Largo ai giovani? Augias chi molla: “Sono vecchio ma voglio lavorare. Lascio questa Rai fascista…”
Il giorno dopo l’addio alla Rai, Corrado Augias si lascia andare a un lungo sfogone rancoroso dalle pagine di “Repubblica“. Ovviamente contro il governo Meloni, che per sua stessa ammissione non lo ha cacciato, anzi, nessuno lo ha cacciato, ma l’aria che tira al giornalista 88enne non piace. E come al solito, la colpa è dei fascisti. Due palle, ma vediamo la interessantissima tesi di Augias.
Augias e la Rai del fascismo mascherato
“Non è solo questione di fascismo o non fascismo, le cose sono più delicate di così. Ogni grande istituzione culturale, una casa editrice, un giornale, la redazione d’una rivista, vive dell’atmosfera che si crea al suo interno, dei riferimenti che accompagnano le scelte, del comune sentire che tiene insieme le redazioni. Questa è sempre stata la Rai che ho conosciuto in molti decenni di lavoro…. parlare di fascismo e non fascismo non basta, un po’ c’è un po’ non c’è – non è quello il punto. Sono cambiati i punti di riferimento, cambiati gli obiettivi…”. Augias, ovviamente, non si nasconde che con ogni governo nuovo ci sia stato un tentativo di occupazione della Rai, ma quando lo fala sinistra è diverso, certo…
“Tutto questo è molto diverso dalle varie ondate di occupanti che ho visto arrivare in Rai governo dopo governo… ad ogni cambio di maggioranza ha corrisposto in Rai l’arrivo di nuovi fedeli. Tutti accomunati dallo stesso desiderio: occupare un incarico di un certo prestigio, avere uno stipendio migliore. Con i nuovi arrivi post 2022 gli obiettivi sono diventati più numerosi. Al desiderio di guadagnare di più s’è aggiunta, ripeto, la voglia di raccontare daccapo la storia. Finora ne abbiamo avuto solo qualche accenno anche perché non è che abbondino, da quella parte, quelli in grado di farlo. Temo di sapere che di qui a qualche mese questo impulso crescerà di forza, se le cose resteranno come oggi sono… Ho visto negli ultimi mesi dilettantismo, scelte improvvide, la presunzione che una pedina valga l’altra, l’inconsapevolezza che l’efficacia televisiva è una delicata miscela di professionalità e congruenza con l’argomento, la dimenticanza che l’egemonia culturale non si può imporre piazzando un fedele seguace qua e uno là. Sono materie (non le sole, del resto) in cui la competenza deve prevalere sulla fedeltà…”.
Il desiderio di fare un bel programma musicale e la paura della “censura”…
“Questo mi ha spinto fuori dalla Rai senza bisogno che qualcuno mi chiedesse di accomodarmi. È stato un gesto volontario che ha una possibile coda. Tra le iniziative imminenti era prevista la terza edizione de “La gioia della Musica”, un programma concepito con Carlo Fuortes e Silvia Calandrelli dove abbiamo cercato di mettere insieme ascolti di grande livello – eseguiti dalla magnifica orchestra sinfonica della Rai – e qualche nozione di tecnica musicale. Vedremo che sorte avrà il progetto. Se fossi stato più giovane sarei rimasto cercando, se possibile, di riequilibrare un po’ la deriva. Però sono vecchio e vorrei continuare a lavorare, fin quando avrò sufficiente consenso, con persone amiche in un ambiente cordiale. Resta questa brutta storia, avevano annunciato di voler demolire la Rai dei comunisti; stanno semplicemente demolendo la Rai”.