Come ha fatto Hamas a cogliere di sorpresa l’intelligence israeliana? Le risposte degli esperti
C’è un grande interrogativo che aleggia sul violentissimo attacco missilistico e via terra scagliato da Hamas contro Israele: com’è possibile che un Paese che vanta uno dei più rinomati servizi di intelligence al mondo, oltre che un esercito strutturatissimo, sia stato colto di sorpresa in questo modo? In molti in queste ore, tanto in Italia, quanto nella stessa Israele cercano di darsi una spiegazione, spesso indicando una causa nelle lacerazioni che stanno vivendo la politica e la società israeliane. “Tutta Israele si chiede: dov’è l’Idf (l’esercito, ndr), dov’è la polizia, dov’è la sicurezza?”, ha detto Eli Maron, ex capo della marina israeliana, intervistato da Channel 12, mentre l’ex capo dei servizi israeliani Amos Yadin, citato dal Times of Israel ha parlato di un altro attacco dopo un “fallimento di intelligence”.
L’attacco nel 50esimo dello Yom Kippur: anche allora l’intelligence israeliana fu colta di sorpresa
L’attacco è stato scagliato nella ricorrenza dei 50 anni della guerra dello Yom Kippur, che prese il via il 6 ottobre 1973 e fu un’altra circostanza in cui Israele fu colta di sorpresa. Allora ad attaccare fu una coalizione di Stati arabi, guidata da Egitto e Siria. Gli israeliani si trovarono inizialmente in difficoltà, ma poi respinsero i siriani e penetrarono in Egitto. Il conflitto si concluse il 25 ottobre con un cessate il fuoco. Quest’anno lo Yom Kippur, la ricorrenza religiosa che celebra il giorno dell’espiazione e che si calcola in base al calendario lunare, è caduta il 24 e 25 settembre. Ma oggi, sabato, è comunque una festa religiosa: quello shabbat che celebra il riposto settimanale. Secondo gli analisti anche questo ha contribuito alla scelta di questa giornata come data per l’attacco.
Molinari: “Da parte di Hamas operazione molto sofisticata”
Per il direttore di Repubblica, Maurizio Molinari, l’attacco in un giorno di festività può celare “la convinzione in chi attacca di poter provocare il maggior numero di vittime allo Stato di Israele”. A questo elemento di “continuità” tra lo Yom Kippur e oggi, Molinari ha aggiunto quello della “impreparazione dell’intelligence israeliana”, che appena “72 ore fa dichiarava che Hamas non era interessata a una escalation militare con Israele”. Per Molinari preparazione e modalità dell’attacco di Hamas sono stati “molto sofisticati” e hanno richiesto “grande tempo e grande capacità di proteggere le comunicazioni dalla sorveglianza elettronica israeliana”, anche per questo si può immaginare un ruolo dell’Iran dietro l’attacco. “Netanyahu sicuramente è indebolito”, ha aggiunto il direttore di Repubblica, precisando comunque che in questa fase tutta la politica si sta compattando per fare fronte all’attacco. Molinari, infine, ha spiegato che il sistema di difesa anti-missili israeliano non è in grado di reagire al lancio di migliaia di missili.
Rampini: “Forse in Israele un eccessivo senso di superiorità”
È partito da un paragone con la guerra dello Yom Kippur anche Federico Rampini sul Corriere della Sera, interrogandosi più nello specifico sulle falle della sicurezza. “Forse un ingrediente è simile al 1973: un senso di superiorità eccessivo, che infonde sicurezza e può indurre ad abbassare la guardia contro i pericoli. Un’altra spiegazione può collegarsi alla lacerazione profonda della società israeliana. Infine l’attacco di Hamas va visto nel quadro della rivoluzione geopolitica del Medio Oriente: fino a ieri si dava per imminente una storica riconciliazione tra Arabia saudita e Israele; la guerra di queste ore – ha commentato il giornalista e saggista – può essere un tentativo di Hamas (e del suo protettore, l’Iran) di sabotare quel disgelo”.
Margelletti: “Attenta pianificazione di Hamas e rilassatezza di Israele. È una nuova Pearl Harbor”
Per il presidente del Centro studi internazionali, Andrea Margelletti, bisogna partire “da un presupposto: quando i problemi non sono risolti non è che se ne vanno via da soli”. “Quanto a ciò che è accaduto questa notte – ha detto in un’intervista a La Stampa – la questione è semplice: abbinando effetto sorpresa a un’attenta pianificazione, il risultato è stata un’altra Pearl Harbor o, per citare un altro esempio, un altro 11 settembre. In sintesi: le tensioni mancavano da tempo, ci sarà stata una naturale rilassatezza dei controlli e dall’altra parte una pianificazione dettagliata che è stata preparata con largo anticipo”. “Non hanno inventato nulla, accade dalla notte dei tempi”, ha sottolineato l’esperto di geopolitica, per il quale Hamas è riuscita in una operazione di questo genere “studiando attentamente, per anni, i ritmi delle sentinelle israeliane, i vari ruoli, lo scenario in maniera attenta e cercando, ovviamente, i punti deboli da usare”.
Livak: “Israele ha dato un’immagine di debolezza, Hamas ne ha approfittato”
L’attacco di Hamas “è certamente un grosso fallimento dell’intelligence israeliana”, ha detto parlando con l’Adnkronos Meir Livak, docente di Storia del Medio Oriente ed esperto d’Iran dell’università di Tel Aviv. “Un problema – ha spiegato – è che Israele aveva trasferito forze dal confine di Gaza alla Cisgiordania per proteggere i coloni. Hamas lo sapeva”. “Inoltre, Israele ha proiettato negli ultimi mesi un’immagine di debolezza, di una società profondamente divisa e disintegrata con perdita di fiducia nella leadership e odio verso l’esercito da parte di attivisti di estrema destra. Hamas – ha concluso il professore – vi ha visto un’opportunità per colpire, e sono riusciti ad assestare un duro colpo”.