Ostaggi, in campo le forze speciali Usa: in azione con l’Idf solo per individuare e recuperare i rapiti
Nella guerra parallela a quella che si combatte al fronte, infiamma la battaglia per la liberazione degli ostaggi. La negoziazione per il loro rilascio, che conta su un significativa mediazione del Qatar, è in stallo. E tra propaganda e incognite, il New York Times rivela che forze speciali Usa sarebbero presenti in Israele in supporto delle forze armate di Tel Aviv (Idf), per localizzare i numerosi ostaggi detenuti da Hamas dal 7 ottobre scorso. Così, mentre Jo Biden – accolto in Minnesota dalle proteste della locale comunità islamica che preme perché il presidente Usa insista presso Netanyahu per una tregua – ammette che «una pausa sia necessaria», il punto sugli ostaggi torna prepotentemente in cima all’agenda bellica.
Ostaggi, trattiva in stallo: gli Usa mandano le forze speciali
Fatta eccezione per i quattro ostaggi liberati da Hamas. E della soldatessa israeliana recuperata dalle forze di Tel Aviv, infatti, la situazione negoziale non sembra preludere a svolte imminenti. Così riprende corpo il piano di interventi militari specializzati e delle operazioni mirate per arrivare a stanare i covi dei terroristi di Hamas, dove soldati e civili, uomini, donne e bambini, sono segregati da quel terribile sabato 7 ottobre. E il primo punto è identificare quanti e chi sono. Dati che il bollettino di questa battaglia parallela aggiorna in continuazione. Al momento allora, secondo quanto ha riferito oggi il portavoce militare israeliano Daniel Hagari, è salito a 242 il numero delle persone sequestrate e a tutt’oggi nelle mani di Hamas a Gaza.
Sale a 242 il numero dei rapiti ancora nelle mani di Hamas
Una cifra che però cambia con cadenza quasi quotidiana. Come mai? L’oscillazione sarebbe dovuta alle difficoltà di Israele nel lavoro di individuazione dei cittadini stranieri – fra cui lavoratori impiegati nei kibbutz – nel novero dei cittadini rapite il 7 ottobre. C’è inoltre ancora da sciogliere il nodo dei dispersi: al momento se ne contano tra i 40 e i 50. Un numero che può andare ad alimentare, alternativamente, quello degli ostaggi o quello delle vittime… Intanto, mentre nelle retrovie si lavora alla definizione di una quadro che indichi numeri e identità precise, sul campo a detta del New York Times – notizia che in queste ore Il Giornale rilancia – forze speciali statunitensi stanno affiancando le Idf per localizzare gli ostaggi catturati da Hamas.
Ostaggi, corpi speciali e unità specializzate Usa al fianco dei militari dell’Idf
«Stiamo aiutando attivamente gli israeliani a fare una serie di cose», ha detto Christopher Maier, assistente segretario alla Difesa statunitense in una conferenza sulle operazioni speciali a Washington. Poi, precisando ulteriormente ruolo e finalità dei corpi specializzati Usa già presenti in Israele, Maier ha riferito che uno dei compiti principali è quello di aiutare i militari di Tel Aviv a «identificare gli ostaggi, compresi quelli americani». Non si conoscono i dettagli delle operazioni in campo: nulla si sa, spiega il quotidiano milanese riprendendo quello americano, sulla dimensione del contingente di forze speciali inviate in Israele. Così come poco trapela sulle squadre di specialisti pronte ad agire.
Ma gli Usa precisano: nessun combattimento, le forze speciali in campo solo per il recupero degli ostaggi
Ma, riferisce Il Giornale, «altri funzionari statunitensi affermano che il dipartimento della Difesa ha inviato diverse dozzine di “commando” nelle ultime settimane. Oltre a una piccola squadra che era già sul posto il 7 ottobre per condurre un addestramento precedentemente programmato». Aggiungendo ancora che «il Nyt riporta che funzionari anonimi del Pentagono hanno detto che le unità di forze speciali si uniranno all’Fbi, al dipartimento di Stato e ad altri specialisti del recupero ostaggi del governo americano nella pianificazione con le controparti israeliane».
Una missione che si focalizza sul labirinto di tunnel sotto Gaza
Nessun ruolo di combattimento, insomma: la missione riguarderebbe solo l’individuazione e la liberazione degli ostaggi. Una missione che, a quanto riferiscono le fonti citate, potrebbe vedere impegnate truppe di reparti altamente specializzati, che potrebbero essere della Delta Force, dei Seal o dei Ranger, che andrebbero ad affiancare quelle delle Idf in un’azione che potrebbe localizzarsi sulla fitta si rete di tunnel che scorre lungo tutta Gaza. Per il salvataggio degli ostaggi, si riparte da lì: da quel intricato coacervo di gallerie e corridoi che corrono per 500 km di lunghezza e che, a 80 metri di profondità, potrebbero nascondere basi logistiche di Hamas e covi segreti divenuti il luogo di prigionia di chi, sabato 7 ottobre, è stato sottratto alla sua vita e ai propri cari.