“C’è ancora domani” di Paola Cortellesi supera il milione di spettatori. Ma è davvero un capolavoro?
Il film di Paola Cortellesi, C’è ancora domani, ha incassato 7.376.904 euro. Battuto il record di Il grande giorno con Aldo, Giovanni e Giacomo. E le prospettive di crescita promettono bene. C’è ancora domani è diventato il miglior incasso italiano dall’inizio della pandemia. Inoltre, l’opera prima dell’attrice ha superato il milione di spettatori in dodici giorni (1.043.575).
Paola Cortellesi sbanca il botteghino
Considerando le prospettive di crescita, come fa notare Cinematografo.it, C’è ancora domani potrebbe diventare il miglior incasso della carriera di Paola Cortellesi: nei prossimi giorni supererà La befana vien di notte (7,7 milioni di euro) e Nessuno mi può giudicare (7,9) e si avvia a battere anche Sotto una buona stella (10,7), Come un gatto in tangenziale (circa 11) e Un boss in salotto (più di 12). Nell’arco di un decennio, l’attrice e neo-regista si è imposta come una delle sicurezze del botteghino: pensiamo ai risultati di Scusate se esisto! (5,8), Ma cosa ci dice il cervello (5,1), Mamma o papà (4,5), che la rendono una delle attrici più redditizie del cinema italiano.
Cucinotta: “C’è ancora domani merita l’Oscar”
“Il nostro cinema e i nostri attori non sono inferiori a quelli americani – ha commentato con Adnkronos Maria Grazia Cucinotta – In Italia non siamo secondi a nessuno. Basta guardare il successo che sta riscuotendo ‘C’è ancora domani’ di Paola Cortellesi. Spero che vinca l’Oscar”. La Cortellesi – ha detto il presidente dell’Anec, Mario Lorini – ha fatto un grande lavoro con la produzione e gli sceneggiatori, raccontando una storia che riparte dall’immagine del Neorealismo, uno dei momenti più alti del cinema italiano”.
Gianni Scipione Rossi: il neorealismo? C’è solo un richiamo
Un film sicuramente da vedere, ha scritto Gianni Scipione Rossi sul suo blog, ma non privo di un certo schematismo retorico. La donna, si chiede Rossi, era sottomessa solo nelle famiglie del sottoproletariato romano o non anche in quelle borghesi? Poi ci sono i pregi del film. “C’è il fascino del bianco e nero. C’è il richiamo al neorealismo, con quella Roma popolare e povera che a fatica usciva dalla guerra, dall’occupazione nazista e da quella angloamericana. C’è l’ottimista Aprite le finestre al nuovo sole (e ai nuovi sogni) che sbancò con Franca Raimondi a Sanremo, nel 1956, quando il clima era però già cambiato e si intravedeva sul serio la primavera del boom economico. C’è la corsa angosciante di Delia, che sembra evocare quella di Anna Magnani in Roma città aperta. Ma Pina corre verso la morte per mano nazista. Delia corre, ma lo si scopre alla fine, verso l’emancipazione della donna, suggellata con il diritto di voto”. E infine “c’è una regia accurata, attenta” che tuttavia “tradisce il neorealismo “sporcandolo” con il ballo fantastico esaltato dalla ripresa circolare”.