Palazzo Chigi smentisce le fake news sul fisco: “Nessuna norma che consente l’accesso ai conti correnti”
“La notizia secondo la quale in legge di bilancio sarebbe presente una misura che consentirebbe all’Agenzia delle entrate di accedere direttamente ai conti correnti degli italiani per recuperare le imposte non pagate è totalmente priva di fondamento”. È quanto si apprende da fonti di Palazzo Chigi.
Palazzo Chigi: pieno rispetto dei diritti del contribuente e della sua privacy
“La legge di bilancio, in coerenza con la delega fiscale approvata dal Parlamento e con la linea di fermezza nel contrasto all’evasione fiscale seguita dal Governo – precisano le stesse fonti -, si limita a prevedere la possibilità di utilizzo di strumenti informatici per efficientare strumenti già esistenti utilizzati per il recupero d’importi relativi a cartelle esattoriali per le quali il contribuente non ha presentato ricorso e non ha ottenuto una sospensione giudiziale. Qualunque iniziativa di questo Governo in tema di fisco garantirà sempre il pieno rispetto dei diritti del contribuente e della sua privacy, in un rapporto paritetico tra Stato e cittadino”.
Che cosa prevede la normativa vigente
Oggi il pignoramento arriva dopo un serie di passaggi in cui l’agente della riscossione, verificato il mancato pagamento di una tassa, chiede al contribuente di sanare la propria posizione: l’invio della cartella e dei successivi solleciti se il cittadino non risponde con il pagamento a nessuna delle richieste. A distanza di un anno dalla cartella, il pignoramento è preceduto anche dall’avviso di intimazione. Da quel momento il contribuente che ha il debito con il Fisco ha 5 giorni di tempo per effettuare il versamento, con la possibilità di chiedere la rateizzazione delle somme dovute. Se il contribuente evade anche in questi casi, l’agente della Riscossione oggi può già vedere se e dove il cittadino ha dei conti correnti e si rivolge alla banca o alle banche, in caso di più conti aperti. Gli istituti hanno 60 giorni di tempo per rispondere. Il pignoramento esclude l’ultimo stipendio che resta come limite per assicurare le necessità del debitore