Nobel per la letteratura: tutti gli esclusi eccellenti snobbati dai giurati, da Tolstoj a Benedetto Croce
Curiosando nei cassetti della memoria e sbirciando negli annali della storia del Premio Nobel dedicato alla letteratura ne vengono fuori delle belle. E sinceramente, con il dovuto rispetto per la fresca assegnazione del titolo 2023 al norvegese Jon Fosse, e senza nulla togliere ai illustri suoi predecessori, nell’elenco di vincitori e autori mancanti all’appello spiccano per eccezionalità della mancanza più i nomi dei grandi assenti che quelli di coloro che l’Accademia svedese ha insignito del prestigioso titolo. Sì, perché dal russo Lev Tolstoj, autore di capolavori della letteratura ottocentesca del calibro di Guerra e pace e Anna Karenina, morto nel 1910, al ceco naturalizzato francese Milan Kundera, autore di culto con L’insostenibile leggerezza dell’essere – deceduto l’11 luglio scorso all’età di 94 anni – sono tanti gli eccellenti esclusi.
Nobel per la Letteratura: tutti i grandi esclusi della storia del Premio
I celebri scrittori scomparsi, forti di una fama internazionale e con all’attivo opere il cui successo travalica confini spazio- temporali, che hanno segnato la storia della letteratura, ma che da quando esiste il Nobel ad essa intitolato non sono riusciti a vincere il prestigioso Premio perché gli è stato negato il massimo riconoscimento dell’Accademia Reale Svedese di Stoccolma. Un elenco degli “esclusi” che grida vendetta, che partendo dal 1901 anno della prima assegnazione del Nobel, comprende, tra gli altri, nomi spesso pur candidati a lungo tempo. Tra loro, gli statunitensi Philip Roth, E.L. Doctorow, John Updike e Ezra Pound.
Gli esclusi eclatanti, da Tolstoj a Proust, da Simenon a Joyce, passando per Benedetto Croce e Borges
E ancora: i francesi Marcel Proust e Simone De Beauvoir. Il belga di lingua francese Georges Simenon; l’irlandese James Joyce; gli inglesi George Orwell, Aldous Huxley, Virginia Woolf. Mentre tra gli italiani, si annoverano i mancati riconoscimenti a Benedetto Croce, Ada Negri, Alberto Moravia, Elsa Morante, Giuseppe Ungaretti. Accanto a loro, gli argentini José Luis Borges e Julio Cortázar, come l’israeliano Amos Oz e l’austriaco Karl Kraus. Nessun riconoscimento, infine, neanche per l’irlandese James Joyce o per gli inglesi George Orwell, Aldous Huxley, Virginia Woolf. Calibri da novanta incredibilmente esclusi dalle scelte dei blasonati membri dell’Accademia Reale Svedese.
Chi sono gli italiani che hanno vinto il Premio Nobel
Guardando solo agli autori illustri all’interno dei nostri confini, poi, ci tocca constatare che la patria di santi, poeti e navigatori, entra nella storia del Premio Nobel per la letteratura appena sei volte. Il primo ad essere insignito del premio è stato Giosuè Carducci nel 1906. L’ultimo, Dario Fo nel 1997. E tra il primo e l’ultimo, Grazia Deledda (1926). Luigi Pirandello (1934), Salvatore Quasimodo (1959), Eugenio Montale (1975). Cinque uomini e una sola donna, che si sono distinti nel panorama della letteratura mondiale.
Nobel, non è un premio per donne. Almeno secondo i giurati dell’Accademia Reale Svedese
E allora non possiamo ancora dire che sia tutto. Già, perché tra le categorie dei penalizzati del Nobel, spicca in primo piano anche quella delle donne. Un dato di fatto acclarato dalla veridicità matematica dei riscontri: il Premio Nobel per la Letteratura, istituito nel 1901, è stato fin qui assegnato a 17 donne, a fronte di 101 uomini. La prima fu Selma Lagerlöf (1909) e l’ultima Annie Ernaux (2022). E dall’una all’altra, l’italiana Grazia Deledda (1926). La norvegese Sigrid Undset (1928). Poi la statunitense Pearl S. Buck (1938), e la cilena Gabriela Mistral (1945). Quindi, fu la volta della tedesca naturalizzata svedese Nelly Sachs (1966), e della sudafricana Nadine Gordimer (1991).
Tra gli esclusi eccellenti del Nobel per la letteratura le donne: il premio assegnato a 17 autrici a fronte di 101 uomini
Dopo di loro toccò nuovamente a una statunitense: Toni Morrison (1993), seguita l’anno successivo dalla polacca Wislawa Szymborska (1996). Quindi, ci furono l’austriaca Elfriede Jelinek (2004), la zimbabwese di origine britannica Doris Lessing (2007), la tedesca Herta Müller (2009), la canadese Alice Munro (2013), la bielorussa Svetlana Alexievich (2015). Chiudono la serie rosa del premio, la polacca Olga Tokarczuk (2018), e la statunitense Louise Glück (2020). Un elenco che, incoronazioni a parte, è manchevole. E non poco.