Vajont, Meloni: “Dopo 60 anni un monito per tutti, quella tragedia poteva e doveva essere evitata”
Sessanta dopo il crollo della diga del Vajont, l’Italia non dimentica l’immane tragedia che si consumò il 9 ottobre 1963 causando la morte di 1910 vittime. “Oggi ricordiamo il tragico disastro del Vajont, una ferita profonda nella nostra storia. Quasi 2 mila vittime, interi paesi spazzati via, una tragedia che poteva e doveva essere evitata”. Così la premier Giorgia Meloni su X. “A distanza di 60 anni, il ricordo del Vajont resta un monito per tutti noi. Non dobbiamo dimenticare quanto è costata l’irresponsabilità umana in quella terribile notte del 9 ottobre 1963 a una Comunità che era pienamente consapevole dei rischi. Ma che rimase inascoltata. In memoria di quella terribile tragedia, una ferita ancora impressa all’Italia tutta, il nostro impegno affinché eventi simili non si ripetano mai più nella nostra Nazione. Nel ricordo delle vittime del Vajont – conclude Meloni – continueremo a lavorare per un’Italia più sicura“.
Vajont, Meloni: un monito per tutti noi
A ricordo delle vittime oggi il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella oggi sarà a Longarone per una visita istituzionale in due tappe. Prima al cimitero monumentale di Fortogna, dove riposano le 1910 vittime della catastrofe. Qui deporrà una corona in ricordo delle vittime, e le campane di tutte le chiese suoneranno 1910 rintocchi. La seconda si svolgerà nel piazzale davanti alla diga, nel comune di Erto e Casso. Accanto a Mattarella anche i governatori Luca Zaia e Massimiliano Fedriga, i sindaci di Longarone, Erto e Casso, Vajont e Ponte nelle Alpi.
Fontana: la vicinanza della Camera dei deputati
“A sessant’anni da quel tragico 9 ottobre, onoriamo la memoria delle 1910 vittime, tra cui 487 minori, che perirono nella tragedia del Vajont”, così il presidente della Camera, Lorenzo Fontana, presente alla cerimonia istituzionale insieme al capo dello Stato. “Nonostante il tempo trascorso da quell’immane catastrofe, la sua eco risuona ancora oggi nei cuori e nelle coscienze di tutti noi. Al dolore straziante di chi perse i propri cari e delle comunità devastate del Veneto e del Friuli-Venezia Giulia seguì il dramma dei sopravvissuti. Ai familiari delle vittime, ai sopravvissuti e ai soccorritori – conclude Fontana – rinnovo la vicinanza e mi unisco commosso a nome mio personale e della Camera dei deputati”.
Che cosa successe la sera del 9 ottobre 1963
La sera del 9 ottobre 1963, al confine tra Veneto e Friuli, un’enorme frana crolla dalle pendici settentrionali del Monte Toc e colpisce la diga del Vajont e il suo bacino artificiale. Una massa di 260 milioni di metri cubi di roccia, bosco e detriti, piomba nel lago tra i 60 e i 100 km orari e provoca un violentissimo movimento delle acque. Un’ondata di 25 milioni di metri cubi lambisce Casso e risucchia alcune frazioni di Erto intorno alle pendici della montagna. In pochi minuti 1.910 persone vengono uccise. Intere comunità, storie ed economie vengono fatte sparire.