Manovra, Meloni serra i ranghi: “Pochi emendamenti, solo di merito, per fare presto”
Una manovra importante da approvare velocemente e compattezza della maggioranza: questi i pilastri dell’appello che la premier Giorgia Meloni ha rivolto ai partiti di governo nel doppio vertice notturno per fare il punto sulla legge di bilancio. Il primo, un incontro a quattro con Matteo Salvini, Antonio Tajani, Maurizio Lupi e il ministro Giancarlo Giorgetti. Il secondo con i capigruppo di maggioranza.
Meloni: cautela sulla manovra, fare presto
Al termine del quale Palazzo Chigi ha diffuso una nota che riassume l’esito dell’incontro anche alla luce della difficile situazione internazionale e del rischio di nuovi choc petroliferi dopo l’attacco di Hamas. “Serve uno sforzo comune per la legge di bilancio, la maggioranza punti a emendamenti di sostanza sui temi cardine”. È un appello alla “prudenza”, dunque, quello che Meloni avrebbe rivolto ai capigruppo convocati questa sera a palazzo Chigi. Non soltanto l’invito a non ingolfare l’iter della manovra, limitando gli emendamenti, ma anche a tenere conto degli scenari attuali, anche di tipo internazionale.
Pochi emendamenti in Aula
Il concetto che ispira la seconda manovra del governo è ripetuto più volte: non ci sono soldi per accontentare tutti. Nessun emendamento dei partiti, solo modifiche concordate e di non eccessivo impatto sui conti. Sulla legge di bilancio non c’è spazio per iniziative che allargano la spesa. La guerra scatenata da Hamas contro Israele ha complicato un quadro economico già difficile impone alla maggioranza una quasi manovra blindata. Che approderà in Consiglio dei ministri lunedì, quando la premier farà anche il punto anche sul Documento programmatico di bilancio da inviare a Bruxelles e sul dl fiscale collegato.
Al Senato approderà tra il 26 e il 27 ottobre
Anche il ministro Giorgetti spinge per una sessione di bilancio “veloce e fruttuosa” con un iter parlamentare senza incidenti di percorso. Secondo i più ottimisti il testo arriverà al Senato tra il 26 e il 27 ottobre, per i pessimisti rischia invece di slittare al 6 novembre. “Abbiamo concordato che in un momento come questo c’è bisogno di responsabilità, concretezza, serietà. E la manovra sarà incentrata su questo e c’è veramente una condivisione da parte di tutta la maggioranza”. Così Maurizio Lupi. uscendo dal vertice di Palazzo Chigi. “Rimangono i pilastri che ci siamo detti in questi giorni: famiglia, imprese, sanità, riduzione del cuneo fiscale”.
La premier serra i ranghi della squadra
“Né errori né sorprese”. L’ideale, spiegano all’uscita alcuni dei presenti, sarebbe arrivare “in Aula tra fine novembre e inizio dicembre», in modo da dare un segnale di stabilità, tanto all’Europa quanto ai mercati. Dopo il via libera del Parlamento di ieri alla Nota di aggiornamento al Def e allo scostamento, del resto, la strada è in discesa. Per questo la premier chiede agli alleati un ultimo sforzo all’insegna dell’unità lasciando da parte le piccole battaglie di ‘bandiera’ per rassicurare i mercati.