Europee, Conte prefigura la batosta e prepara la scusa: “Noi non abbiamo capibastone”

28 Nov 2023 15:45 - di Annamaria Gravino
conte europee

Giuseppe Conte prefigura la batosta alle europee e mette le mani avanti, cercando spiegazioni preventive sul perché si aspetta percentuali inferiori a quelle delle politiche. Soprattutto, cercando giustificazioni altre rispetto al fatto che, se i cittadini non ti votano, con ogni probabilità è perché la tua proposta politica non li ha convinti. Un’eventualità che Conte non sembra considerare, mentre si rifugia nell’idea che se i voti dovessero risultare in calo sarà perché loro non candidano “capibastone”, mica per altro. E fa niente che le cronache politiche già mesi fa parlassero dei “casting” per trovare candidati di richiamo, perché nel mondo pentastellato un volto noto della tv è evidentemente opzione preferibile a un politico radicato sul territorio, che – va da sé – i voti deve averli “per rapporti anche di tipo clientelare”.

Conte prefigura la batosta alle europee

“A noi interessa la traiettoria politica e costruire un percorso dove la nostra proposta appare sempre più chiara, coerente e credibile. Questo è il momento della semina e sicuramente la competizione europea è un momento importante anche perché ci consentirebbe di portare parlamentari con un progetto molto chiaro in Europa, ma che sia un numero più alto o più basso non cambierà nulla rispetto al nostro percorso politico”, ha detto Conte, ospite del Forum AdnKronos, rispondendo a una domanda sul risultato del M5S alle prossime europee e chiarendo che “è difficile” che possa essere superiore a quello delle politiche.

La scusa già pronta: “Gli altri mettono i capibastone, noi no”

“Le politiche sono la competizione in cui riusciamo ad esprimerci meglio e a catturare anche il voto d’opinione”, ha affermato il leader pentastellato, chiarendo che il suo nome non sarà nel simbolo e che lui non sarà candidato. “Quando ci sono i voti di preferenza incontriamo delle difficoltà non puntando – ha sostenuto – come fanno altri, su capibastone, personaggi che portano pacchetti di voto consolidati già in partenza per rapporti anche di tipo clientelare”. “Quindi – ha concluso Conte – nelle europee solitamente scontiamo qualche punto in meno rispetto al punteggio che ci viene attribuito dai sondaggi nazionali”.

Cosa dicono i sondaggi e quelle “ansie a 5 stelle” che vanno avanti da mesi

Ecco, i sondaggi. L’ultimo pubblicato, la rilevazione di Youtrend per SkyTg24, registra un calo dello 0,8%, che fa atterrare il M5S al 13,6%. Non le premesse migliori per immaginare un exploit alle europee. E sì che Conte sul prossimo appuntamento elettorale si va tormentando da mesi. A inizio settembre il Fatto quotidiano parlava delle “ansie a 5 Stelle” e dell’idea di “richiamare i big” nella speranza di scansare tutte quelle “potenziali minacce politiche”, si leggeva nell’articolo, di cui “è disseminato il futuro da qui a giugno” e non uscirne troppo male.

I retroscena sui “casting” per trovare candidati noti

Ancora prima, a luglio, è stata Linkiesta a riferire del “casting per cambiare volto al M5s in vista delle europee”, spiegando che “l’ex premier vorrebbe tra le sue fila nomi di richiamo, giornalisti, volti noti della tv per sfruttare il meccanismo elettorale dell’Europarlamento che prevede le preferenze: si va da Marco Tarquinio a Michele Santoro, fino a Gaetano Pedullà e Luisella Costamagna”. Nomi di richiamo, insomma, per cercare di attirare voti che altrimenti non arriverebbero, secondo Conte per l’assenza di “capibastone”, secondo altri magari per assenza di radicamento sul territorio e proposta politica credibile – anche – per le europee.

La domanda senza risposta: qual è la proposta politica del M5S in Europa?

Chi ricorda a quale famiglia europea appartiene il M5S? Nessuno. O meglio, nessuno può. Infatti, gli eurodeputati M5S risultano “non iscritti”, vale a dire che non fanno parte di alcun gruppo politico definito, benché abbiano tentato di agganciarsi tanto ai socialisti quanto ai liberali quanto infine ai Verdi, in quest’ultimo caso con una manfrina durata un’infinità e naufragata pare definitivamente a inizio ottobre, quando il co-presidente belga dei Greens, Philippe Lamberts, ha sentenziato che “se si guarda alle posizioni che i Verdi difendono in Europa e quelle che il M5s difende in Italia, si può vedere bene quali sono i punti di divergenza”.

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