Ripensare il “patrimonio dissonante” del Ventennio. Rampelli avverte l’Ue: l’architettura razionalista non si tocca

28 Nov 2023 20:01 - di Riccardo Angelini

L’Unione europea promuove un “ripensamento” del “patrimonio dissonante”. Con tale espressione si indicano gli edifici “costruiti in periodi storici difficili, portatori di valori controversi”. A fine mese se ne discuterà a Cesena nel corso di un convegno in cui verrà annunciato un progetto europeo in merito. Nel mirino c’è insomma l’architettura dei totalitarismi del Novecento che va sfruttata in modo congeniale ai sistemi democratici. E’ tutto molto fumoso ma puzza  di cancel culture lontano un miglio. La denuncia è arrivata da un articolo di Franceso Giubilei sul Giornale.

L’Ue stanzia fondi per ripensare il “patrimonio dissonante” costruito in “periodi difficili”

Il 30 novembre e 1 dicembre si terrà infatti a Cesena il «primo meeting europeo sul patrimonio dissonante». Rientra in questa definizione – scrive Giubilei – “l’architettura razionalista, eppure gli edifici di epoca fascista sono da decenni sede di numerosi luoghi istituzionali come tribunali, stazioni di polizia, comuni, non certo funzioni «dissonanti» rispetto alla vita democratica italiana. L’aspetto più preoccupante è la volontà di «ripensare» queste architetture con un chiaro intento di cancel culture e, come se non bastasse, l’Unione europea ha stanziato ingenti risorse per l’iniziativa, basti pensare che il solo comune di Cesena (interessato per la Ex Gil – tribunale e per la ex fabbrica Arrigoni) riceverà un finanziamento di 180.876,86 euro”.

Rampelli difende l’architettura razionalista

Sul tema è subito intervenuto Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera . “Non è ancora ben chiaro cosa l’Unione europea intenda fare con la cosiddetta “architettura dissonante”, che in Italia sarebbe identificata con l’architettura razionalista. – ha scritto sulla sua pagina Fb – Se l’intento sia quello di cancellarla o riqualificarla dopo decenni di colpevole abbandono, nonostante sia un pezzo fondamentale della storia dell’architettura studiata in tutto il mondo. Chi la identifica con il regime e per questo volesse condannarla è semplicemente un sempliciotto o, più prosaicamente, un somaro. Giovani architetti di vario orientamento culturale hanno progettato gli ultimi epigoni dell’architettura italiana, rinovellando le antiche tipologie, utilizzando i materiali locali per abbattere l’impatto ambientale, realizzando gallerie di servizi ed elementi artistici di arredo urbano: statue, colonnati, fontane, terrazze, mosaici”.

Tutte le persone libere, di destra e di sinistra, apprezzano l’architettura razionalista

“Si tratta – continua Rampelli – dell’espressione di un’identità nazionale e non di un regime, avvertiamo subito eventuali hooligans dei modelli internazionalisti e omologanti: vade retro!. Il razionalismo italiano ha cambiato il volto dell’Italia rurale, ha fondato città come Latina, Sabaudia, Pomezia, Fertilia, Carbonia… e nuclei urbani come il Foro Italico, l’Eur, la città universitaria di Roma, le tante colonie, i borghi. Per non parlare di stazioni ferroviarie, uffici postali, centri congressuali, ospedali che nemmeno la damnatio memoriae è riuscita a far andare in malora, tanto sono risultate apprezzate dai cittadini prima ancora che da persone della cultura libera, di sinistra e di destra. Alcuni esempi di città di fondazione , come Asmara, sono perfino tutelate dall’Unesco. Motivo per cui chiederò al ministro della Cultura Sangiuliano l’apertura dell’iter di riconoscimento come patrimonio materiale di tutta quell’espressione architettonica che sopravvive in Italia allo scopo di tutelarla e rivitalizzarla. Solleciterò la commissione Cultura la calendarizzazione della proposta di legge di tutela dell’architettura razionalista, come fece già la Regione Lazio oltre venti anni fa. Nessun tecnocrate europeo metta le mani sul nostro patrimonio architettonico. La globalizzazione come stile inespressivo fatto di grattacieli anonimi in vetro e acciaio se la tenga pure Bruxelles”.

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