suo sito, rilanciando un allarme intercettato sui social, ossia: quelle che «sembrerebbero essere prove dell’esistenza di una taglia in denaro per chiunque “neutralizzi” Matthia Pezzoni, tra i più attivi nell’attività di segnalazione, e gli altri volontari. Una evoluzione (degenerazione) significativa nella lunga storia dei crimini e dei misfatti delle borseggiatrici rom attive sulle metro di Milano, e che vede al centro della scena violenta un nuovo, inquietante sviluppo…
Borseggiatrici rom a Milano: dopo le scorte, spunta la taglia su chi le denuncia
E pensare che i consiglieri dem di Palazzo Marino si sono pure spesi, a nome della sinistra buonista, in favore del diritto alla privacy di queste ladre impenitenti, capaci di organizzare spedizioni punitive e pestaggi ai danni di chi, al danno di essere vittima delle loro malefatte, si è ritrovare a subire il castigo del furto con tanto di beffa delle intimidazioni fisiche e verbali mirate a scongiurare la denuncia del torto subito e a scoraggiarne la divulgazione social e televisiva… Ma veniamo ai fatti.
La segnalazione social inquietante delle sentinelle di “Milano bella da Dio”
Le “sentinelle” di Milano bella da Dio – il profilo social che da anni denuncia il clima di violenza e di impunità che ruota intorno alle borseggiatrici rom e alla loro missioni criminali – non sono certo nuove ad attacchi mediatici e punizioni fisiche inferte perché dolore e paura le inducessero al silenzio. Da tempo, come noto, i cittadini attivi sul fronte della segnalazione e della denuncia indirizzata a sventare i furti e smascherarne l’agghiacciante quotidianità, sono vittime delle borseggiatrici e della “manovalanza” al loro servizio.
Borseggiatrici rom, sempre più agguerrite e “organizzate”
Ma ora emergono “novità organizzative” che gettano nuove ombre sulle loro azioni e sulle modalità con cui le mettono in atto. La stessa pagina social appena menzionata, infatti, pubblica quella che Il Giornale definisce «una presunta chat tra due dei vertici dell’organizzazione criminale, forse più d’una, che opera nel settore del borseggio a Milano». Un annuncio con tanto di tariffario – come se fosse un quiz a premi – in cui si offre «una ricompensa di 500 euro per l’aggressione di Pezzoni. E 250 euro per tutti gli altri componenti» che da tempo, soli e inascoltati dal comune targato Sala, combattono contro queste protagoniste quotidiane di azioni criminali, nel silenzio e nell’abbandono delle istituzioni locali.
L’appello dei volontari alle istituzioni che tacciono (o parlano in difesa della privacy di chi ruba)
Istituzioni che tacciono sulle vittime di borseggi e pestaggi, ma si dimostrano solerti a difendere la privacy di chi ruba e picchia chi denuncia il furto e la sua ricorrenza. Se non il sospetto di un’organizzazione criminale che li organizza accertandosi di neutralizzare le risposte e le denunce: civili e mediatiche. Ebbene a loro oggi, dopo aver postato messaggi e riferimenti intimidatori, i volontari in prima linea sulle banchine e nei vagoni della metro, postano un sos inequivocabile. E ribattono: «Con le rivelazioni delle taglie sulle teste di chi svolge volontariato in metro per sventare i borseggi, la tragedia viene servita su un piatto d’argento. Questa per le istituzioni può essere davvero l’ultima occasione per intervenire sulla piaga dei borseggi, prima che sia troppo tardi», concludono sul loro profilo social le “sentinelle” della metro. Arriverà a chi di dovere? E, soprattutto, l’allarme sarà raccolto e avrà un seguito?