Come Xi Jin Ping neanche Mao: il leader supremo cinese rimuove 4 ministri senza spiegazioni
Continuano le epurazioni nel governo cinese: i ministri che entrano in contrasto con Xi Jin Ping o non raggiungono risultati positivi, vengono immediatamente rimossi. È la sorte fino adesso riservata a quattro esponenti di dicasteri chiave. Dopo Difesa, Esteri e Finanze, il Presidente della Repubblica popolare cinese, segretario generale del Partito Comunista e Presidente della Commissione militare centrale Xi Jin Ping ha cambiato anche il Ministro della Scienza e della Tecnologia.
Xi Jin Ping ha accentrato più poteri anche rispetto a Mao Tse-tung
Rimozioni e nomine decise dal leader assoluto della Cina, che ha accentrato più poteri anche rispetto a Mao Tse-tung, vengono ratificate dal Comitato permanente del Congresso del popolo. Dopo l’ultima assise del PCC, il XX Congresso, che ha rieletto Xi Jinping per la terza volta ai vertici di Partito e Stato, abolendo i limiti dei mandati, a Pechino é in corso un rigido allineamento alla linea politica e alle scelte economiche del leader.
Delle rimozioni effettuate senza alcuna motivazione ufficiale, quelle riguardanti i Ministri della Difesa e degli Esteri, Li Shangfu e Qin Gang potrebbero riguardare il non gradimento dell’eccessiva aggressività manifestata dalle forze armate e dalla diplomazia cinesi in occasione delle “esercitazioni” intorno a Taiwan e nei riguardi dei rapporti internazionali, in particolare con l’Europa in relazione alla “via della seta”.
Tra gli epurati i ministri di Finanze, Esteri e Difesa
Il South China Morning Post, un giornale di Hong Kong pubblicato in inglese, ha sottolineato che Li Shangfu, considerato un falco antioccidentale, era anche il volto pubblico dell’Esercito popolare e sedeva nella Commissione militare centrale, in una posizione immediatamente dietro a Xi Jinping e ai vice presidenti Zhang Youxia e He Weidong . La sua rimozione dal Ministero della Difesa coincide con un calo di tensione fra Pechino e Stati Uniti e con il miglioramento dei rapporti bilaterali con Washington.
Tanto che il China Daily ha riferito che il Dipartimento di Stato Usa invierà una delegazione per partecipare al ‘Xiangshan Foum’, forum annuale sulla sicurezza previsto dal 29 al 31 ottobre. La rimozione del Ministro delle Finanze viene invece messa in relazione con l’approvazione da parte del Comitato permanente del Congresso nazionale del popolo, il ramo legislativo del parlamento cinese, del piano per aumentare il deficit del 2023 a circa il 3,8%, ben al di sopra del 3% fissato a marzo, considerato in generale dal governo un limite massimo di riferimento. La rara revisione di bilancio, che avviene in un contesto di crisi del settore immobiliare e del debito locale, prevede, ha riferito, l’emissione di altro debito sovrano per un valore di 1.000 miliardi di yuan, 137 miliardi di dollari, nel quarto trimestre per sostenere i soccorsi in caso di calamità e il comparto delle costruzioni.