Omicidio Saman, in aula il fratello spiazza tutti: voglio dire tutta la verità. Ho mentito per paura di papà e zio
Colpo di scena all’udienza per l’omicidio della giovane Saman, il fratello spiazza tutti e spariglia le carte: «Voglio dire tutta la verità». Questo, dopo l’ordinanza della Corte di assise reggiana che aveva dichiarato inutilizzabili le dichiarazioni del giovane in precedenza, tra maggio e giugno 2021, perché, secondo i giudici, doveva essere iscritto nel registro degli indagati. Oggi, l’ultima inversione di rotta: il ragazzo, Ali Haider, «allo stato non è stato iscritto nel registro degli indagati» della Procura per i minorenni di Bologna».
Omicidio Saman, il fratello in udienza: «Voglio parlare e dire tutta la verità»
Così questa mattina in aula, con l’udienza del processo per l’omicidio della sorella al via in Corte di Assise a Reggio Emilia, alla presidente della Corte Cristina Beretti – che aveva sollecitato la richiesta di informazioni all’ufficio minorile –. E che al ragazzo in aula ha ricordato la possibilità di non rispondere alle domande, Ali Haider ha replicato: «Voglio parlare e dire tutta la verità».
Il fratello in udienza annuncia la decisione di rispondere alle domande
«Voglio parlare, voglio dire tutta la verità», dichiara il ragazzo all’udienza di un processo che vede imputati alla sbarra il padre, la madre, uno zio e due cugini. Tutti chiamati a rispondere de brutale omicidio di sua sorella Saman, la 18enne di origini pachistane sparita da Novellara (Reggio Emilia) nel maggio del 2021, e trovata senza vita nel novembre 2022. Il corpo sepolto in un casolare abbandonato a pochi metri da casa, sotto coltri di terra che finora hanno insabbiato anche una verità fin qui negata tra dichiarazioni e smentite, accuse incrociate, battaglie burocratiche e rogatorie internazionali.
Omicidio Saman, il percorso difficile della ricerca di verità
Una verità che si è scontrata spesso con gli ostacoli disseminati sul cammino della sua ricerca. Fino a qualche giorno fa quando, nella scorsa udienza di venerdì, la Corte aveva emesso un’ordinanza in cui si diceva che le dichiarazioni del giovane pachistano erano inutilizzabili, perché nel 2021 doveva essere indagato, anche a sua garanzia, nel procedimento per omicidio della sorella. Pertanto, come spiega l’Ansa tra gli altri ricostruendo le ultime tappe dell’iter giudiziario, «la sua veste processuale era dunque mutata da testimone a quella di potenziale indagato in un procedimento connesso. L’ordinanza è stata inviata dalla Procura reggiana a quella per i minori, competente perché all’epoca il fratello di Saman aveva 16 anni». Oggi, poi, l’ultima inversione a U sul percorso tracciato.
Il fratello di Saman in aula: «Sui miei cugini ho mentito. Avevo paura di papà e zio»
Un tracciato che oggi registra quanto dichiarato in aula da Ali Heider: la verità che si è ripromesso e ha annunciato di voler rendere nota. E allora: «Sui miei cugini ho mentito perché mio padre mi disse di dire così», ha detto il ragazzo sentito nell’aula della Corte di Assise di Reggio Emilia, rispondendo alle domande dell’avvocato Luigi Scarcella, difensore di uno dei due cugini di Saman Abbas. Uno tra gli imputati nel processo per l’omicidio della giovane pachistana a Novellara, avvenuto il primo maggio di due anni fa. Il fratello della vittima, infatti, sentito dopo la scomparsa della sorella, disse ai carabinieri che i cugini non c’entravano, che non avevano fatto niente. Oggi, però, rivela: «Avevo tanta paura di papà e di zio, non potevo dire niente». Adesso però può e, come ha detto lui stesso, vuole farlo.
«Ho sentito mio padre dire “scavare” e “passare dietro telecamere”»
E allora parla Ali Heider, ed è un fiume in piena: «Un giorno mi hanno mandato giù a fare il thè. Loro (papà, mamma, Noman e altri due, Ikram e Danish) erano in camera da letto. Stavo sulle scale e ho ascoltato. Ho sentito mio padre dire una volta “scavare” e “passare dietro le telecamere”», rivela il fratello di Saman, ascoltato in Corte d’Assise di Reggio Emilia, rispondendo alle domande dell’avvocato Luigi Scarcella (difensore di uno dei due cugini della 18enne uccisa, imputati nel processo per l’omicidio insieme allo zio Danish e ai genitori della vittima).
Il drammatico racconto in aula del fratello di Saman
E ancora. «Dopo la morte di Saman – ha poi aggiunto il giovane – sono tornato a Novellara coi carabinieri. Abbiamo cercato dove potesse essere (Saman). Sapevo che era stata seppellita, perché quando ero a casa, prima di partire per Imperia, avevo chiesto a Nomanulhaq (il cugino, ndr) dove fosse perché volevo abbracciarla per l’ultima volta. Non mi ha detto di preciso dove fosse, ma solo che era sotto terra. Ma anche questo – sottolinea in aula il fratello di Saman – non l’ho detto sempre per papà. Perché avevo paura di lui»…