Cinque anni fa l’omicidio Khashoggi. Per la Cia il mandante fu il principe Moḥammad bin Salmān (video)

2 Ott 2023 16:43 - di Paolo Lami
KHASHOGGI ENTRA NEL CONSOLATO SAUDITA A INSTANBUL DOVE SARA' UCCISO

A cinque anni dal barbaro omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi attirato con una scusa, il 2 ottobre 2018, in una trappola mortale all’interno dell‘ambasciata di Ryad a Instanbul, strozzato, squartato e sciolto nell’acido da un commando il cui mandante era il principe Moḥammad bin Salmān Āl Saʿūd, membro della famiglia reale e figlio dell’attuale monarca Salman, la fidanzata del giornalista ammazzato e fatto scomparire ricorda quel giorno tragico in cui lei lo accompagnò al consolato dove lui avrebbe dovuto prendere i documenti necessari al loro matrimonio. Entrò e non uscì più.

”E’ stato brutalmente assassinato cinque anni fa, oggi. Il suo corpo è stato smembrato e distrutto. Anche se il mondo intero ha appreso questa verità, la giustizia non è stata ancora fatta. Però, c’è anche la giustizia di Dio!”, dice Hatice Cengiz, compagna di Khashoggi.

“In questo giorno esatto di cinque anni fa mi hai detto di aspettarti qui. Ti ho aspettato e non sei più tornato. E non sapevo che non saresti mai più tornato”, prosegue affranta Cengiz.

Non sei più vivo e noi non siamo stati nemmeno in grado di ottenere il tuo corpo per seppellire i tuoi resti in questo mondo. Eri il mio caro e amato, e ora sei diventato il caro e amato di tutti, ti ricordiamo sempre”, ha aggiunto Cengiz, che avvisò le autorità turche della scomparsa dell’editorialista del Washington Post.

In realtà la Turchia ci mise molto poco a ricostruire la vicenda: aveva inzeppato il consolato di microspie e fu in grado, in breve tempo, di riascoltare tutte le fasi del terribile omicidio.
I sauditi provarono a difendersi sostenendo che Khashoggi era uscito da un ingresso laterale del consolato.
Ma Instanbul smentì con decisione sostenendo che non vi era alcuna prova e che le telecamere non avevano mai ripreso l’uscita del giornalista dalla sede diplomatica.
La vicenda mise in crisi i rapporti di parecchi Stati con l’Arabia Saudita, il principale esportatore di petrolio del mondo.

Il 9 Ottobre, il Washington Post ha scritto che “l’intelligence degli Stati Uniti intercettava le comunicazioni di funzionari sauditi che discutevano di un piano per catturare” Khashoggi.

Il 15 ottobre 2018 una squadra di investigatori turchi condusse un’ispezione approfondita e congiunta con i sauditi all’interno del consolato saudita a Instanbul, non solo trovando prove che supportano il sospetto che il giornalista saudita sia stato ucciso all’interno del consolato dell’Arabia saudita a Instanbul ma, anche, che vi sono state “manomissioni” per nascondere la vicenda.

Quattro giorni più tardi la televisione di Stato saudita ammise che la morte di Khashoggi era avvenuta all’interno del consolato di Istanbul a causa di un “diverbio“.
Khashoggi è certamente morto – disse, nell’occasione, l’allora presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. – Sembra che sia proprio così. Se i responsabili della sua morte sono i sauditi, le conseguenze di quanto accaduto saranno gravi“.

Un mese dopo, il 16 novembre 2018, la Cia ha dichiarato ufficialmente che il mandante dell’omicidio di Khashoggi è stato il principe Mohammad bin Salmān Āl Saʿūd.

Anche un’indagine dell’Onu ha concluso, nel giugno 2019, che si è trattato di un omicidio “premeditato”, con prove credibili di responsabilità del principe ereditario dell’Arabia Saudita Mohammed bin Salman il quale deve essere, pertanto, indagato.

Ufficialmente le indagini hanno identificato con nome, cognome e foto, tutti i 15 membri della squadra spedita da Bin Salman ad ammazzare Khashoggi.

La vicenda Khashoggi ha provocato un’ondata di sdegno in tutto il mondo con politici, imprenditori, manager e aziende che hanno preso le distanze in maniera massiccia tanto dall’Arabia Saudita quanto dal principe Bin Salman. ritirando la propria partecipazione alla Saudi Future Investment Initiative.

In Italia ha fatto scalpore la decisione di Matteo Renzi che, in controtendenza, si è, invece, recato a Riad, in Arabia Saudita, intervenendo alla Saudi Future Investment Initiative, lodando il Paese come nuova culla del “Rinascimento” ed elogiando il principe considerato il mandante dell’omicidio di Khashoggi: “È un grande piacere, un onore, essere qui con il grande principe Bin Salman“.

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