Israele, liberati altri 12 ostaggi. Si lavora per estendere la tregua: i paletti di Tel Aviv e il richiamo Usa

28 Nov 2023 20:54 - di Natalia Delfino
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Sono 12 gli ostaggi rilasciati oggi nell’ambito della tregua tra Israele e Hamas: si tratta di 10 cittadine israeliane e due straniere. A renderlo noto sono state le forze militari israeliane. I 12 osteggi, fra le quali anche la 17enne di origine argentina Mia Leimberg, sono stati trasferiti dalla Croce rossa in Egitto, attraverso il valico di Rafah. In cambio, secondo quanto riferito dal Qatar, Israele avrebbe rilasciato 30 civili palestinesi. La tregua dovrebbe finire domani, secondo l’accordo per la sua estensione siglato ieri. In queste ore è trapelata però l’ipotesi di un’ulteriore estensione, rispetto alla quale Israele avrebbe posto dei paletti.

Le difficili trattative per l’estensione della tregua

In particolare, il quotidiano israeliano Haaretz ha citato fonti in Egitto che avrebbero riferito di un accordo raggiunto per una proroga di altri due giorni. Lo stesso quotidiano però ha anche citato la smentita di Israele, secondo cui la questione era ancora in fase di esame e quindi la notizia non era ancora confermata. Secondo quanto riferito da fonti egiziane al quotidiano Al-Araby Al-Jadeed, tra Israele e Hamas sul tema vi sarebbe un accordo in linea di principio, ma per Tel Aviv – ha detto una fonte israeliana – la sua attuazione dipende dalla capacità di Hamas di rilasciare altri dieci ostaggi israeliani al giorno. Con la liberazione dei 12 ostaggi di oggi, sale a 85 (61 i civili israeliani) il bilancio degli ostaggi rilasciati negli ultimi cinque giorni nell’ambito dell’accordo tra Hamas e Israele.

I paletti posti da Israele su ostaggi e durata del cessate il fuoco

In precedenza, era emersa anche la possibilità di una estensione della tregua più lunga, fino a domenica, indicata comunque come data ultima possibile per Israele prima della ripresa delle ostilità, dopo la sospensione iniziata 10 giorni fa. A riportare la notizia era stato ancora Haaretz, citando fonti del Qatar, Paese mediatore insieme all’Egitto, e teatro in queste ore di colloqui sulla questione tra il capo del Mossad David Barnea, il capo della Cia William Burns e il primo ministro del Qatar. Anche l’ambasciatore israeliano a Roma Alon Bar, parlando con l’agenzia di stampa Adnkronos, ha indicato “dieci giorni in tutto”, dunque fino a domenica, come durata massima della tregua: il prolungamento del cessate il fuoco temporaneo, ha detto, “non può essere indefinito, deve essere limitato nel tempo”.

Le accuse incrociate di violazione degli accordi

A restituire il clima in cui si svolge la trattativa ci sono anche le accuse incrociate sulla violazione del cessate il fuoco: Hamas ha accusato Israele di aver violato la tregua, dopo che i militari dell’Idf hanno denunciato l’esplosione di ordigni nel nord e il ferimento di alcuni soldati. Il portavoce delle brigate al Qassam Abu Obeidah ha parlato di una “chiara violazione” della tregua da parte di Israele, spiegando che Hamas “ha gestito tale violazione”. “Siamo impegnati alla tregua fino a che il nemico la rispetta e chiediamo ai mediatori di esercitare pressioni sull’occupazione chiedendole di aderire a tutti i termini della tregua a terra e in aria”, ha aggiunto.

La Casa Bianca a Israele: “Una eventuale campagna nel sud di Gaza con modalità diverse dal Nord”

Sulla questione è intervenuta anche la Casa Bianca, chiarendo che anche se la tregua non sarà estesa Washington si aspetta che nel Sud di Gaza non avvenga ciò che è accaduto nel Nord. In un briefing con i giornalisti, funzionari dell’amministrazione Biden hanno spiegato che “dal presidente in giù” è stato espresso “in modo chiaro al governo israeliano” che l’eventuale nuova fase di conflitto non potrebbe avere o stesso livello di distruzione registrato nel nord di Gaza. “Ci sono 2 milioni di persone nel sud e nel centro di Gaza. È estremamente importante che la campagna israeliana, quando si muoverà verso sud, venga fatta in un modo che sia condotta al massimo per non produrre un ulteriore sfollamento di persone”, hanno detto i funzionari, rinnovando l’invito a Israele a “proteggere dal conflitto le strutture umanitarie”. “Siamo in discussione costante con Israele, e se mi chiedete di descrivere la risposta, direi che è ricettiva”, ha detto ancora il funzionario secondo il quale c’è “un’intesa che una differente tipo di campagna sarà condotta nel sud di quella che è condotta nel nord”.

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