Chi sono i due egiziani dell’Isis arrestati a Milano. Minacce alla Meloni e proselitismo online
Sono indagati per “essersi associati all’organizzazione terroristica internazionale comunemente nota come Stato Islamico“ i due egiziani arrestati all’alba a Milano. Al blitz antiterrorismo internazionale hanno partecipato la questura di Milano e il compartimento della polizia postale Umbria – sezione cyberterrorismo, coordinata dalla procura di Milano. In una nota il procuratore, Marcello Viola, parla di “gravità” e di “l’elevato allarme sociale”. Erano “estremamente attivi nella propaganda e nel proselitismo digitali per conto dell’Isis” i due egiziani arrestati. I due – si legge in una nota del procuratore – si sarebbero messi “a disposizione dell’organizzazione terroristica, finanziando ’cause di sostegno'” a Isis: a cui “avrebbero prestato giuramento di appartenenza e di fedeltà”.
Egiziani arrestati appartenenti all’Isis: minacce alla Meloni
Minacciavano online importanti rappresentanti delle istituzioni italiane, tra cui il presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Minacce che – a quanto si apprende – erano contenute in estesi commenti che i due lasciavano a corredo di post, anche violenti, pubblicati su chat Whatsapp, Telegram e Facebook. L’operazione – da quanto appreso – non ha alcun collegamento con l’attentato di lunedì sera a Bruxelles né con il recente arresto dello scorso sabato. a Milano, di un 33enne egiziano responsabile di un’aggressione a mani nude a tre passanti in viale Monza, impugnando una copia del Corano mentre proferiva frasi come «Allah è grande».
I messaggi agli ebrei: “Vi sgozzeremo come pecore”
I due – a quanto si apprende – non sarebbero stati pronti a passare all’azione: dalle indagini, infatti, non sarebbero emerse evidenze della preparazione di un attentato in Italia. Sempre online i due raccoglievano fondi, che poi inviavano in Medio Oriente – in Yemen, Siria e anche Palestina – a donne rimaste vedove di miliziani. Nei loro messaggi sui social rivolgevano “minacce concrete nei confronti degli ebrei, con passaggi anche piuttosto forti,. Lo ha detto il procuratore di Milano, Marcello Viola, nella conferenza stampa sugli arresti. “Oh scimmie e maiali! I monoteisti vi sgozzeranno come le pecore. Promessa di Allah. E Allah non manca alla sua promessa”, si legge in un messaggio in arabo pubblicato su Facebook. “Oh ebrei scimmie! Il nostro imminente appuntamento è a Gerusalemme”, si legge in un altro passaggio.
Chi sono i due egiziani arrestati
Le indagini, condotte dall’antiterrorismo internazionale della questura di Milano e del compartimento della polizia postale Umbria – a quanto si apprende – sono nate da un monitoraggio di dati open source (Osint) su siti e piattaforme social. Da lì gli inquirenti sono giunti agli arrestati di oggi: due egiziani sui 40-50 anni, residenti nell’hinterland milanese e impiegati nel settore delle pulizie. Due persone con una “vita sociale e familiare normale”, uno impiegato nell’edilizia, l’altro nelle pulizie, senza precedenti a carico. Il più anziano dei due, di 49 anni, viveva in Italia dal 2008; residente nell’hinterland di Milano, era in possesso di un permesso di soggiorno di lunga durata. Sarebbe stato lui, secondo gli inquirenti, a radicalizzare l’amico, un 44enne in Italia dal 2001, con il doppio passaporto e residente in un comune dell’hinterland Milanese, accanto a quello del 49enne. Il 44enne, dopo aver giurato fedeltà all’Isis, come comprovato da un video sequestrato sui suoi dispositivi, era ora impegnato – ha riferito il pm titolare delle indagini, Alessandro Gobbis – “in un’attività di indottrinamento nei confronti del figlio più giovane, ancora adolescente”. Proprio su questo hanno posto una “particolare attenzione” gli inquirenti, così come sulla volontà dell’uomo di organizzare un viaggio in Turchia, anche se né lui né il 49enne – a quanto emerso – sarebbero stati mai in Medio Oriente.