Massimo Giannini si esalta per la canzone contro i ragazzi di destra: “Musica per le mie orecchie”

10 Nov 2023 9:35 - di Leo Malaspina

“Senza la tua squadra, tu chi sei? Posa il manganello e prendi un fiore, mangiati un gelato con qualcuno, oggi che è festa, ragazzo di destra…”: Questi malinconici versi intrisi di luoghi comuni, demagogia e privi di qualsiasi forma di talento artistico e finanche politico, vergati dal duo di cantanti che piacciono alla sinistra, Colapesce e Dimartino, sono il nuovo inno musicale adottato dall’ex direttore della Stampa Massimo Giannini, fresco di “sostituzione” alla testa della prestigiosa testata per mancanza di lettori. Non sarà un caso, visto che Giannini – prematuramente indicato come erede giornalistico di Eugenio Scalfari – oggi s’è trasformato in un piccolo Schlein che riciccia slogan, canzoncine e frasi retoriche perfino sui ragazzi che votano a destra. Quelli con manganello, come i napoletani col mandolino…

Giannini e i ragazzi di destra razzisti, col manganello e con la faccetta nera

Quella canzone “Ragazzo di destra“, del duo Colapesce-Di Martino “è musica per le mie orecchie”, scrive Massimo Giannini oggi sul “Venerdì” di Repubblica. “Racconta il vuoto politico-culturale, e in buona parte socio-esistenziale, della giovane generazione che si identifica col nuovo potere meloniano. Il profilo identitario che ne viene fuori è volutamente misero: manganello e bomberino, faccia nera e slang razzista. Era il minimo, per mandare in bestia l’ormai noto Picchiatore Collettivo in servizio permanente nei cosiddetti ‘giornali d’area’. Che infatti picchiano duro sui nostri eroi: ‘si vergognino’, ‘invocano il dagli al fascista’, ‘hanno superato il limite della decenza’, ‘fanno venire voglia di iscriversi a Casa Pound’. Addirittura. Colapesce e Dimartino replicano, e la replica non solo mi convince, ma mi esalta. Che sarebbe stato un pezzo divisivo – dicono – lo sapevamo. L’abbiamo riempito apposta di stereotipi – aggiungono – perché se la destra parla solo per slogan deve aspettarsi una risposta per slogan….”.

Gli eroi che ammettono di dire banalità senza senso

Gli eroi, dunque, sono anche dei fini principi della metafora: scrivono luoghi comuni per ribattere alla destra che utilizza i luoghi comuni. Che geni, che eroi, per Giannini. Che poi decide di parlare a nome della sinistra, invitando i suoi sodali intellettuali a reagire:”Nel 2023 urge un risveglio. Anche tra gli scrittori. Anche tra gli intellettuali. Non chiedo Jean Paul Sartre, e so bene quanta latitanza ci sia tra i pensatori della smunta Rive Gauche. Ma se penso a come abbiamo lasciato in pasto agli antropofagi del web Michela Murgia, e a come adesso stiamo lasciando solo Roberto Saviano, un po’ di rabbia mi viene. Dire le cose, chiamarle col loro nome. Prendere posizione, anche se scomoda. Anzi, soprattutto se è scomoda. Io sto con Colapesce e Dimartino”. Ma non con i lettori, da un bel po’ di tempo.

 

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