Indi, il verdetto implacabile della Corte di Londra: “Staccate le macchine”. Il padre rischia l’infarto

8 Nov 2023 18:43 - di Federica Argento
Indy Gregory

Domani verrà staccata la spina: il giudice dell’Alta Corte inglese, Robert Peel, ha disposto che a partire dalle 15 (ora italiana) di giovedì sarà possibile interrompere il supporto che tiene in vita la piccola Indi Gregory, la bambina di otto mesi affetta da una incurabile malattia genetica. Verdetto choc.  Come noto, il governo Meloni ha concesso la cittadinanza italiana d’urgenza alla piccola, affinché potesse essere trasferita a Roma nei reparti d’eccellenza del Bambin Gesù. Con la speranza di dare un futuro alla piccola. Ma questo finora non ha risolto il problema: il Regno Unito non le permette di lasciare il Paese. Questo pomeriggio il giudice ha deciso infatti che Indi non potrà nemmeno rientrare presso la sua abitazione per il fine vita: l’unica alternativa che è stata concessa dal giudice è il trasferimento della bambina in un hospice. Il giudice ha concluso che l’estubazione e le cure palliative al domicilio della famiglia sarebbero “praticamente impossibili” e “contrarie al migliore interesse di Indi”.

Indy Gregory, la mossa disperata dei genitori

E’ lotta contro il tempo. I genitori di Indy non smettono di sperare: ieri, su loro richiesta, il console italiano a Manchester, nella sua funzione di giudice tutelare dopo che il governo di Roma, lunedì, ha concesso alla bimba la cittadinanza italiana, ha emesso un provvedimento di urgenza – riporta il Corriere- : dichiarando la competenza del giudice italiano e autorizzando l’adozione del piano terapeutico proposto dall’ospedale Bambin Gesù di Roma e il trasferimento della piccola a Roma. Almeno questo è quanto sostiene Christian Concern, l’associazione fondamentalista cristiana che supporta i familiari di Indi: secondo loro, «l’ordinanza è stata comunicata dal nuovo tutore al Queen’s Medical Center di Nottingham – dove è ricoverata la bambina – per facilitare una collaborazione costruttiva tra le autorità sanitarie italiane e inglesi al fine di evitare questioni legali su conflitti di giurisdizione».

Verdetto choc della Ciorte di Londra: “Niente più supporti vitali da domani”

I genitori di Indi hanno perciò presentato un ultimo ricorso: un’ultima mossa disperata, ma a questo punto è difficile immaginare che ci sia un ripensamento. La vicenda aveva toccato le corde più profonde del premier Meloni: “Dicono che non ci siano molte speranze per la piccola Indi Gregory. Ma fino alla fine farò quello che posso per difendere la sua vita. E per difendere il diritto della sua mamma e del suo papà a fare tutto quello che possono per lei». La nostra diplomazia si era mossa seguendo le vie legali, attraverso il console di Manchester, Matteo Corradini, pienamente supportato dalla nostra ambasciata. Ma era difficile immaginare che i giudici di Londra, dopo tante sentenze univoche, sconfessassero sé stessi: l’unica possibilità era semmai un ripensamento dei medici di Nottingham, ma anche in questo caso risultava inconcepibile fare pressioni dirette su di loro. Fa notgare il Corriere che  il caso di Indi è stato pressoché ignorato dai grandi giornali britannici e che la vicenda ha avuto eco pressoché solo in Italia.

Indi non potrà venire in Italia e neanche nel suo domicilio

Straziante l’appello dei genitori: “Faccio appello al governo britannico affinché permetta a Indi di andare in Italia prima che sia troppo tardi. Come padre non ho mai chiesto o implorato nulla in vita mia, ma ora prego il governo britannico di aiutarmi a salvare la vita di nostra figlia”. Questo l’accorato appello di Dean Gregory, il padre della bimba. “È vergognoso che l’ospedale e i tribunali del Regno Unito ignorino semplicemente l’offerta del governo italiano”, ha detto il papà. “Ho dovuto affrontare ripetute minacce da parte dell’ospedale – racconta – hanno cercato di intimidirmi e di accelerare la morte di Indi, anche quando ci sono ordini del tribunale in sospeso. Non sembra esserci alcuna attenzione o compassione, solo crudeltà verso di noi come famiglia”.

Il papà di Indi: “Vergognoso ignorare l’offerta del governo italiano”

Il papà di Indi ha rischiato l’infarto. Addirittura, prima della sentenza, spiega l’organizzazione Christian Concern, “i vertici del servizio sanitario nazionale Nhs hanno minacciato di rimuovere il supporto vitale oggi, senza la presenza dei familiari”, nonostante i rilievi sollevati dai legali della famiglia. “Il padre, Dean Gregory, non era in ospedale al momento della minaccia e ha detto che si sentiva come se stesse per avere un infarto quando è stato informato”, riferisce l’ente. Che ricorda come la sentenza sia stata pronunciata “nonostante il governo italiano abbia concesso la cittadinanza a Indi e oggi abbia emesso misure di emergenza che ne autorizzano il trasferimento all’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma per cure specialistiche”.

“E’ nel suo migliore interesse morire”

Il piano di cure compassionevoli preparato dal ‘Nottingham University Hospitals Nhs Trust’ evidenzia che “i genitori dovrebbero essere aiutati a decidere dove dovrebbero essere fornite al meglio le cure compassionevoli. Le opzioni includono un hospice, l’ospedale o il domicilio. Ognuna di queste opzioni ha benefici e la pianificazione sarà specifica alla location” scelta. Inoltre, ha evidenziato Christian Concern, nella sua sentenza dell’Alta Corte del 13 ottobre, il giudice Peel aveva affermato che l’attuazione dell’Ordine e del Piano di assistenza “può aver luogo a casa o in un hospice, a seconda della scelta dei genitori”. I genitori di Indi avevano chiesto che l’estubazione avvenisse a casa, ma i medici si erano rifiutati. Peel ha emesso anche due precedenti sentenze dell’Alta Corte che hanno bloccato il trasferimento di Indi in Italia per cure specialistiche e hanno stabilito che è nel suo “migliore interesse” morire.

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