L’addio a Giulia, biglietti e gigli fuori casa. Il dolore e la rabbia del papà: “L’amore vero non urla, non picchia, non uccide”
Da ieri alle 13 si è spezzato anche l’ultimo, sottile filo che teneva aperto uno spiraglio alla speranza. Giulia Cecchetin non farà più ritorno nella sua abitazione a Vigonovo (Venezia) dove l’ingresso della villetta di famiglia si è trasformato in un luogo per mettere insieme pensieri, preghiere, ricordi e sì: anche la rabbia per un massacro impossibile da accettare e da spiegare. Dei lumini, qualche orsetto di peluche, un paio di disegni di bambini e un tappeto di fiori bianchi fa da cornice all’ingresso della casa a due piani in Via Leonardo da Vinci: ma la strada che oggi hanno di fronte il papà, i fratelli e la nonna di Giulia è una strada lunga, un percorso di dolore, di amarezza, di perdita incolmabile.
L’addio a Giulia, la comunità di Vigonovo si stringe al dolore della famiglia Cecchettin
Dal pomeriggio continua il via vai di concittadini che vengono a rendere omaggio alla 22enne, colpita e portata via dall’ex fidanzato Filippo Turetta di cui si sono perse le tracce da sabato scorso. Nessuno ha voglia di parlare. «Giulia riposa in pace tra le braccia della tua mamma. Sei la figlia di tutti noi…un abbraccio al tuo papà» è il messaggio vergato a inchiostro rosso su un foglio.
Biglietti, fiori bianchi e il messaggio di cordoglio fuori casa Cecchettin: «Giulia sei la figlia di tutti i noi»
Fogli e rose bianche, accanto a un disegno con il tratto incerto di un bambino e tanti, tantissimi messaggi di addio che grondano dolore e sconcerto, e che fanno da contraltare al rosso sangue che dilaga in questa storia di violenza cieca e incredibile dolore. «Sogno un mondo in cui gli uomini non usano violenza sulle donne. E le donne non perdonano gli uomini che usano violenza su di loro. Piccola stella ora sarai insieme alla tua mamma» sono le parole lasciate con accanto un cuore e dei gigli , simbolo di purezza e di innocenza, che contrastano con i fiocchi rossi che erano stati messi nella speranza che Giulia tornasse a casa per festeggiare una laurea che non ci sarà.
Il papà Giulia: «Dolore atroce, sono vicino al dramma dei genitori di Filippo»
E dietro quel muretto che separa la casa di Giulia dalla comunità di Vigonovo che in tutti questi giorni di paura e di speranza si è stretta alla famiglia della povera Giulia, papà Gino è chiuso in una sofferenza indicibile che anche nelle ultime ore, le più terribili, ha trovato argine in una dignità e in una compostezza encomiabili. «Il dolore è tanto, inimmaginabile, atroce. Una parte di me che se ne va. Aveva solo 22 anni… una vita davanti spezzata, senza un motivo logico. Posso capire una malattia, un incidente… Ma questo è il modo più inconcepibile. Non te ne fai una ragione», prova a dire il genitore a la Repubblica, trafitto al cuore dal dolore più grande che si possa immaginare. «Ma devo essere forte, per gli altri ragazzi, Elena e Davide. Devono, dobbiamo ripartire. Erano tre fratelli unitissimi».
Papà Gino, esempio di dignità e amore nel dolore più straziante
Un legame reciso nel sangue che ieri, dopo sei giorni di angoscia, di attesa, di speranza e di timori, si è definitivamente scontrato contro l’impossibilità di poter ritrovare Giulia viva. «Sono andato lì, sul luogo del ritrovamento. Ma c’erano ancora i medici per i rilievi e non l’ho vista», dice ancora papà Gino che su WhatsApp pubblica la foto di sua moglie, morta l’anno scorso, e di sua figlia ancora bambina. «Adesso sono insieme»… Se Vigonovo si stringe alla famiglia della 22enne, l’atmosfera è ben diversa a Torreglia, dove risiedono i genitori di Filippo Turetta, di cui non si sa più nulla da domenica scorsa. Ora la distanza che separa queste vite è molto più ampia dei trenta chilometri che dividono i due comuni tra le province di Venezia e Padova.
«Per me è finita qui». Ora l’impegno è tutto perché non riaccada più
I genitori di Filippo, tramite avvocato, fanno arrivare le loro condoglianze al papà e ai fratelli di Giulia. Mentre Gino Checchetin, ancora una volta, dedica a quell’altra famigliata travolta dallo strazio e dall’incredulità, parole che dicono molto di lui: «Ringrazio i genitori, anche loro stanno vivendo un dramma e quindi sono vicino anche a loro. Certo, io pensavo a Giulia, volevo il suo ritorno. Per me è finita qui». Ora l’impegno è tutto perché non riaccada più. «Elena (la figlia maggiore, ndr) ne farà la battaglia della sua vita. Ma anch’io voglio fare qualcosa, è giusto così. Per Giulia e per tutte le altre che potranno trovarsi nella sua condizione», conclude papà Gino sul quotidiano. Poi affida uno sfogo al suo profilo Facebook, a cui è ricorso fino a ieri per lanciare appelli ai cittadini.
«L’amore vero non urla, non picchia, non uccide»
Ora invece, sul profilo di Gino Cecchettin, appare solo una frase. Parole incise nel dolore su una pagina digitale, impresse su una foto in bianco e nero, stracolma di rabbia e dolore: «L’amore vero non umilia, non delude, non calpesta, non tradisce e non ferisce il cuore. L’amore vero non urla, non picchia, non uccide». Poi torna a chiudersi nel dolore composto che da giorni lo attanaglia con una stretta al cuore che difficilmente allenterà la sua presa.