“Era in delirio di onnipotenza”: chiesti 2 anni per corruzione per la dirigente del Miur Giovanna Boda

31 Ott 2023 16:09 - di Carlo Marini

La Procura di Roma ha chiesto la condanna a due anni e 2 mesi per l’ex capo dipartimento del Ministero dell’Istruzione, Giovanna Boda, che ha scelto il rito abbreviato nel procedimento per corruzione in relazione agli appalti Miur.

Il pm Carlo Villani ha sollecitato altre quattro condanne per altrettanti imputati che hanno optato per il rito alternativo, da 3 anni e 4 mesi a una pena di 10 mesi. Per Boda le accuse sono di corruzione per un atto contrario al dovere di ufficio e rivelazione di segreto d’ufficio. Il pm nella sua requisitoria ha valutato la collaborazione data da Boda alle indagini, sottolineando come la ex funzionaria sia stata ”offuscata dal potere che l’ha portata a un delirio di onnipotenza”.

Giovanna Boda è imputata con l’ex editore della Dire

Nell’ambito della stessa inchiesta, condotta dalle Fiamme Gialle, è già aperto il processo in rito ordinario che vede imputato l’imprenditore Federico Bianchi di Castelbianco e altre 8 persone. Alla scorsa udienza preliminare il gup aveva anche ammesso la costituzione di parte civile di Miur e Presidenza del Consiglio. Le contestazioni per Boda e per l’imprenditore sono di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzioni, rivelazione e utilizzazione di segreti d’ufficio. Secondo l’accusa, Boda, incaricata della realizzazione delle procedure per selezionare progetti scolastici, riceveva ”indebitamente” ”la dazione e la promessa delle somme di denaro e delle utilità per sé e per terzi per un totale di oltre 3,2 milioni di euro per l’esercizio delle sue funzioni e/o dei suoi poteri nonché per il compimento di una pluralità di atti contrari ai doveri di ufficio” da Bianchi Di Castelbianco.

Nell’atto di accusa i pm contestano a Boda anche di aver rivelato a Bianchi di Castelbianco ”notizie d’ufficio che avrebbero dovuto rimanere segrete. In particolare, anticipava via e-mail” all’imprenditore ”prima della sua pubblicazione, la bozza del bando per il finanziamento di progetti scolastici per il contrasto della povertà educativa, e invitava e lo faceva partecipare a riunioni tenutesi presso il Ministero nelle quali si doveva decidere la ripartizione dei finanziamenti alle scuole a valere sulla Legge n. 440/1997, demandando anche allo stesso imprenditore la decisione finale su tale suddivisione”.

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