Da Israele sì a pause umanitarie di 4 ore al giorno: “Ma nessuna tregua senza ostaggi”
Non una tregua, ma una pausa nei combattimenti di quattro ore al giorno nel nord della Striscia di Gaza per consentire alla popolazione di evacuare verso sud e agli aiuti umanitari di entrare, con l’apertura di due corridoi. È l’impegno assunto da Israele, che tramite l’ufficio del primo ministro ha reso noto che “i combattimenti continuano e non ci sarà cessate il fuoco senza il rilascio dei nostri ostaggi. Israele consente corridoi di transito sicuri dal nord della Striscia di Gaza al sud, come hanno fatto proprio ieri 50mila abitanti di Gaza. Facciamo appello ancora una volta alla popolazione civile a Gaza ad evacuare verso sud”.
Biden: “Nessuna possibilità di una tregua”. Gli Usa sostengono le pause umanitarie
La notizia è stata rilanciata anche dalla Casa Bianca, con il portavoce del consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, che in un briefing con la stampa ha spiegato che l’amministrazione statunitense, in questo momento, non si schiera a favore dei un cessate il fuoco, pur continuando a chiedere “pause umanitarie”. “Ci è stato detto dagli israeliani che non ci saranno operazioni militari in queste aeree durante la pausa e che questo processo inizia oggi”, ha chiarito ancora Kirby, definendo queste pause “passi nella giusta direzione” per permettere l’assistenza umanitaria e la fuga dei civili. Secondo Kirby, gli israeliani daranno un preannuncio di tre ore prima delle pause. “Stiamo chiedendo agli israeliani di minimizzare le vittime civili e fare il possibile per ridurre questi numeri”, ha detto ancora il consigliere per la sicurezza, spiegando anche che dei due corridoi umanitari uno è già aperto, l’altro sarà lungo la costa. Parlando con i giornalisti, lo stesso Joe Biden ha chiarito che “non c’è possibilità” di un cessate il fuoco totale nei combattimenti a Gaza e aggiungendo che sugli ostaggi “siamo ancora ottimisti”.
Blitz dell’Idf nel quartier generale di Hamas a Gaza City
Dal campo è arrivata la notizia, diffusa dall’esercito israeliano, della liberazione del Nord della Striscia di Gaza e di una incursione nel quartier generale di Hamas a Gaza City, vicino all’ospedale Shifa. “Sono stati uccisi 50 terroristi”, ha fatto sapere l’Idf, spiegando che l’operazione nel “cuore delle attività di intelligence e operative di Hamas” è avvenuta con il supporto dell’aviazione e delle forze speciali. “In quel quartiere generale sono stati ideati e preparati gli operativi di Hamas per l’attacco omicida del 7 ottobre”, ha proseguito il portavoce dell’esercito. L’Idf in mattinata aveva anche annunciato l’uccisione, in un’operazione compiuta da un caccia, di Ibrahim Abu-Ma’asiv, un comandante di Hamas a capo dell’unità missili anticarro della Brigata centrale dell’organizzazione, accusato di aver “diretto ed effettuato numerosi attacchi” con missili anti-tank contro civili e soldati israeliani.