L’intervista. Il costituzionalista Marini: il premierato non offusca né il Parlamento né il capo dello Stato

2 Nov 2023 17:51 - di Vittoria Belmonte
Marini intervista

Il consiglio dei ministro di domani discuterà e approverà l’attesa riforma costituzionale che introduce il premierato. La bozza del ddl che sta circolando in queste ore prevede dunque che il presidente del Consiglio sia eletto a suffragio universale e diretto, in unico turno, per la durata di cinque anni. Le votazioni per l’elezione del Presidente del Consiglio e delle Camere avvengono tramite un’unica scheda elettorale.

Francesco Saverio Marini, docente di istituzioni di diritto pubblico all’Università Roma2, è uno dei giuristi che ha attivamente collaborato alla stesura della riforma costituzionale del governo Meloni. E si dice fermamente convinto che la riforma del premierato, così com’è congegnata, non altererà gli equilibri tra poteri garantiti dalla Costituzione.

Professor Marini, lei crede che l’atmosfera di scontro che si respira in questi mesi nella politica italiana possa ostacolare il processo di riforma che il governo Meloni intende intraprendere?  

Lo sforzo che si sta provando a fare è quello di trovare una soluzione che possa essere la più condivisa possibile. Prima della riforma gli incontri con le opposizioni hanno avuto proprio questo obiettivo. La consultazione di tutti i partiti aveva proprio lo scopo di cerare un clima diverso, non di scontro. Alla fine si è infatti scelto un modello che fosse quello più vicino alle proposte dell’opposizione e che sia allo stesso tempo utile ed efficace.

Secondo lei il premierato può alla pari del presidenzialismo garantire la stabilità del governo?

Quello della stabilità era l’obiettivo della riforma. I modelli da valutare erano diversi: c’è il presidenzialismo, c’è il semipresidenzialismo e c’è il premierato. Il governo ha ritenuto che il modello del premierato sia quello più efficace. Poi la palla passa al Parlamento.

Perché secondo lei ogni volta che si cerca di cambiare la Costituzione c’è una levata di scudi accompagnata da un allarmismo ingiustificato?

Questa è una valutazione sociologica che non spetta a me fare. Certo questo è uno di quei temi che incide direttamente sulla vita dei partiti e mette in gioco la loro tradizione e la loro storia. Le forze politiche non hanno interesse a che la riforma la faccia il centrodestra. C’è una pregiudiziale in questo senso. Ma vorrei ricordare che per esempio Renzi si è detto favorevole al premierato e dunque non tutte le opposizioni si trincerano dietro il “no”.

Lei ritiene che il premierato possa oscurare la figura del presidente della Repubblica?

Il premierato non oscura il Capo dello Stato i cui poteri restano intatti. E si tratta di poteri rilevanti e che continueranno ad esserlo anche dopo la riforma. Il ruolo del presidente della Repubblica è talmente rilevante da non avere bisogno della legittimazione diretta come nel caso di un premier che deve realizzare un indirizzo politico sulla base di una maggioranza. Il Capo dello Stato, che incide sugli organi apicali, ha un ruolo di garanzia che acquisisce un’importanza fondamentale dinanzi a un premier eletto direttamente.

Perché il premierato assicura una maggiore stabilità?

Perché la legittimazione democratica del premier lo rende più forte e indipendente rispetto ai parlamentari. In secondo luogo ricordiamo che la bozza di riforma prevede anche una legge elettorale maggioritaria che garantisce al premier eletto una maggioranza solida a livello parlamentare.

E’ reale il pericolo che il Parlamento venga esautorato?

Si è cercato di evitare questo pericolo non prevedendo la clausola del simul stabunt simul cadent. C’è la possibilità di sostituire il presidente del consiglio con la scelta di una nuova maggioranza e di un nuovo premier da parte del Parlamento purché faccia parte della stessa maggioranza uscita dalle urne e purché sia vincolato al programma di governo votato dai cittadini.

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