Iran, Nobel alla Mohammadi, le autorità masticano amaro: premiata per azioni contro la sicurezza nazionale
Il Nobel per la pace a Narges Mohammadi rappresenta la vittoria di tutte le donne iraniane che combattono per la libertà e contro la violenza di un regime che nega loro diritti umani basilari. E che, nel farlo, ricorre alla violenza cruda e brutale che sempre più spesso fa degenerare abusi e soprusi in aggressioni letali. Proprio per questo, l’assegnazione del premio forse più simbolico e significativo, ha urtato la suscettibilità delle autorità di Teheran che, tramite l’agenzia iraniana Fars, hanno commentato la notizia masticando amaro. «Narges Mohammadi ha ricevuto il premio Nobel per la pace per azioni contro la sicurezza nazionale dell’Iran», è stata la reazione divulgata nel Paese.
Iran, Nobel a Narges Mohammadi, le autorità locali la prendono male
Una condanna a chiare lettere della scelta del comitato di Oslo di conferire il riconoscimento all’attivista iraniana in carcere, in cui si sottolinea anche il fatto che l’attivista «riceve il suo premio dagli occidentali». L’Iran insomma, che insieme a Russia e Bielorussia non è stato invitato alla cerimonia di consegna dei premi Nobel che si terrà a Stoccolma il 10 dicembre prossimo, ingoia a fatica l’assegnazione del premio alla Mohammadi. E, soprattutto, fatica a digerire il significato che la decisione incarna. E l’insistere dell’agenzia iraniana sulle «diverse condanne dell’attivista, che al momento sta scontando 10 anni nella prigione di Evin con l’accusa di aver diffuso propaganda». Come sottolineare che l’attivista «ha molteplici volte conquistato i titoli dei giornali per le sue azioni contro la sicurezza nazionale», lo confermano una volta di più.
L’agenzia Fars: «L’attivista premiata per azioni contro la sicurezza nazionale»
Un Premio, quello assegnato a Narges Mohammadi che, come ha sottolineato l’Onu, tra i tanti che hanno commentato la notizia, è un riconoscimento «al coraggio e della determinazione delle donne iraniane» di fronte all’intimidazione. Alla violenza. E alle detenzioni. «Sono maltrattate per quello che indossano o non indossano», ha detto la portavoce Elizabeth Throssell, ricordando come in Iran siano in vigore «misure stringenti legali, sociali ed economiche» contro le donne. L’ultima agghiacciante vicenda che ha coinvolto la 16enne Armita Garawand – la giovane è finita in coma ed è ricoverata in ospedale a Teheran sotto stretta sorveglianza della polizia dopo una sospetta aggressione da parte della polizia morale –lo testimonia drammaticamente una volta di più.
(Nella foto, il presidente del Comitato norvegese per il Nobel, Berit Reiss-Andersen, durante l’annuncio dell’assegnazione del Nobel per la pace a Narges Mohammadi, accanto in un ritratto stilizzato)