La Jihad islamica palestinese: “Il nostro obiettivo è smantellare lo Stato di Israele”

20 Ott 2023 13:37 - di Luciana Delli Colli
jihad islamica israele

Il leader della Jihad islamica palestinese (Jip) in Libano, Ihsan Ataya, ha rilasciato un’intervista a Repubblica, dalle cui contraddizioni emerge con chiarezza che il popolo palestinese, la sua salvaguardia, il suo futuro, non rientrano nell’orizzonte degli interessi dell’organizzazione: “Il nostro lavoro ora è solo la resistenza per liberare la Palestina”, ha detto, chiarendo poi che l’obiettivo è “smantellare lo Stato di Israele”. Emerge anche, dalle sue parole, che all’occorrenza i civili palestinesi possono essere considerati un danno collaterale o essere tirati in ballo per scrollarsi di dosso responsabilità: “Molti civili da Gaza che hanno perso figli, padri, famiglie intere, sono entrati nei territori occupati con le forze della resistenza. Forse qualcuno ha commesso omicidi. Non era compito di Hamas controllarli”, ha sostenuto Ataya a proposito degli eccidi del 7 ottobre, rispetto ai quali dunque ha negato colpe per Hamas, oltre che per la stessa Jip.

La versione della Jihad islamica palestinese sull’attacco di Hamas a Israele

“L’operazione è stata pianificata e portata avanti solo da Hamas. Quando è stato chiaro che il piano era andare nelle basi israeliane e catturare i soldati e che era più facile di quanto pensassero, siamo entrati in gioco anche noi per catturare i soldati e liberare i nostri prigionieri, e quanta più terra possibile”, ha detto Ataya, 59 anni e nella Jip dagli anni Ottanta. Il leader della Jip in Libano ha invece ammesso che l’organizzazione ha nelle proprie mani 30 ostaggi, che saranno rilasciati “quando ci sarà un cessate il fuoco, lo stop ai combattimenti e alle bombe sui civili”.

L’insostenibile richiamo al fatto che “la nostra religione non accetta che i civili vengano uccisi”

Alla domanda di Gabriella Colarusso, l’inviata che firma l’intervista, sulle chiamate agli “infedeli” che caratterizzano l’organizzazione, Ataya ha risposto parlando di “propaganda” e sostenendo che “la guerra è per liberare la nostra terra, non sono le crociate. La nostra religione non accetta che i civili vengano uccisi”, attribuendo a quel punto i brutali omicidi del 7 ottobre ai civili palestinesi.

L’autoassoluzione sull’ospedale di Gaza

Anche per l’attacco all’ospedale di Gaza, che Israele ha attribuito a un razzo della Jip, Ataya ha detto che si tratta di un “falso”, che “sono stati gli israeliani, con una bomba termobarica, per questo non c’è il cratere nel parcheggio dell’ospedale. Quando esplodono i missili della Resistenza trovi molte parti della bomba. Non c’erano. È stato – è la sua tesi proposta – un attacco verticale”. E alla domanda su quali prove abbiano per sostenerlo, la risposta è stata che “nessuno dei gruppi palestinesi ha questo tipo di armi. L’esercito israeliano ha detto su Telegram e su X che avevano dato l’ordine di evacuazione all’ospedale. È una ammissione di responsabilità. Poi hanno cancellato i post”. Quanto alla conversazione intercettata tra militanti di Hamas e della Jip, la giustificazione proposta è stata che “è del 2022: avevamo iniziato un’operazione su cui Hamas non era d’accordo”.

Il lancio di razzi da Gaza e la possibilità messa in conto che “ci siano dei civili intorno”

Epperò, quando gli viene chiesto conto dei missili che la Jip ha nelle vicinanze delle abitazioni di civili, Ataya ha lasciato capire che le vittime civili palestinesi sono un danno collaterale che va messo in conto: “Gaza è molto piccola. Non ci sono spazi vuoti. Noi lanciamo i missili da posti all’aperto, non chiusi, ma può essere che ci siano dei civili intorno”. “I depositi sono nei tunnel, non abbiamo bisogno di tenere missili e munizioni nei palazzi”, ha proseguito, non negando che siano anche sotto l’ospedale al-Shifa, il principale di Gaza: “Sotto tutta Gaza c’è una città sotterranea con tunnel e depositi”.

L’obiettivo dichiarato di “smantellare lo Stato d’Israele”

Alla domanda se l’Iran finanzi la jihad, Ataya ha risposto che “l’Iran sostiene tutte le parti palestinesi, e ha guadagnato influenza da quando i Paesi arabi hanno dimenticato la causa palestinese per fare accordi con gli americani”. Sulla possibilità di una guerra in Libano ha sostenuto che “dipende da cosa succede a Gaza, se c’è un’escalation di Israele sul terreno tutto può succedere. Con Hezbollah, ha spiegato, “siamo alleati. Facciamo operazioni per entrare nei territori occupati, come qualche giorno fa, ma non combattiamo nel Sud Libano, rispettiamo la loro sovranità”. E di alleanza ha parlato anche per quanto riguarda Hamas, precisando però che “non siamo interessati a tutti gli obiettivi di Hamas, che fa politica, vuole essere leader dei palestinesi e parte dell’Olp nel guidarli. Hanno negoziati con Fatah, cercano di fare accordi. Noi non abbiamo questo obiettivo. Non ora”. “Il nostro obiettivo – ha chiarito – è che Israele, che nel 1948 ha rubato la nostra terra, compie massacri e non rispetta le leggi internazionali, venga smantellato come Stato. Non abbiamo problemi con gli ebrei, vogliamo uno Stato palestinese e gli ebrei possono viverci, se vogliono”.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *