Omicidio Giulia, gli elementi al vaglio sulla premeditazione: coltello, sacchi neri, scotch e quei soldi…

20 Nov 2023 10:08 - di Lorenza Mariani
Omicidio Giulia

A fuga conclusa, e dopo l’arresto e l’avvio della procedura di estradizione di Filippo Turetta dalla Germania, ora gli inquirenti ragionano sulla ricostruzione di tempi e modalità dell’efferato omicidio di Giulia Cecchettin. Partendo da una tragica consapevolezza all’esito dell’ispezione del corpo della giovane da parte del medico legale: la ragazza era già morta quando è stata gettata nel dirupo nei pressi di Barcis, dopo essere stata scaricata dall’auto. Dunque, è proprio su quelle azioni. Su quegli istanti. Sugli oggetti acquisiti nell’indagine, e su quanto refertato a seguito dei primi rilievi e riscontri, che si concentra l’attenzione degli investigatori.

Omicidio Giulia Cecchettin, gli inquirenti e le possibili prove di una premeditazione

E allora: ci sono i sacchi usati per nascondere il cadavere. E poi il coltello con cui Giulia è stata colpita più e più volte, alla testa e al collo. Ma anche i pezzi di nastro adesivo trovati a Fossò. Come le ricerche registrate sul web per la sopravvivenza ad alta quota. Il ragazzo aveva cercato passaggi e via d’accesso sui valichi verso l’Austria. Ma era un appassionato di trekking e per questo potrebbero significare poco.

Il coltello per uccidere, i sacchi neri per nascondere il corpo, i soldi per la fuga

Tutti elementi, comunque, da rileggere in controluce. E che la Procura di Venezia sta valutando per capire se Filippo Turetta abbia premeditato l’omicidio della sua ex fidanzata, barbaramente picchiata e poi ferocemente uccisa. Al momento il giovane deve fronteggiare l’accusa di omicidio volontario. L’unica aggravante finora contestata è quella dell’omicidio di una persona con cui aveva una relazione sentimentale. Ma nel decreto di perquisizione con il quale i carabinieri avevano acquisito materiale a casa della famiglia Turetta, come spiega tra gli altri il sito di Open nel dettaglio, si fa riferimento alla necessità di «comprendere se l’azione delittuosa è stata preceduta da un’attività preparatoria».

Omicidio Giulia Cecchettin, gli elementi al vaglio degli inquirenti sull’aggravante della premeditazione

«La premeditazione come aggravante – prosegue il sito citato nella sua spiegazione – si desume di solito dall’elemento cronologico. Ovvero una persistenza del tempo di attività preparatorie al delitto. E da quello ideologico, che si mostra nel perdurare del disegno criminoso nella persona indiziata. La premeditazione è condizionata quando è legata a un evento futuro. Come la laurea di Cecchettin»… Pertanto al momento, nella ricostruzione di quanto avvenuto quella maledetta notte tra sabato e domenica, gli investigatori hanno accertato che il tragitto seguito dalla Punto di Turetta appare da subito poco lineare. E alcune tappe sembrano far pensare alla ricerca di un luogo isolato proprio per disfarsi della salma della povera Giulia.

Tutto comincia con quelle 20 coltellate inferte sulla povera Giulia

Si riparte da quelle 20 coltellate che farebbero ritenere impossibile che la ragazza fosse ancora viva, molte ore dopo, quando l’ex fidanzato l’ha portata in spalla per un canalone, a centinaia di chilometri dal luogo dell’aggressione. Aggressione avvenuta, si stima, attorno alle 23.30. E poi c’è quel coltello, con cui Turetta la sera dell’omicidio sarebbe uscito di casa, portando con sé anche molto denaro contante (che ha permesso la fuga per una settimana) e quei sacchi neri con cui ha poi tentato di nascondere il corpo senza vita di Giulia.

Sulle orme dell’azione omicidiaria

E allora, il coltello: quello con cui Filippo ha colpito Giulia probabilmente già nella prima aggressione, drammaticamente registrata dalle telecamere della zona industriale di Fossò, dove le forze dell’ordine lo hanno trovato, spezzato ma senza macchie di sangue. Forse ripulito in un secondo momento. La possibile arma del delitto è uno degli elementi più importanti al vaglio degli inquirenti, perché se si dimostrasse che il ragazzo l’ha portata con sé per la prima volta nell’occasione dell’omicidio, il fatto rappresenterebbe un elemento per contestare la premeditazione.

Il luogo dove il corpo di Giulia è stato abbandonato

Ma anche il luogo del ritrovamento del cadavere di Giulia sotto il piano della strada, nascosto sotto un grande masso in una sorta di grotta proprio per occultarlo a eventuali passanti casuali nei paraggi è un altro elemento importante. Come il corpo di Giulia che, come usano dire gli investigatori alle prese con un esame autoptico approfondito, potrebbe “parlare” e rivelare altri dettagli utili alle indagini. Come quello già emerso, secondo cui sui resti della vittima non c’erano particolari ferite da trascinamento. Segno che l’assassino l’ha portata in spalla e poi è risalito dalla scarpata in cui ha abbandonato Giulia.

I sacchi neri da dove arrivano? E quando?

Valutazioni in base alle quali potrebbe anche arrivare la contestazione di occultamento o soppressione di cadavere. Dati sui quali entrano in campo quei sacchi neri che ricoprivano il corpo della vittima. Da dove arrivano? Erano già in auto? L’assassino li ha rimediati lungo il tragitto della fuga? Oppure sono stati portati appositamente? Stesso discorso per lo scotch ritrovato sulla scena dell’aggressione a FossòE poi quei soldi. Quel denaro che Filippo aveva con sé, e che gli ha consentito di sopravvivere e fuggire per sette, interminabili giorni.

Omicidio Giulia, quella banconota insanguinata trovata in un distributore sul tragitto del ragazzo in fuga

Giorni in cui proprio una banconota macchiata col sangue e rinvenuta in un distributore lungo il percorso monitorato della Punto in fuga ha fornito un’ulteriore prova del passaggio di Filippo e dell’esito tragico che ha chiuso una vicenda di dolore e violenza. Un epilogo agghiacciante che la Procura ora sta ricostruendo minuto per minuto, in tutto il suo potenziale di orrore e sgomento.

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