Salario minimo, la sinistra sbraita contro il Cnel. Foti: “Siamo alle solite: perdono la partita e accusano l’arbitro”

12 Ott 2023 19:21 - di Federica Parbuoni
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Il no del Cnel al salario minimo, a vantaggio invece di un rafforzamento della contrattazione collettiva, manda in tilt l’opposizione, che sale su una barricata dalla quale lancia accuse non solo verso il governo, ma verso lo stesso organo che ha rilievo costituzionale e nel quale, ha ricordato il capogruppo di FdI alla Camera, Tommaso Foti, “sono rappresentate la stragrande maggioranza delle categorie del mondo del lavoro e delle sigle sindacali”. Per questo, ha commentato Foti, “il tentativo da parte dell’opposizione di svillaneggiarlo” suscita una certa “irritazione”.

Opposizione in tilt per il no del Cnel al salario minimo

L’opposizione, per cercare di sminuire il pronunciamento del Cnel sul salario minimo, si appella al fatto che è arrivato a maggioranza. Ignorando il fatto che, come ampiamente spiegato dal presidente dell’organo, Renato Brunetta, l’impostazione unitaria è stata spazzata via dalla spaccatura che si è creata in seno al sindacato, con la Cisl che si è trovata d’accordo sull’opportunità di puntare sulla contrattazione collettiva. E che, come ricordato da fonti dello stesso Cnel, l’organo “decide a maggioranza da più di dieci anni, ossia da quando è stata cambiata la legge 936/1986 che prevedeva all’articolo 14, in caso di assenza di unità di vedute da parte dell’Assemblea, di limitarsi a prendere atto delle singole posizioni espresse dalle parti sociali ivi rappresentate”. Le stesse fonti hanno dunque espresso “stupore” per le polemiche, che ignorano “la norma di legge che regola ormai dal 2011 un organo di rilevanza costituzionale”.

Le mani avanti sul possibile rinvio in Commissione

L’altro tema al quale le forze d’opposizione si appigliano per alzare il polverone è l’ipotesi che la maggioranza possa chiedere un rinvio in Commissione della proposta di legge dell’opposizione in discussione alla Camera e già calendarizzata in aula per martedì 17 ottobre. Si tratta, anche in questo caso, di polemiche strumentali. Prima di tutto perché il rinvio, allo stato attuale, è solo un’ipotesi e poi perché, anche venisse confermato, non potrebbe né stupire né rappresentare uno scandalo. “La maggioranza vuole riflettere, come suo potere-dovere, sul documento del Cnel approvato a larghissima maggioranza da quest’ultimo”, ha spiegato Foti, parlando con l’agenzia di stampa Adnkronos. E, d’altra parte, il testo del Cnel serve esattamente a questo: a capire e riflettere, avendo a disposizione una “cassetta degli attrezzi”, come l’ha definita Brunetta, “per gestire, in modo articolato e mirato le diverse criticità del lavoro povero e dei salari minimi adeguati per tutti i lavoratori”.

Il tentativo di Schlein di ribaltare la frittata

Ragionamenti che non sfiorano l’opposizione, la cui unica preoccupazione appare quella di continuare a sventolare un provvedimento di bandiera che, non solo il Cnel, ma numerosissimi esperti in questi mesi hanno più volte indicato come impossibile da realizzare, pena rischi e gravi contraccolpi per il mercato del lavoro e gli stessi lavoratori. “Il tentativo della presidente Meloni di usare il Cnel per affossare la proposta di salario minimo delle opposizioni è miseramente fallito. L’esito delle votazioni sul documento finale sancisce una divisione così forte all’interno del Cnel da far si che le conclusioni offerte al governo ne risultino fortemente indebolite”, ha detto Schlein, nel tentativo di ribaltare il significato del voto del Cnel, arrivato a larga maggioranza. Schlein quindi ha annunciato che “aspettiamo al varco governo e maggioranza”.

Conte e Fratoianni sulle barricate col Pd. Calenda frena: “Evitare lo scontro in Parlamento”

Anche Giuseppe Conte, parlando del voto al Cnel come di un “delitto perfetto”, ha annunciato che, d’accordo con Schlein, “noi non demorderemo”, accusando le forze di maggioranza di voler fare “una melina nelle spalle dei lavoratori sottopagati, tre milioni 600mila lavoratrici e lavoratori che lavorano senza portare a casa una paga dignitosa per poter vivere”. Più morbidi i toni di Carlo Calenda che, sottolineando che “ora tocca a Giorgia Meloni dire una parola sulla posizione del governo e su come affrontare il problema del lavoro povero”, ha inviato a evitare “se possibile uno scontro parlamentare. Ce lo chiedono 3,5 milioni di lavoratori”. Nicola Fratoianni di Avs, invece, ha chiesto: “Pensano davvero che non abbiamo capito che non vogliono dare una risposta a 4 milioni di persone che pur lavorando sono in povertà?”. “Non glielo permetteremo”, ha avvertito, confermando l’antico vizio dei sinistri per i quali le uniche risposte possibili sono quelle che vogliono loro.

Foti: “Per la sinistra la partita è valida solo se vincono. Non è così, se ne facciano una ragione”

“Sul campo, sinistre varie e peduncoli in cerca d’autore, riconoscono solo la validità della partita se vincono. Se, invece, come nel caso del documento approvato oggi dal Cnel a larghissima maggioranza, le tesi che rappresentano risultano minoritarie, allora altro non sanno fare che tentare di delegittimare l’arbitro, nel caso di specie il Cnel, organo costituzionale terzo e indipendente”, ha commentato Foti. “Non solo: gridano anche allo scandalo per essersi sentiti dire ciò che già sapevano e cioè che al salario minimo orario per legge è preferibile la contrattazione collettiva. Nei fatti dunque, proprio le sinistre plurali che per anni al governo mai hanno approvato la legge sul salario minimo, oggi gridano allo scandalo perché il giudizio del Cnel non è di loro gradimento. Se ne facciano una ragione”, ha concluso l’esponente di FdI.

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