Mantovano: Meloni ha capito subito che era uno scherzo. Foti: dall’opposizione panna montata

2 Nov 2023 20:45 - di Francesco Severini

Meloni e lo scherzo telefonico. Quando se n’è accorta? Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con la delega ai servizi, Alfredo Mantovano, non risponde fuori da Palazzo Chigi alle domande  dei cronisti del Fattoquotidiano.it e Fanpage. Come è stato possibile che due comici russi siano riusciti ad arrivare a parlare telefonicamente con il presidente del Consiglio, spacciandosi per il Presidente della commissione dell’Unione Africana Moussa Faki? Mantovano risponde solo ad una domanda. Quando avete capito che non si trattava di Faki ma di due comici Russi? “Il presidente del Consiglio l’ha capito subito”. Subito? “E certo”, risponde Mantovano prima di rientrare a Palazzo Chigi senza rispondere alle altre domande sul caso.

Lo scherzo a Meloni, Foti: a telefonata falsa ha risposto una leader vera

Tommaso Foti, capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, ospite del tg4, accusa l’opposizione di strumentalizzare la vicenda. “Sullo scherzo al presidente del Consiglio Giorgia Meloni dico che ad una finta telefonata ha risposto una leader vera, perché ha risposto né più né meno come avrebbe fatto a qualsiasi domanda che le è stata posta sull’argomento. Quindi, questa panna montata da parte dell’opposizione è strumentale”.

“Perché – prosegue – asserire che la Meloni dice delle cose in Parlamento, ma altre al telefono, con un fantomatico rappresentante dell’Unione africana, non è veritiero. Chiunque abbia sentito la telefonata è smentito nei fatti. Sul buco sulla sicurezza, c’è anche un comunicato di ammissione che è stato emanato ieri dalla Presidenza del Consiglio dei ministri, nel quale il consigliere diplomatico si dichiara dispiaciuto per l’accaduto. Aggiungo che, vedendo la lunga lista delle persone che sono state vittime prima di questi due comici, mi viene il fondato dubbio che effettivamente utilizzino degli strumenti che sfuggono al normale controllo”.

Come Meloni beffati Boris Johnson, Angela Merkel, Pedro Sanchez, Elton John e il principe Harry

La premier Giorgia Meloni vola a Londra. E intanto si fa l’elenco dei leader che prima di lei sono stati beffati dal duo Vovan&Luxus. Boris Johnson, Angela Merkel, Pedro Sanchez, Elton John e il principe Harry.  La conversazione che ha generato il pastrocchio è durata ben 13 minuti, il tono -inizialmente confidenziale, quando Meloni pensava che dall’altra parte del cavo ci fosse il presidente della commissione dell’Unione Africana Moussa Faki- è stata chiusa frettolosamente, forse a prova del sospetto che si faceva largo nella premier. Dalla burla trascorrono ben 44 giorni: per ora bocche cucite sulle eventuali verifiche portate avanti in queste 6 settimane per venire a capo della vicenda. “Al momento non ci sono sviluppi sul caso…”, assicurano dallo staff di Meloni.

L’ambasciatore Talò è il capo della squadra diplomatica di Palazzo Chigi

Nell’ufficio del diplomatico al terzo piano -dove lavorano 21 persone, a capo della ‘squadra’ il consigliere diplomatico della presidente del Consiglio, l’ambasciatore Francesco Maria Talò – il clima oggi era pesante, riferisce AdnKronos. Presente la consigliera Lucia Pasqualini, colei che si occupa delle relazioni con l’Africa e per questo finita sul banco degli imputati, mentre Talò era assente da Palazzo, a Londra con Meloni e la delegazione italiana: tra i due scambi cordiali, ma mai soli, presenti sempre terze persone. L’ambasciatore -che oggi si è negato al telefono ai cronisti- dovrebbe andare in pensione a fine febbraio, dunque lo attenderebbero ancora 5 mesi pieni di servizio a Palazzo Chigi. Il condizionale è d’obbligo, perché il sospetto che si fa largo è che venga spostato prima del tempo.

Le opposizioni fanno sciacallaggio a danno dell’Italia

Le opposizioni tengono accesa l’attenzione sulla vicenda. Dice Elly Schlein: “Ciò che è successo è sconcertante. Se non ha funzionato l’attività di filtro e verifica preliminare alla telefonata, non basta ora che Palazzo Chigi si limiti a una breve spiegazione in una nota”.  Per Matteo Renzi quanto accaduto non è semplicemente “uno scherzo telefonico”. Consiglia Renzi: “Io dico alla nostra premier: Giorgia, non fare la vittima. Fatti aiutare. Perché la storia della telefonata dei due comici russi non può essere derubricata a scherzo telefonico”. Anche Giuseppe Conte parla di “una figuraccia mondiale”.

Le voci dal Copasir sullo scherzo telefonico a Meloni

Il capogruppo di Iv al Senato e membro del Copasir, Enrico Borghi, si concentra sulle falle nelle sicurezza: “Non sono materie su cui scherzare. E’ chiaro che c’è un baco nel sistema. Bisogna assolutamente ricostruire la filiera delle responsabilità e delle procedure per individuarlo ed evitare che fatti simili si riproducano”. Anche per Ettore Rosato, sempre nel Copasir, “penso che ci sia ragionevolezza nel far saltare qualche testa. Probabilmente c’è stato qualche incompetente che è andato in un posto dove la competenza è indispensabile”.

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