Israele, no alla tregua. Filo sottile tra negoziati sugli ostaggi e attacco di terra: “Hamas li liberi e si arrenda”

23 Ott 2023 10:28 - di Redazione
ostaggi Hamas

Non ci sarà «nessun cessate il fuoco» a Gaza mentre Usa e Qatar lavorano per liberare gli oltre 200 ostaggi, tra militari e civili, tenuti prigionieri da Hamas nei tunnel e in covi dell’enclave assediata. La conferma arriva dalla Cnn, tramite un portavoce dell’esercito israeliano: Jonathan Conricus. Il funzionario ha affermato che Tel Aviv «non era a conoscenza» delle richieste degli Stati Uniti per un rinvio della prevista operazione di terra di Israele a Gaza. Aggiungendo che sia Israele, sia gli Stati Uniti, vogliono che tutti gli ostaggi siano rilasciati «il più rapidamente possibile». Ribadendo: «Non si può permettere che gli sforzi umanitari abbiano un impatto sulla missione di smantellare Hamas».

Da Israele no al cessate il fuoco a Gaza: le priorità sono gli ostaggi e annientare Hamas

«Hamas si arrenda senza condizioni. Riconsegni gli ostaggi, e la guerra finirà», ha assicurato il portavoce internazionale delle Forze di difesa israeliane (Idf), Jonathan Conricus, che in una intervista all’Abc ha detto che le truppe di terra «probabilmente» entreranno nella Striscia di Gaza nei prossimi giorni, «a meno che Hamas non si arrenda incondizionatamente». Quindi, soffermandosi su modalità e possibilità dei negoziati, Conricus ha spiegato che «se Hamas uscisse dai nascondigli sotterranei nei quali nasconde i civili israeliani. Se restituisse i nostri ostaggi, che sono 212, e si arrendesse senza condizioni, allora la guerra finirebbe». Ma «se non lo faranno – aggiunge il funzionario israeliano – probabilmente dovremo intervenire e portare a termine l’operazione di terra a Gaza».

Ostaggi nelle mani di Hamas, e non solo: la preoccupazione di Tajani per i nostri connazionali

«Noi stiamo seguendo minuto per minuto i nostri connazionali che sono in Israele, nella Striscia di Gaza, e che sono ostaggi», ha ribadito in queste ore il ministro degli Esteri Antonio Tajani, a Lussemburgo per il Consiglio Affari Esteri. «Sono tre diverse istanze – ha spiegato il vicepremier –. C’è più di una famiglia italiana nel nord di Israele, dove sono in attacco gli Hezbollah. Abbiamo due ostaggi e abbiamo un altro gruppo di italiani nel sud della Striscia di Gaza, che ci auguriamo possano uscire il prima possibile dal corridoio di Rafah».

Il ruolo di primo dell’Italia al tavolo diplomatico

«In più lavoriamo perché ci possa essere una situazione che man mano possa andare verso la pace – ha proseguito quindi Tajani – e non verso un incremento del clima di guerra che c’è. Quindi, operazione diplomatica: l’Italia è molto presente, ha assunto un ruolo di primo piano, con tutti gli incontri che ci sono stati, del presidente del Consiglio. Miei. E anche del ministro della Difesa. Cerchiamo di fare in modo di poter tutelare gli interessi italiani e di evitare l’escalation», ha concluso il ministro arrivando al Consiglio affari esteri Ue, e sottolineando come «gli interlocutori sono tanti: l’Egitto. Il Qatar. La Giordania. L’Arabia Saudita. Gli Emirati arabi, la Tunisia, la Turchia.

Il rischio di una escalation e la trattativa sugli ostaggi

Ma la situazione è incandescente a Gaza. E Tajani continua a insistere sull’impellenza imprescindibile di «una de-escalation», con «l’interruzione del lancio di razzi da parte di Hamas ed Hezbollah». Quindi, sulla necessità o meno di chiedere immediatamente una tregua, Tajani ha sottolineato che «non si può permettere ad Hamas di fare quel che vuole. Israele – ha chiosato il titolare della Farnesina – ha il diritto di difendersi ma in modo proporzionato, senza colpire indiscriminatamente la popolazione civile a Gaza».

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