Salario minimo: dietro gli insulti isterici al Cnel la realtà di un’opposizione in crisi di nervi
Da Fratoianni a Calenda, dal Pd al M5s, è surreale vedere l’opposizione unita su qualcosa (occasione più unica che rara): nello specifico accanirsi contro un organo di rilievo costituzionale come il Cnel, solo perché ha bocciato il salario minimo.
La Commissione dell’Informazione del Cnel si è limitata infatti a fornire un primo inquadramento e analisi del problema basato su dati oggettivi elaborati da Banca d’Italia, INPS ed ISTAT. Il documento ribadisce che la strada da intraprendere non è quella del salario minimo per legge ma la contrattazione collettiva, che copre il 95% degli accordi lavorativi, affiancando a questa misura quella della diminuzione della pressione fiscale per abbassare il costo del lavoro.
Nella commissione 15 membri, in rappresentanza di tutto il mondo del lavoro
Un documento che – nessuno dell’opposizione lo ricorda – ha ricevuto l’approvazione quasi unanime della Commissione, formata da 15 membri ed espressione equilibrata e proporzionale di tutte le componenti previste dalla legge istitutiva del Cnel: rappresentanti dei lavoratori e dei datori di lavoro, esperti nominati dal Capo dello Stato, dal Presidente del Consiglio e dal Consiglio nazionale del terzo settore.
Insultare il Cnel equivale, quindi, a insultare tutte le sigle sindacali chiamate a farne parte, i rappresentanti delle categorie produttive, nonché gli esperti e i componenti espressione diimportanti realtà del volontariato: milioni di lavoratori e di cittadini.
Quale è la ragione del contendere? Perché tanti insulti da parte di chi vede da sempre nelle rappresentanze dei lavoratori un irrinunciabile punto di riferimento? Il Cnel, semplicemente e peraltro in una istruttoria ancora non conclusa, sembra orientato, come coerentemente ribadito in più occasioni ed ancora lo scorso 11 luglio con voto unanime con una sua memoria al Parlamento sullo stesso tema, a favorire lo sviluppo e la qualità della contrattazione piuttosto che ricondurre il tutto ad una sorta di “grida manzoniana” che imponga illogicamente per legge un salario minimo.
Che cosa c’è dietro gli insulti al Cnel? La disperazione delle opposizioni
Un orientamento meditato, quello del Cnel, che unisce circa il 90% dei suoi componenti a sostegno di una cultura della contrattazione che è alla base delle relazioni industriali in Italia dal secondo dopoguerra ad oggi.
Evidentemente, la sinistra politica è nervosa, molto nervosa, poiché riteneva di aver trovato nel salario minimo per legge la soluzione a tutti i suoi problemi di consenso. Non si accorge però che con gli insulti al CNEL, oltre ad aggravare la propria sindrome autolesionista, accelera il suo processo di autodistruzione, andando contro il sentire comune del Paese. Da considerare, infine, che salario minimo, lavoro povero, naturalmente con la sinistra non c’entrano nulla. Ne è la riprova che negli ultimi dieci anni la sinistra al governo se ne è semplicemente dimenticata.