Amorese: «Il “patrimonio dissonante” fa pensare a talebani dell’architettura. No alla cancel culture»

29 Nov 2023 19:58 - di Redazione
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«”Patrimonio dissonante” sembrano le parole d’ordine di “talebani dell’architettura” che non hanno alcun senso della realtà». Così Alessandro Amorese, capogruppo di FdI in Commissione cultura, commenta il progetto dell’Unione europea Urbact IV che promuove, tra l’altro, un “ripensamento”, appunto, del “patrimonio dissonante”, ovvero di quegli edifici “costruiti in periodi storici difficili, portatori di valori controversi”. Un tema che sarà anche al centro di un meeting europeo che si terrà a Cesena il 30 novembre e il 1 dicembre, il primo nel suo genere.

Amorese: «Anche i Buddha di Bamiyan per talebani erano “patrimonio dissonante”»

«Quando nel marzo 2001 in Afghanistan i talebani distrussero le gigantesche statue dei Buddha di Bamiyan tutto il mondo occidentale restò fortemente sorpreso e manifestò il suo sconcerto. I due Buddha erano “patrimonio dissonante” rispetto al regime integralista islamico dei talebani che venne fermamente condannato e fu oggetto di riprovazione da parte di tutti gli appassionati di arte, di storia e di cultura», è la provocazione di Amorese, che prosegue sottolineando che «oggi quelle assurde posizioni integraliste sono state fatte proprie dai profeti della cancel culture che dall’America sono arrivati anche in Europa, per fare proseliti, cominciando ad occuparsi di architettura».

Il no alla «cancel culture» e a «strani progetti dell’Ue»

«Bisogna dire forte no – avverte Amorese – alla cancel culture e a “strani” progetti dell’Unione Europea per l’architettura italiana della prima metà del Novecento. L’architettura razionalista fa pienamente parte della storia dell’architettura e del patrimonio artistico italiano e può ottenere dall’Unesco il riconoscimento di patrimonio dell’umanità. L’Ue – esorta quindi l’esponente di FdI – si occupi di incentivare l’edilizia popolare anziché di sprecare soldi sul “patrimonio dissonante” che riguarda anche Germania, Spagna, Portogallo, Grecia, Polonia, Bulgaria e Albania. Edilizia popolare pensata magari con lo spirito di quartieri come la Garbatella e non di alcune “brutture” realizzate nel Nord Europa o l’edilizia brutalista del secondo dopoguerra di cui sono pieni i quartieri italiani per non parlare di Corviale, Scampia e altri scempi delle periferie».

Tutto quello che può essere “dissonante” per i «talebani dell’architettura»

Amorese, quindi, sottolinea come i “talebani dell’architettura” «dovrebbero definire “dissonante” anche la sede nazionale della Cgil in Corso d’Italia solo per citare un illustre esempio oppure il Ministero dell’Industria, nonché tanti tribunali, ospedali, università, oltre all’Eur, il Foro Italico, il Colosseo Quadrato, persino via della Conciliazione per non parlare di Latina, Sabaudia e le altre città di fondazione, ecc. Non sono state considerate “patrimonio dissonante” nemmeno 70-80 anni fa, quindi tantomeno oggi. L’Europa ha mille problemi da affrontare. Tutto ciò –conclude Amorese – sembra davvero ridicolo e deve preoccupare tutti quanti hanno a cuore l’arte e la cultura».

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