Il Papa incontra israeliani e palestinesi: “Soffrono entrambi. Siamo andati oltre la guerra”
“Qui non è guerra. Siamo andati oltre, è terrorismo“. Così Papa Francesco raccontato al termine dell’udienza generale di avere ricevuto, in due momenti distinti, un gruppo di famigliari di ostaggi israeliani e di prigionieri palestinesi. “Questa mattina – ha spiegato a braccio – ho ricevuto due delegazioni: una di israeliani, che hanno parenti come ostaggi a Gaza. E un’altra di palestinesi che hanno parenti prigionieri in Israele. Loro soffrono tanto . Ho sentito come soffrono ambedue”. Questa non è guerra – ha aggiunto Bergoglio – per favore, andiamo avanti per la pace. Pregate per la pace”.
Papa Francesco incontra israeliani e palestinesi
“Non dimentichiamo di perseverare nella preghiera per quanti soffrono a causa delle guerre – il monito del papa – specialmente per le care popolazioni dell’Ucraina, di Israele e della Palestina”. L’incontro con le delegazioni è avvenuto a casa Santa Marta. Alle 8 Bergoglio ha incontrato nell’Auletta Paolo VI dieci famigliari di palestinesi a Gaza ,tra i quali musulmani e cristiani. La delegazione ra accompagnata dal parroco di Gaza, padre Gabriel Romanelli che dal giorno dell’attacco di Hamas ad Israele è rimasto bloccato a Betlemme. Le delegazioni hanno ricevuto parole di speranza anche se non hanno nascosto reciproche delusioni, tanto che al termine degli incontri è intervenuto Paolin.
La delusione per il poco tempo a disposizione
Un appello al Santo Padre perché usi tutta la sua “influenza” affinché le organizzazioni internazionali verifichino le condizioni degli ostaggi nelle mani di Hamas a Gaza. E “vengano riportati a casa sani e salvi”. Questo il messaggio arrivato dalla conferenza stampa presso ‘Il Pitigliani – Centro Ebraico Italiano’ a Roma che ha visto la partecipazione di 12 parenti di persone sequestrate da Hamas. Ma c’è stato anche chi non ha nascosto una certa “delusione” per la durata dell’udienza con il Pontefice, circa 20 minuti, e per l’impossibilità di alcuni familiari di raccontare le loro storie a Francesco. “La mia impressione personale è stata nel complesso positiva. Il Papa ha molta influenza positiva nel mondo e spero ci aiuti almeno a mantenere viva l’attenzione”, ha detto il padre della 17enne Mia, sequestrata dai commando di Hamas nel kibbutz Nir Yitzhak.
“Preghiamo per il dialogo e i negoziati”
“L’unica cosa di cui sono deluso è il tempo che abbiamo avuto. Ma capiamo che il suo tempo è prezioso. Il Papa è un uomo molto compassionevole, ci ha ascoltato e abbiamo visto che comprende il nostro dolore”, ha precisato Nadav Kipnis, i cui genitori sono stati uccisi nel kibbutz Be’eri. Francesco ha chiesto alla Rete Mondiale di Preghiera del Papa di promuovere una campagna speciale di preghiera per la pace nel mondo e in Terra Santa. “Preghiamo – dice in un video realizzato in spagnolo e disponibile con sottotitoli anche in Inglese, francese, portoghese, italiano, arabo ed ebraico – perché le controversie vengano risolte con il dialogo e i negoziati. E non con una montagna di morti da entrambe le parti”.
Parolin: è difficile accontentare sempre tutti
A fine giornata il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, ha risposto alla delusione della delegazione israeliana. “E’ difficile accontentare sempre tutti. Normalmente il Santo Padre si riferisce in termini abbastanza generici ma evidentemente chi vuole capire capisce”, ha detto a proposito del termine “genocidio”. “Non c’è bisogno di scendere nei dettagli. Credo che questo sia lo stile un po’ generale della Santa Sede. E che vediamo dagli interventi del Papa che non entra mai nel merito con nomi e cognomi ma si riferisce a certe situazioni. Chi vuole capire, capisce”.