Cultura patriarcale? Scontro tv Sallusti-Lucarelli. “Bambino”, “cavolate”: il giornalista smonta teoremi e slogan (video)

22 Nov 2023 11:40 - di Lara Rastellino
Sallusti Lucarelli

«Dici cose da bambino della seconda elementare». «Ha parlato la maestrina con la penna blu». È solo uno dei momenti clou dello scontro tv di ieri sera a È sempre Cartabianca, dove Alessandro Sallusti ha rimesso a posto Selvaggia Lucarelli alle prese con l’ennesima tirata sulla cultura patriarcale, a detta di soloni e tuttologi dell’ultim’ora la piaga infetta del Bel Paese funestato dai femminicidi. Cultura patriarcale? Da quando Elena, sorella della povera Giulia Cecchettin, ha evocato lo spettro, tutti a ripeterlo in un refrain ormai inarrestabile che dilaga dai banchi dell’opposizione a quelli delle scuole. E ieri, per l’appunto, l’ultimo richiamo è riecheggiato anche nello studio di Rete 4.

Scintille in tv tra Sallusti e la Lucarelli

Nella trasmissione di Bianca Berlinguer si parla dell’omicidio di Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato Filippo Turetta. Sallusti smonta subito l’architrave delle recriminazioni e dei commenti, e fa riferimento ai dati – che riescono ad emergere a fatica dalle coltri di retorica e fra gli attacchi culturali sferrati ad arte dalla politica e sui media – secondo cui in altri paesi il numero di femminicidi è superiore rispetto ai delitti che si registrano in Italia. La pasionaria dei social e blogger indefessa da tempo ormai una immancabile presenza del piccolo schermo, non ci sta. Quei numeri e quei raffronti non le fanno tornare i conti. E così interviene per precisare e riportare la discussione nei canali tracciati da Schlein, Conte e compagnia cantante. E la temperatura, in studio, sale vertiginosamente.

Il pomo della discordia è l’ormai immancabile refrain sulla “cultura patriarcale”

«Una lettura sociologica da bambino di seconda elementare… Perché ride? Questo atteggiamento di sufficienza già riporta ad un tipo di società patriarcale in cui la donna va rimessa al suo posto», incalza la Lucarelli. «Se dice cazzate…», ribatte Sallusti con una replica prosaica più personalizzata che estendibili a questioni di genere. E il botta e risposta prosegue: bambino? «Ha parlato la professoressa… Mi fai ridere, la maestrina con la penna blu», dice Sallusti. Poi, prova ad archiviare la polemica da cortile, e entra nel merito della discussione, citando i famosi dati.

I dati delle analisi di settore e la loro “declinazione” secondo Selvaggia Lucarelli

«Non è vero che nei paesi del Nord Europa ci siano più femminicidi rispetto all’Italia. Bisogna parlare di Paesi baltici e non di Nord Europa. In quei paesi c’è un abuso di alcol che è un facilitatore della violenza. Il patriarcato non si misura solo col numero di femminicidi. Il discorso comprende la parità salariale, la parità tra i sessi», sentenzia Lucarelli, completando l’architettura del suo ragionamento mirato sempre e comunque a un’unica conclusione: quella in linea con quello che, nato da una tragedia inaccettabile, viene rilanciato a mo’ di slogan contro l’esecutivo da sciacalli anti-governativi e guru filo-dem.

Sallusti-Lucarelli, diversità di vedute e di approccio…

Così, poco dopo, scatta un nuovo round. «Ci sono diverse donne che ti hanno querelato perché le hai sbeffeggiate e si sono sentite offese», assesta la stoccata Sallusti. La replica è tutta un programma: «Io sono incensurata, tu no». Una ribattuta perfettamente in stile con i toni e le argomentazioni di un diverbio tra ragazzini… E sì che il direttore del Giornale non si è lasciato scoraggiare dalla puerilità dell’approccio “selvaggesco”. E tra un batti e ribatti, ha provato incessantemente a ribadire il suo punto di vista basato sull’attendibilità dei numeri e dei report.

Un confronto-scontro su posizioni inconciliabili

Una convinzione rilanciata a più riprese: la «cultura patriarcale, ammesso che in Italia ce ne sia una prevalente, non c’entra nulla. È un fatto». Un dato di fatto che Sallusti supporta con la«triste classifica dei femminicidi» e il dato inoppugnabile secondo cui «l’Italia ne ha sensibilmente meno dei paesi del nord Europa». E ribadendo: «I femminicidi sono il frutto della mente di chi li compie», anche in Paesi dove l’emancipazione è maggiore che da noi…

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