Kata inghiottita dal buio, dopo l’ultima ispezione muri abbattuti e scavi in terra: ma ancora nessuna traccia

26 Ott 2023 10:22 - di Prisca Righetti
Kata

Il mistero della scomparsa della piccola Kata s’infittisce ogni giorno che passa. E nuovi sopralluoghi e l’altalena di ipotesi piste parallele non contribuiscono ormai da tempo a fare luce sul mistero della bambina sparita un pomeriggio come tanti di giugno dall’hotel occupato. La bimba sembra essere stata inghiottita dal buio: nessuna immagine della sua uscita da quel coacervo abitativo di degrado, disperazione e criminalità. E nonostante il rapimento, nei mesi non sono arrivate richieste di riscatto. Oggi, infine, a ispezione dei carabinieri nell’ex hotel Astor di via di via Maragliano a Firenze conclusa, ancora una volta la svolta tanto auspicata e ricercata non arriva. nessuna svolta e nessuna traccia di Kata, neppure oggi…

Kata, conclusa l’ispezione dei “Cacciatori di Calabria”, della piccola ancora nessuna traccia

Hanno sfondato muri e scavato per terra. Cercato in ogni anfratto con apparecchi ad alta tecnologia. Ma ancora niente: le orme della piccola sembrano essere risucchiate nel vuoto pneumatico di riscontri che non arrivano a definire certezze su un sequestro in corso dal 10 giugno scorso. Nessuna svolta, nessuna traccia dicevamo: sì, perché ancora una volta si è conclusa senza esito la massiccia ispezione dei carabinieri nell’ex hotel Astor a Firenze alla ricerca della bimba peruviana di 5 anni, che lì viveva con la sua famiglia. Secondo quanto appreso, come riferisce oggi l’edizione fiorentina di Repubblica, gli investigatori dello squadrone “Cacciatori Calabria” – un’unità speciale dell’Arma dei Carabinieri, addestrato a operare in contesti di sequestri di persona e di lotta alla criminalità organizzata – non avrebbero trovato tracce del passaggio della piccola.

Indagini, perquisizioni, sopralluoghi e ricerche in corso da giugno: ma ancora nessuna svolta

L’ipotesi del rapimento a scopo di estorsione sembra, dunque, uscire rafforzata ancora una volta, nonostante in oltre 4 mesi e mezzo nessuno si sia ancora fatto avanti per una richiesta di riscatto. O comunque per prendere contatti con i familiari. Un lavoro, quello svolto dai carabinieri nei giorni scorsi, che di fatto ha permesso di mettere uno dei primi punti fermi nella vicenda. E di allontanare (almeno sul fronte delle ricerche) i riflettori dall’ex albergo occupato da oltre cento persone: soprattutto cittadini sudamericani e romeni. Per la scomparsa di Kataleya sono al momento indagati con l’accusa di sequestro di persona a scopo di estorsione lo zio materno e quello paterno. Oltre a tre occupanti dell’hotel – due cugine peruviane e un cittadino romeno – che a ridosso della sparizione erano stati ripresi da una telecamera mentre uscivano con due trolley e un borsone.

Per continuare a leggere l'articolo sostienici oppure accedi

Kata, la piccola scomparsa dall’ex hotel Astor: il punto sulle indagini

E ancora. Come riferisce sul caso l’Adnkronos, gli zii erano finiti sul registro degli indagati per alcune tracce sospette rinvenute nei loro bagni. Gli altri tre proprio per il particolare delle valigie. In tutti i casi, però, gli accertamenti scientifici – eseguiti nelle scorse settimane dal genetista Ugo Ricci – non hanno portato riscontri. Uno degli scogli principali per chi indaga resta la mancanza di informazioni sulla via di fuga che sarebbe stata usata dai sequestratori, in assenza di altre immagini al di fuori di quelle in cui si vede la piccola Kata, tra le 15.12 e le 15.13 di quel sabato 10 giugno sulle scale interne del cortile. Un lavoro complicato anche dall’ostinato silenzio degli occupanti: unica eccezione una bambina di 3 anni, che aveva parlato di un uomo che trascinava via Kata in lacrime verso un edificio adiacente.

Nel mirino degli inquirenti i conflitti tra abitanti dell’hotel Astor e familiari della piccola Kata

Si continua così a scavare nel contesto familiare e nei conflitti tra clan peruviani che inquinavano la vita dell’ex albergo Astor. Un contesto di fuoco culminato lo scorso 28 maggio con il tentato omicidio di un cittadino dell’Ecuador di 40 anni. Pregressi che potrebbero aver innescato la spregevole ritorsione. Tra le ipotesi, spiega allora la Repubblica, continua ad esserci anche quella dello scambio di persona. (La piccola potrebbe essere stata rapita per ritorsione nei confronti di uno spacciatore che non aveva pagato una partita di marijuana). Una pista possibile che ha portato alle richieste di rogatoria alle autorità peruviane. Quattordici le persone che i pubblici ministeri Christine Von Borries e Giuseppe Ledda hanno chiesto di sentire. Compreso uno dei fratelli del padre: si tratta della stessa persona che in una telefonata da un carcere di Lima aveva detto che la piccola si trovava proprio in Perù.