Fazio debutta con “Che destra che fa”: «Con la Meloni ha vinto Saviano. E basta con Almirante»

14 Ott 2023 9:42 - di Marta Lima
E meno male che non voleva parlare di “epurazione” politica dalla Rai, meno male che non aveva nessun pregiudizio nei confronti del governo Meloni e della destra, meno male che i suoi programmi non sono orientati politicamente. Fabio Fazio, alla vigilia del suo ritorno in tv sul Nove, annuncia alcune novità, tra cui Ornella Vanoni in dialogo con Luciana Littizzetto. Nessuna novità, invece, sul taglio della trasmissione: la solita solfa buonista e di sinistra, a giudicare dalla lunga intervista rilasciata oggi a La Stampa«Mi hanno chiesto di fare Che tempo che fa e farò quello. Cambiando rete, sarebbe sciocco disorientare il pubblico ulteriormente: è bene rendermi riconoscibile. Ci sarà tempo per sperimentare».

La scelta di non invitare il suo beniamino, Patrick Zaki

Coraggiosissima la sua posizione sul dissidente egiziano, passato da idolo acchiappa-ascolti a reietto della trasmissione. “Zaki avrebbe dovuto parlarci di Sogni e illusioni di libertà, il suo libro appena uscito per La Nave di Teseo, ma visto quello che sta succedendo a Gaza, abbiamo pensato che sarebbe stato folle non dedicare la puntata all’attualità. Quindi, avremo Liliana Segre e David Grossman. Zaki lo aspettiamo sin dalla seconda puntata” spiega Fazio, che invece esulta, bontà sua, per la multa inflitta al suo amico Roberto Saviano: “E una sua vittoria. Formalmente è molto triste che un presidente del Consiglio possa mandare a giudizio un intellettuale, peraltro sotto protezione, o chiunque di noi, per una espressione, anche dura. Vista la sproporzione dei mezzi mi sembra anche molto preoccupante”.

Fazio, da “Che tempo che fa” a “Che destra che fa”

Interrogato sulla destra, Fabio Fazio si scatena, come al solito: “Mi chiedo perché si stiano facendo giganteschi passi indietro e perché ci sia una voglia così forte di sdoganare e recuperare atteggiamenti che hanno a che fare con i periodi più bui della nostra storia. Mi preoccupa che si guardi indietro anziché al futuro, che si intestino vie ad Almirante. Speravo che questa potesse essere l’occasione per la costruzione di una destra moderna: totalmente mancata”. Poi parla della Rai “del nuovo corso”, quello dei cattivi che non l’hanno strapagato per trattenerlo: “In questi 40 anni non ho mai dato giudizi sui miei colleghi, visto che ne ho letti tanti, spesso un po’ troppo affrettati e poco cortesi, su di me. E siccome conosco il lavoro e la difficoltà che c’è dietro, credo che sia doveroso rispettare le scelte e l’impegno di tutti. Certo è che ora non posso competere con la Rai. Peraltro, al massimo dovrei competere con i miei risultati”.

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