Giulia Cecchettin, il gip di Venezia: “Filippo Turetta disumano, può uccidere altre donne”
Filippo Turetta è accusato di omicidio volontario aggravato e sequestro di persona dell’ex fidanzata Giulia Cecchettin. Deve stare in carcere per la sua pericolosità sociale “evincibile dall’inaudita gravità e manifesta disumanità” che ha mostrato contro la “giovane donna con cui aveva vissuto una relazione sentimentale”. E’ quanto scrive il gip di Venezia Benedetta Vitolo nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. E’ stata un’aggressione atroce in due atti. «Di inaudita ferocia», scrive il giudice. Prima nel parcheggio dell’asilo, a 150 metri da casa. Poi nella zona industriale di Fossò. Giulia Cecchettin è morta dissanguata, colpita a calci e coltellate. A ucciderla, secondo l’ordinanza di custodia cautelare, è stato il suo ex fidanzato Filippo Turetta, 22 anni il prossimo 18 dicembre; accusato dalla Procura di omicidio aggravato e sequestro di persona. Un soggetto «totalmente imprevedibile», autore di un «gesto folle e scellerato», che potrebbe ripetere «nei confronti di altre donne».
Filippo Turetta può uccidere altre donne: l’ordinanza del gip di Venezia
Un passaggio fondamentale. Nelle carte del gip si legge tutta la ferocia che si è riversata su Giulia. Filippo Turetta, accusato dell’omicidio dell’ex fidanzata deve stare in carcere perché potrebbe uccidere altre donne. Sono le parole con cui il gip ha disposto l’arresto, poi diventato mandato europeo di cattura eseguito in Germania. “Turetta con questa aggressione a più riprese e di inaudita ferocia ai danni della giovane fidanzata, prossima alla laurea, ha dimostrato una totale incapacità di autocontrollo”, si legge ancora. Elementi idonei “a fondare un giudizio di estrema pericolosità. E desta allarme” dato che “i femminicidi sono all’ordine del giorno”. Il giovane appare “imprevedibile. Perché dopo aver condotto una vita all’insegna di un’apparente normalità, ha improvvisamente posto in essere questo gesto folle e sconsiderato”, si evidenzia nel provvedimento.
La ricostruzione del gip: l’agonia di Giulia
Il nastro adesivo, sequestrato dai carabinieri accanto alla vistosa traccia di sangue trovata nella zona industriale di Fossò, è stato “applicato” da Filippo Turetta “probabilmente per impedire a Giulia di gridare”. E’ un altro degli elementi presenti nell’ordinanza di custodia cautelare. Per gli inquirenti Giulia, accoltellata nel parcheggio a 150 metri da casa, “è stata privata della libertà di movimento”. E non è morta subito. Filippo Turetta, avrebbe fatto i conti con un’agonia durata ben 30 minuti. Secondo le evidenze investigative Giulia sarebbe stata aggredita in un primo momento, intorno alle 23.18 di quel maledetto sabato con una lama all’interno dell’auto in un parcheggio vicino casa. Una colluttazione, poi le botte, i calci, i pugni. A questo punto la ragazza è stata messa in auto e la direzione del suo aguzzino è nella zona industriale di Fossò. Qui Giulia, come riporta Repubblica, riesce a fuggire.
Il gip: “Da Turetta totale incapacità di autocontrollo”
Ma è tutto inutile non c’è nulla da fare. Lei alta appena un metro e sessanta centimetri deve vedersela con Turetta alto quasi due metri. Il ragazzo la raggiunge e continua a colpirla. Lei sbatte la testa sul marciapiede, è esanime. Secondo le carte delle procura la ragazza sarebbe morta per uno choc emorragico, di fatto sarebbe deceduta per le ferite riportate e per le perdite di sangue. Nel provvedimento del giudice, in cui si ricostruisce quanto accaduto, si riferisce come un testimone abbia parlato di un litigio intorno alle 23.15 di quel sabato 11 novembre e di una voce femminile che urla ‘mi fai male’ chiedendo ripetutamente aiuto. Una lite avvenuta nel parcheggio che si trova “a circa 150 metri” dall’abitazione delle vittima e dove i carabinieri hanno ritrovato “numerose tracce ematiche” e un “coltello da cucina”, della lunghezza di 21 centimetri.
Filippo Turetta, accusa di sequestro di persona
Qui Giulia, ne sono certi gli inquirenti, viene accoltellata e bloccata – da qui l’accusa di sequestro di persona -: perché dalla prima alla seconda aggressione nella zona industriale di Fossò “è ragionevole ritenere” che “sia stata privata della libertà di movimento in auto dal Turetta” . Allo stato non è possibile stabilire se con violenza o sotto minacce – visto che è stata sentita gridare aiuto ed è quindi “assolutamente inverosimile” che abbia continuato il suo ultimo viaggio in macchina con Filippo. La 22enne, di cui si perdono le tracce in quel parcheggio, ‘riappare’ nei fotogrammi registrati dal sistema di videosorveglianza di uno stabilimento nella zona industriale di Fossò, un percorso di pochi minuti in auto. Le immagini mostrano la piccola sagoma che scappa dal suo aggressore “prima di essere raggiunta, scaraventata a terra e nuovamente aggredita” anche con calci. La disparita di forze in campo è evidente: Giulia è minuta – alta 1,60 contro i 188 centimetri di Filippo – viene raggiunta subito e spinta “con forza”: cade violentemente a terra, vicino al marciapiede, “e dopo pochi istanti non dà segno di muoversi”.
L’autopsia restituirà i dettagli dell’orrore
Il 22enne prende il corpo, lo carica in auto e inizia la fuga fino alla zona di Piancavallo, in provincia di Pordenone; dove in un anfratto roccioso poco distante dalla strada Pian delle More l’ex fidanzato si disfa del corpo di Giulia. I primi esiti dell’autopsia restituiscono tutti i dettagli dell’orrore: “plurimi colpi” inferti con il coltello alla testa e anche al volto, il “tentativo di difesa” di Giulia e poi la frattura del capo quando batte con forza contro l’asfalto, le escoriazioni alle braccia e alle ginocchia provocate probabilmente quando viene trascinata e messa nel bagagliaio, poi buttata giù in un dirupo a oltre cento chilometri da casa.