Uccise la sorella, niente ergastolo. FdI: nuova norma per evitare lo “scandalo” della seminfermità mentale

2 Ott 2023 15:46 - di Alfredo Antoniozzi *
seminfermità mentale

Nei giorni scorsi la corte di assise di Genova ha condannato Alberto Scagni a 24 anni di carcere per il brutale omicidio della sorella Alice riconoscendogli la seminfermità mentale. Era quello che aveva scritto il consulente del Gip in fase istruttoria. Una perizia redatta dallo stesso medico che, certamente in assoluta buonafede, scrisse che il boss della ndrangheta Lampada non poteva stare né in carcere né in comunità ma ai domiciliari per una sorta di claustrofobia legata al camice medico. È certamente una coincidenza ma come parlamentare e come cittadino mi assumo la responsabilità di criticarne gli effetti. Il perito della procura, Mongodi , aveva chiaramente detto che il signor Scagni non aveva alcun disturbo e probabilmente, anzi certamente, la procura di Genova che aveva chiesto l’ergastolo farà ricorso in appello.

Con lo stesso metodo due assassini liberi

La perizia su Scagni sembra ripercorrere alla lettera la sentenza della Cassazione a sezioni unite del 2005 , la famosa 9136, che ha scritto in quali casi i disturbi di personalità possono dare luogo ad infermità. Con lo stesso metodo e una perizia analoga due assassini spietati come Renato Valboa e Luca Delfino oggi sono liberi ma l’elenco sarebbe assai lungo.

Vittime senza giustizia

Basta ripercorrere ciò che scrive la Cassazione a sezioni unite ed è probabile avere e ottenere almeno uno sconto di pena notevole. Non a caso per questo abbiamo presentato la proposta di legge di modifica degli artt 88 e 89 del codice penale introducendo la discriminante psicotica. Anche e soprattutto a tutela di tantissimi periti che agiscono per la verità. C’è una sentenza a sezioni unite e ovviamente, naturalmente, gli avvocati la utilizzano. E ci sono perizie che poi di fatto consentono ad assoluti criminali di farla franca o di vedersi assegnare i domiciliari perché allergici ad ogni ambiente ospedaliero. Spesso tutto questo coincide, come è il caso del signor Lampada, con possibilità economiche assai cospicue che consentono di pagare bene gli avvocati e di usufruire di ottime consulenze.

Confidiamo nella nuova norma

Ma tutto questo lascia senza giustizia tante vittime e spesso lascia fuori dalle galere delinquenti antisociali pronti a tutto. La nostra legge non risolve tutti i problemi esistenti ma certo complica tanti piani ai criminali che uccidono impunemente. Siamo sempre orientati a riconoscere la buonafede delle persone ma certo rimaniamo un po’ sbigottiti se mafiosi importanti non vanno in galera perché claustrofobici e se assassini prendono pene irrisorie. Per questo vogliamo approvare la nuova norma e per questo confidiamo che i tribunali usino prudenza nelle valutazioni e negli incarichi. Per quella giustizia che nessuno può ferire due volte e per le tante persone uccise e le loro famiglie.

*Alfredo Antoniozzi vice capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera

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