Ecr in Irlanda, panel tecnici e visione politica: “Il futuro dell’Europa è conservatore”
Quattro sessioni di lavoro, 20 parlamentari da tutta Europa, 16 rappresentanze di diversi Stati, un’intervista doppia che ha visto protagonisti il commissario Ue all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, e il ministro italiano, Francesco Lollobrigida, moderati dal deputato di FdI e segretario generale di Ecr, Antonio Giordano. Sono alcuni dei numeri di “Tradizione e innovazione: un futuro conservatore per gli agricoltori europei”, il convegno organizzato a Kilkenny, in Irlanda, dall’Ecr.
Rotelli: “Rilanciare il dibattito sul nucleare in Italia”
Importante il contributo dei parlamentari italiani di FdI, relatori in ciascuno dei quattro panel dedicati ad approfondimenti tecnici e politici sulle maggiori sfide che si pongono per un’agricoltura moderna, che sappia conciliare l’innovazione con la tutela della tradizione. Intervenendo alla sessione sulla Green economy, il presidente della Commissione Ambiente e Attività produttive della Camera, Mauro Rotelli, ha parlato della “indagine conoscitiva sulla produzione di energia nucleare” già in cantiere in Commissione per riaprire, “spero già prima della fine dell’anno”, il dibattito italiano sul tema. “Contemporaneamente – ha aggiunto Rotelli – c’è anche la proposta sulla logistica per il deposito delle scorie nucleari, che noi non abbiamo ancora fatto e dobbiamo fare, altrimenti andiamo in infrazione e sono due cose strettamente collegate”. Sul tema, ha spiegato il presidente della Commissione Ambiente, c’è “una proposta di legge, già incardinata nella nostra Commissione, a prima firma Molinari”, ma è possibile che ci sia un intervento “del governo”.
De Carlo: “La sfida del cibo non si vince con i grilli, ma producendo di più e meglio”
Luca De Carlo, presidente della Commissione Agricoltura del Senato, nel corso del dibattito su “Una soluzione conservatrice per politiche pragmatiche e sostenibili per l’allevamento”, ha avvertito che fra le molte sfide che l’agricoltura dovrà affrontare “nel giro di pochissimi anni” c’è quella di “riuscire a dar da mangiare a 10 miliardi di persone”. “Lo si farà – ha chiarito – solo producendo di più e producendo meglio. Non è smettere di produrre o abbandonarsi al cibo sintetico o ai grilli la soluzione di questo problema. È, invece – ha sottolineato De Carlo – riuscire a attraverso la tecnologia, la scienza, la tecnica e soprattutto tanta ricerca a produrre di più, meglio e nel rispetto dell’ambiente”.
Lucaselli: “Ecr guarda al futuro con ottimismo, per un nuovo modello europeo”
Si è soffermata poi sul ruolo sempre più di primo piano che i Conservatori hanno e avranno in Europa Ylenja Lucaselli, capogruppo di FdI in Commissione Bilancio a Montecitorio. “Inevitabilmente diventerà centrale, non soltanto per i numeri di tutti i gruppi parlamentari che hanno deciso di entrare a far parte di questa famiglia politica, ma anche perché quello che diciamo da tanto tempo è oggi un’esigenza trasversale e comune a tutte le nazioni europee: fare in modo che l’Europa si occupi dei temi veramente importanti e centrali per le singole nazioni mantenendo però la libertà per i singoli Stati di decidere autonomamente sulle proprie specificità”, ha spiegato la parlamentare, intervenuta al panel sulla riforma delle politiche agricole europee. “Il gruppo dei Conservatori guarda al futuro con ottimismo, pensando però ad un nuovo modello di Europa che sino a questo momento purtroppo evidentemente ha fallito sotto tantissimi profili”, ha proseguito, sottolineando che “lo abbiamo visto durante l’inizio del conflitto in Ucraina, lo abbiamo visto anche adesso nei confronti di quello che sta accadendo in Israele. Un’Europa che va separata – ha avvertito Lucaselli – non avrà mai la forza necessaria né per riprendere autorevolezza al di fuori dei propri confini né per imporre regole all’interno dei suoi confini”.
Osnato: “Il futuro dell’Europa è conservatore”
Del fatto che il futuro dell’Europa “è conservatore” si è detto certo anche il presidente della Commissione Finanze della Camera, Marco Osnato. “Noi ci auguriamo che, partendo dall’Italia, i risultati arrivino e che questo entusiasmo proveniente dall’Italia coinvolga altri Stati membri”, ha detto nel corso della sessione su “Un’alternativa conservatrice per il futuro degli agricoltori europei”. “Noi – ha aggiunto – crediamo che l’Europa debba ritrovare un suo ruolo nel futuro, perché lo ha perso in questi anni rispetto ad altre dinamiche nella geopolitica internazionale. Ha una difficoltà chiara rispetto ad altre realtà perché non ha materie prime, non ha un mercato interno particolarmente ampio, non ha una difesa comune e neanche una politica estera consolidata per gli Stati membri. Come si può ritrovare un ruolo all’interno dello scacchiere internazionale? Lo si può ritrovare perché alcune forze politiche, quelle conservatrici, hanno una idea di tradizione, di valori, anche se vogliamo di spiritualità, molto più forte che permettono di avere basi molto più solide sulle quali costruire l’Europa senza pregiudicare le peculiarità degli Stati membri”.
Ciriani: “Il miracolo italiano si può ripetere anche a Strasburgo e Bruxelles”
Anche il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, intervenuto allo stesso panel, ha manifestato la convinzione che “il miracolo italiano sia a portata di mano “anche a Strasburgo e a Bruxelles”. Un obiettivo al quale la destra italiana, che alla prossime europee punta a rafforzare in maniera consistente la propria pattuglia all’Europarlamento, lavora insieme ai partner europei, impegnati ciascuno per la propria parte a irrobustire la famiglia conservatrice. Si guarda anche a un suo allargamento, a partire proprio dall’Irlanda, con diversi parlamentari coinvolti nei lavori del convegno di Ecr.
Fidanza: “La politica conservatrice necessaria per dare voce a chi produce”
“È molto importante per noi che la famiglia conservatrice si organizzi al meglio anche in Irlanda, per dare voce a tutti quei cittadini che vogliono un’Europa meno burocratica e più capace di affrontare le sfide del futuro. E serve una forte azione politica conservatrice anche qui per dare voce soprattutto alle aree rurali e a chi produce ciò che è necessario per il sostentamento della propria nazione e di tutta Europa”, ha detto il capodelegazione di FdI-Ecr al Parlamento europeo Carlo Fidanza. “Agricoltori, allevatori e pescatori rischiano di pagare un prezzo altissimo alle follie ideologiche che hanno animato il Green Deal dell’Unione europea, che penalizza i produttori con obiettivi di riduzione delle emissioni che non potranno che diminuire la produzione di cibo. Una minore produzione di cibo che non potrà che essere sostituita nel medio periodo con maggiori importazioni da paesi che non rispettano le nostre norme di sostenibilità e di qualità, oppure con prodotti di laboratorio sui quali non abbiamo alcuna certezza. Non è il nostro modello”. “In questi 4 anni e mezzo abbiamo combattuto aspre battaglie
per difendere il nostro modello di agricoltura. E ancora di più – ha concluso Fidanza – dovremo farlo dopo le prossime elezioni nelle quali contiamo di avere a Bruxelles un Ecr sempre più forte”.
Anche un voto in più delle politiche, a un anno dal voto e
con due guerre e la crisi economica nel mezzo, sarebbe un
successo, sono convinti gli esponenti del partito italiano. E
certo, il ragionamento ricorrente, un impegno in prima persona
di Meloni porterebbe a Fdi “almeno due-tre punti in più”. Che
farebbero comodo. Ma la leader starebbe ancora riflettendo sui
pro e i contro di una candidatura mentre è in carica come
premier, scelta per cui aveva optato a suo tempo Silvio
Berlusconi, ancora intenzionato a farlo fino all’ultimo,
peraltro, secondo il racconto della compagna Marta Fascina.
La candidatura, sostiene chi vorrebbe vedere Meloni scritto
sulla scheda, sarebbe galvanizzante per la stessa premier, che
vive ancora “la luna di miele”, come ha dimostrato il “bagno di
folla” di qualche settimana fa a Coldiretti, si ricorda nei
capannelli. Anche se aprirebbe il problema della rappresentanza
delle donne, per l’alternanza prevista anche dalle regole per le
europee, visto che solo l’1% di chi si reca alle urne,
sottolinea un esperto dei meccanismi elettorali, esprime le tre
preferenze. Ma la candidatura, il controcanto di chi è più
cauto, esporrebbe ancora di più la premier al tour de force
della campagna elettorale, mentre è impegnata su un fronte
internazionale sempre più incandescente e sull’attività di
governo. Ma anche alle “strumentalizzazioni” e alle “polemiche”.
La scelta – che tra l’altro potrebbe mettere a confronto diretto
i leader del centrodestra, visto il sistema proporzionale, se
optassero per la candidatura anche Matteo Salvini e Antonio
Tajani – potrebbe arrivare “a gennaio”, dicono da Fdi, e
comunque non prima di avere chiuso la manovra. In ogni caso, il
pensiero comune, scavallate “discretamente” le europee “si
arriva fino a fine legislatura”.