Cittadinanza italiana a Indi, la piccola condannata dall’Alta Corte di Londra. I genitori vogliono portarla al Bambino Gesù
Con un consiglio dei ministri lampo il governo ha conferito la cittadinanza italiana a Indi Gregory, la bambina inglese di otto mesi affetta da una malattia rara mitocondriale.
L’Alta Corte di Londra aveva disposto la sospensione dei trattamenti vitali dalle ore 15 di oggi, nonostante le richieste della famiglia della bimba di trasferirla in Italia presso l’ospedale Bambino Gesù di Roma. Il governo, sottolineano fonti di primo piano, sta conducendo questa trattativa da diverse settimane nella massima riservatezza.
“Oggi inizia un nuovo cammino per Indi, grazie di cuore al Governo e all’Italia per la cittadinanza ad Indi”. Così all’Adnkronos Salute la famiglia di Indi Gregory ha commentano, tramite l’avvocato Simone Pillon, la cittadinanza italiana data oggi dal Governo.
Pillon ha inoltre spiegato che “sono ore frenetiche e di grande lavoro per mettere a punto una procedura che consenta a Indi Gregory di venire in Italia. Con la cittadinanza italiana data dal Governo, un gesto di grande umanità, è iniziato un cammino, ma ci sono tanti passaggi. Oggi pomeriggio scadeva l’ordine del giudice di spegnere le macchine che tengono in vita Indi. Ora non è scontato o automatico che la cittadinanza fermi la decisione, ma stiamo lavorando per portare Indi al Bambino Gesù”.
Sabato i giudici hanno respinto il ricorso della famiglia – che voleva portare la figlia in Italia per farla assistere all’ospedale Bambino Gesù di Roma – contro la sentenza dell’Alta Corte di Londra che dispone la sospensione dei trattamenti vitali da oggi. Anche la richiesta di trasferire Indi a Roma era stata respinta.
La malattia mitocondriale di cui soffre la piccola impedisce alle cellule del corpo di produrre energia e i medici del Nottingham’s Queen Medical Centre, dove è ricoverata – si legge sulla Bbc online – ritengono che questa condizione è incurabile. Per gli specialisti, Indi sta morendo. Non solo. Le cure a cui è sottoposta Indi, sottolineano, “sono inutili e causano dolore”. Per il giudice dell’Alta Corte, che si è espresso favorevolmente alla sospensione dei trattamenti vitali, le prove sono “unanimi e chiare”.
I genitori, di Ilkeston, nel Derbyshire, non sono riusciti a convincere neanche i giudici della Corte europea dei diritti dell’uomo (Cedu) a Strasburgo a revocare la decisione di limitare legalmente il trattamento.