Il delirio di Guccini: “La destra non ha mai avuto cultura e ora se ne vuole impadronire”
Ormai lo intervistano più che per parlare dei suoi meravigliosi dischi o dei suoi interessanti libri, per farlo sfogare un po’ contro la destra al governo. E finisce così che il povero Francesco Guccini, che magari pensava che nel titolo finisse un suo verso o una sua geniale metafora letteraria, si ritrovi sbattuto in prima pagina con il solito lamento sui fascisti cattivi che sono al governo del Paese e che in “pochi” hanno votato… Accade anche oggi su “Repubblica“, che pubblica una lunga chiacchierata con il famoso cantante emiliano che ha dato alle stampe un “giallo” a 4 mani dal titolo Vola Golondrina, che ovviamente parte da vicende politiche, dal 1948 al 1972, l’anno del boom del Msi. “No, non è un caso”, spiega Guccini.
“E’ un riferimento al presente della destra al governo. Solo che 50 anni fa chi era di quell’idea si nascondeva, ora invece loro adoperano il potere con grande arroganza e insipienza. Mi colpisce il fatto che si stiano impadronendo della cultura, che non è mai stato il loro settore. Un’appropriazione che mandano avanti soprattutto con la forza della tivù, ma quanti nomi della sinistra e quanti della destra hanno avuto un peso reale nella cultura in Italia? Sappiamo benissimo da quale parte pende la bilancia”.
Per Guccini la cultura di destra “non è mai esistita”
Appropriazione, dice. Come se la cultura dovesse essere monopolio della sinistra, come se la destra non avesse, o non abbia provato, ad affermare le proprie idee, la propria cultura. No, per Guccini la cultura di destra non esiste, esistono solo i partigiani e i fascisti sporchi e cattivi. Non a caso, interrogato su Lucca, dove l’amministrazione di centrodestra non ha voluto intitolare un strada a Pertini mentre a Grosseto il Comune, del medesimo colore, ha inaugurato via Almirante, lui si scatena.
“Un partigiano contro un collaboratore della Difesa della razza, rivista antisemita fascista. La destra è così: la gente ci ha eletto, quindi combiniamo quello che ci pare. Ma se facciamo la proporzione tra gli elettori di Fratelli d’Italia e chi non è andato a votare?”.
La famiglia di sinistra “un po’ patriarcale”
Eh sì, la destra è così. E la sua sinistra? Ha solo meriti, come il femminismo. Peccato che la prima e unica donna che sia andata al potere in Italia sia di destra. “Nel 1972 le conquiste femministe del Sessantotto erano ancora giovani, e Penelope è una figlia di quelle lotte: una ragazza emancipata, sa quello che vuole e può farlo, anche se limitata da una redazione maschilista. È un momento in cui le conquiste del mondo femminile ancora cozzano con la prepotenza virile”. Poi la confessione: anche la sua famiglia “di sinistra”, era patriarcale. “Certo, era un nucleo patriarcale nelle tradizioni, ma anche qualcosa di diverso. Mia nonna, ad esempio, era figlia unica, una rarità all’epoca. Si trovò un’eredità che le permise di gestire un suo potere. Fu lei a far studiare mio padre con quei soldi, contro la volontà dei tempi, di mio bisnonno soprattutto che si era trovato capofamiglia a sedici anni e certe sue posizioni, sotto un certo punto di vista, si possono anche capire. Per lui mio padre doveva faticare al mulino, e visse il gesto di mia nonna come una ribellione”.