Assalto a “Pro Vita e Famiglia”, dopo due giorni di silenzi Conte alla fine condanna a metà. E contrattacca pure…
Il solito Conte: anodino, perifrastico e con quella punta di boria che lo vede ergersi sul piedistallo – sempre sul crinale tra sentenza e recriminazione implicita – anche quando gli tocca prendere posizioni scomode, ma improcrastinabili. Così, a scoppio ritardato – con ben due i giorni di ritardo – il leader pentastellato riesce a formulare un commento sull’assalto alla sede della Onlus Pro Vita e Famiglia, avvenuto durante la manifestazione femminista del 25 novembre scorso. E che commento: il classico verdetto, quello affidato da Conte a una nota, che se non può non stigmatizzare come deprecabile l’attacco violento messo in atto, dall’altro prova a tamponare il danno con il canonico “però”… Un’avversativa, la sua dichiarazione sui fatti di sabato, che è tutta un programma.
Assalto alla sede di “Pro Vita e Famiglia”: la condanna tardiva e deludente di Conte
Non solo: oltre che ondivaga, e arrivata con scarso tempismo, la presa di posizione del leader dei 5S è deludente ed effimera. L’assalto alla sede di Pro Vita? «Condanniamo sempre gli atti di violenza. Ci troveranno sempre contro. Però non vorrei che questo fosse un modo per sminuire una grande mobilitazione, una grande risposta a favore del riscatto delle donne, contro ogni sopruso o arbitrio. La Meloni piuttosto dia risposte». per l’opposizione, insomma, c’è sempre un “ma anche” (di veltroniana memoria) a cui aggrapparsi. E il numero uno del M5S ci si aggrappa a mani basse, rispondendo in un punto stampa a Napoli alle domande dei cronisti sul caso che ha portato anche la premier, Giorgia Meloni, a esprimere una netta condanna. E esortando un commento a chi si è rifugiato in un imbarazzato silenzio. Sollecitando anche a Schlein e Conte una esplicita presa di posizione.
Quei distinguo inopportuni e quel “ma anche” di vecchia memoria…
Esprimendosi con quei toni e chiosando in quel modo la sospirata – e tardiva – dichiarazione, infatti, Conte ha in sostanza pronunciato una “condanna a metà”. Perché se è vero che l’attacco violento alla sede della Onlus Pro Vita e Famiglia – presa di mira anche con slogan e striscioni decisamente poco opportuni – hanno dei responsabili ben precisi, e non sarebbe corretto generalizzare, è altresì vero che nessuno tra i promotori della manifestazione di sabato ha finora condannato l’assalto, chiudendosi in un silenzio che grida vergogna. Per non parlare del paradosso cavalcato a piene mani in una manifestazione che, mobilitando le persone a scendere in piazza contro la violenza, è finita con il sugellare a tutti gli effetti – proprio con i violenti scesi in piazza con la sinistra – l’aggressività, la virulenza e la prepotenza contro cui tutti i presenti erano andati a manifestare.