Lollobrigida, Travaglio fa il moralista ma anche lui chiese di fermare un treno in ritardo per scendere (video)

25 Nov 2023 10:04 - di Redazione
Travaglio

“Il Giornale” sblocca un ricordo a Travaglio che si accanisce sul viaggio in treno di Lollobrigida in missione istituzionale. Un ricordo “scomodo”, per il direttore del “Fatto”, tra i più solerti e indefessi fustigatori del ministro, finito al centro di una vicenda che la sinistra ha cavalcato ad arte. Trasformando ritardi, discesa e viaggio, in un caso politico che ha esasperato una situazione eletta la rango di “scandalo”. Ebbene, il ricordo che il quotidiano milanese menziona citando le testuali parole del giornalista, è legato a un racconto “registrato”, che lo stesso giornalista fece negli studi televisivi di La7 nel maggio 2009 e che, secondo Il Giornale, porterebbe Travaglio a contraddirsi platealmente. E a mettere in discussione quel «io istigo chiunque si trovi su un treno in ritardo ad andare dal capotreno e a pretendere di scendere dove vuole lui», perentoriamente asserito ieri in collegamento con David Parenzo e lo studio de L’Aria che tira.

Travaglio si accanisce sul ministro Lollobrigida e ieri da Parenzo bacchettava e pontificava, ma…

Sì, perché mentre 24ore fa il direttore del Fatto Quotidiano ospite di Parenzo (sotto il video con un estratto del suo intervento di ieri a La 7), sbeffeggiava ironicamente e si sperticava in tirate retoriche e ammiccamenti pungenti, raccontando: «A me è capitato di salire su un treno che portava tre ore di ritardo, era il primo che da Roma arriva a Milano. Eravamo centinaia che dovevano scendere, ma non chiedevamo un privilegio. Semplicemente ci avevano fatto salire su un treno sbagliato». Concludendo poi solennemente, “Cicero pro domo sua”: «È ovvio che è impossibile fare le fermate a richiesta». Anni prima, nel raccontare quanto di analogo vissuto in prima persona, raccontava: «”Siamo in ritardo di un’ora e 40, non è che mi fa scendere a Bologna, ci impieghiamo 15 secondi?” – scrive il quotidiano diretto da Sallusti –. Il virgolettato, condito da sorrisi e battutine, è suo. Segno che quando si punta il dito contro un politico è bene seguire il faro della coerenza nella ricostruzione di un sentiero morale che sentenzia cosa è giusto e cosa è sbagliato».

Il Giornale sblocca un ricordo a Travaglio: quello di uno “scomodo precedente”

E ancora, prosegue il quotidiano nella ricostruzione dello scomodo precedente. «”Avevano appena inaugurato la Freccia Rossa, a mia insaputa naturalmente, nel senso che io non avevo capito che non facesse fermate intermedie – spiegava nel 2009 Travaglio alla conduttrice Victoria Cabello –. Io quella sera dovevo andare a Bologna per una presentazione del mio libro”». E mentre la narrazione assume i toni auto-giustificatori dell’impegno e della necessità professionale – toni rinnegati con furia nel caso del ministro Lollobrigida – «a un certo punto – proseguiva il giornalista – sento uno che protesta col controllore e gli dice: “Ma com’è possibile che non faccia fermate a Bologna?”». Ed è in quel momento che Travaglio scopre l’ineffabile. E si avvicina al ferroviere: «Scusi, come non ferma più, io devo scendere a Bologna»…

Quando il giornalista voleva scendere da un treno in ritardo

Il tempo passa, e la preoccupazione cede il passo all’insistenza, con Travaglio in pressing che incalzava: «Siamo in ritardo di un’ora e 40, non è che fate scendere me e il signore? Ci impieghiamo 15 secondi… Anche perché la stazione di Bologna non è che la attraversi a tutta velocità». Poi però, al diniego del controllore, Travaglio gettava la spugna. Anche perché, come sottolinea Il Giornale, «come da sua stessa ammissione, “il giorno dopo ovviamente mi sarei trovato su qualche giornale con la predica alla legalità”».

I due tentativi di Travaglio di scendere dal treno in corsa andati a vuoto prima di rassegnarsi

Ma il bello deve ancora arrivare. E arriva quando il giornalista racconta di aver incontrato l’attrice Francesca Neri col naso sanguinante perché «era andata a sbattere sulla porta scorrevole che quel giorno doveva essere particolarmente pulita e quindi non si vedeva nemmeno il vetro». Travaglio in quei momenti annusava una seconda possibilità di scendere anticipatamente dal convoglio in corsa. Così, tentava il tutto per tutto cominciando a suggerire all’attrice di denunciare l’accaduto accusando un malessere che sarebbe potuto tornare comodo anche a lui. Tanto che, ripercorrendo le tappe di quello che oggi si rivela uno “scomodo precedente”, spiegava: «Lei era lì con la borsa del ghiaccio. E a quel punto ho cominciato a dirle: ma non è che senti un capogiro? Perché mi hanno spiegato che l’unica ragione per cui possono fermare il treno a Bologna è che qualcuno si senta male».

E se il controllore quel giorno avesse accontentato le sue richieste?

Ma anche il secondo tentativo, ahilui, finisce a vuoto… La domanda, allora, sorge spontanea: ma se il controllore di turno quel giorno avesse accolto la richiesta di Travaglio, e il giornalista fosse sceso come era nelle sue intenzioni – pervicacemente perseguite – oggi si sarebbe accanito lo stesso sulla vicenda del ministro, nei toni e nei modi fin qui palesati? Il dubbio c’è. E resta come tale. Fissato nella memoria mediatica dalle stesse parole del viaggiatore, fustigatore di regole, percorsi ferroviari, e costumi altrui…

 

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