Niente sconti per Benno: in appello confermato l’ergastolo per il 30enne che uccise i genitori e li gettò nell’Adige

30 Ott 2023 18:23 - di Filomena Auer
Benno Neumair

L’appello conferma la condanna all’ergastolo per Benno Neumair, il 33enne imputato per l’omicidio e l’occultamento dei cadaveri dei genitori Peter Neumair e Laura Perselli. La Corte d’assise d’Appello di Bolzano non ha accolto dunque le richieste di non imputabilità per il ragazzo, già condannato in primo grado. Niente da fare per lui e per la difesa, affidata agli avvocati Angelo Polo e Flavio Moccia. I legali avevano insistito sulla non imputabilità del loro assistito, affetto da «gravi disturbi di personalità» che avrebbero reso «irrefrenabile» l’impulso a uccidere il padre, al culmine di un litigio.

Benno Neumair, la sentenza d’appello conferma l’ergastolo

Mentre nel caso dell’omicidio della madre dell’imputato, i suoi difensori si erano appellati ad una sua capacità di intendere e volere «totalmente abolita, o quantomeno gravemente scemata» perché, a ridosso del primo delitto, «non poteva ammettere, con il cadavere del padre davanti, quello che aveva fatto. Credere il contrario è fantascienza».

Per la Corte il disturbo di personalità non ha inciso sulla capacità di intendere e di volere all’atto dei delitti

La sentenza d’appello, invece, non ha accolto quanto eccepito dalla difesa dell’imputato: la Corte d’Assise ha confermato l’ergastolo per Benno Neumair. Anche l’iter del secondo grado di giudizio non fa sconti al 33enne di Bolzano, per cui come già nel verdetto di primo grado – e come ribadito oggi – il disturbo di personalità del giovane, a giudizio della Corte, non ha inciso sulla capacità di intendere e di volere al momento del duplice omicidio. Così, accolta la richiesta formulata dalla procuratrice generale della Corte d’Appello, Donatella Marchesini, per Benno Neumair è arrivata la seconda, pesante sentenza di condanna: fine pena mai.

La sorella Madè «emozionata e sollevata, si è sciolta in lacrime»

Un verdetto, quello emanato oggi dalla Corte d’Assise di Bolzano, che conferma quanto la sorella di Benno, Madè, si aspettava. «Non si sa mai come si entra e come si esce da un’aula di giustizia, però confidavo nel fatto che venisse confermato l’ergastolo – ha dichiarato a caldo, infatti, l’avvocato Carlo Bertacchi che assiste la giovane –. L’ho chiamata appena la Corte si è pronunciata – ha poi aggiunto il legale –. Fortemente emozionata, si è sciolta in lacrime, sollevata. E spero per lei che possa mettersi alle spalle ora questo processo, perché ha il diritto di avere una vita nuova».

Benno Neumair, quella confessione dopo settimane di sospetti, bugie e depistaggi

Una seconda vita tutta da ricostruire sulle ceneri di un dolore a cui si è aggiunto il trauma. Perché Madè non solo ha dovuto accettare che i suoi genitori fossero stati uccisi e i loro corpi gettati nel fiume Adige. ma ha dovuto metabolizzare anche quanto da lei drammaticamente sospettato sin dal primo istante della loro misteriosa sparizione, il il 4 gennaio del 2021: a dare loro quella morte violenta e a infliggere ai familiari anche la pena dell’occultamento dei cadaveri, è stato il fratello Benno: un ragazzo difficile, la cui presenza in casa era vissuta dalle vittime come una minaccia. Un incubo di cui Madè conosceva i contorni, ma che all’improvviso si è ritrovata a dover guardare dritto in faccia.

Il movente dietro l’agghiacciante duplice omicidio

Un dolore che ha il volto e lo sguardo vuoto di quel fratello sempre temuto, che il 5 gennaio 2021 è uscito di casa in Via Castel Roncolo e si è diretto verso la caserma dei carabinieri per segnalare la scomparsa dei suoi genitori, Peter e Laura Perselli, rispettivamente di 63 e 68 anni. Ventiquattro giorni di sospetti, bugie, depistaggi, Benno ha poi confessato spontaneamente gli omicidi dei genitori. Uccisi in seguito a un’ultima lite, un ultimo diverbio scaturito da insoddisfazioni reciproche. Ma non era ancora tutto: per settimane il fiume Adige, dragato in lungo e in largo, ha custodito i  corpi della vittime, fino a restituirne poi i resti che hanno definitivamente confermato l’orrore. E elevato all’ennesima potenza la portata di dolore e sconcerto.

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