Telefonata fake: i due “comici” fanno gli interessi di Putin. Contro l’Italia il post allusivo della Zacharova
Uno scherzo stupido che non mina la credibilità della premier. Questa l’opinione di Luca Ciriani, ministro dei Rapporti con il Parlamento. Mentre si mettono meglio a fuoco le figure dei due presunti comici che hanno realizzato la telefonata fake ai danni del governo italiano e che in realtà operano scherzi che favoriscono il Cremlino.
Chi sono i due “comici” russi
“Non si sa – ha scritto oggi Il Foglio – fino a che punto i due – che hanno anche scritto un libro insieme “Po kom zvonit telefon – Per chi suona il telefono”, presentato anche nella parte occupata del Donetsk – inseriti nella lista di chi ha collaborato con i separatisti del Donbas, agiscano in autonomia o per consegna, fatto sta che le loro azioni possono essere considerate operazioni di guerra ibrida. Negli anni hanno chiamato il segretario della Nato Jens Stoltenberg fingendosi l’ex presidente ucraino Poroshenko, l’ex ministro della Difesa britannico Ben Wallace fingendosi il premier ucraino Denis Shmyhal, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan presentandosi sempre come Poroshenko, e tutte le telefonate puntavano a ottenere informazioni”.
Il post di Maria Zacharova
Che i due “comici” siano il terminale di operazioni di destabilizzazione che fanno piacere al Cremlino lo dimostra anche il post di Maria Zacharova, portavoce del ministro russo Lavrov, rilanciate dall’ambasciata russa in Italia. Dice Zacharova, «recentemente, il Primo Ministro italiano Giorgia Meloni ha dichiarato ai comici russi Vovan e Lex che Kiev “ha il diritto” di glorificare Bandera e Shukhevych. Da ciò arriva a questa conclusione: «Signora Meloni, è disposta a eroizzare Achille Starace, primo segretario del Partito Nazionale Fascista (PNF) tra il 1931 e il 1939, iniziatore della campagna antisemita del 1938? O Alessandro Pavolini, ministro della Cultura nel 1939-1943, uno dei fondatori della “Repubblica di Salò”, primo e, grazie a Dio, ultimo segretario generale del Partito Fascista Repubblicano (succeduto al FNP) nel 1943-1945? E far rivivere le famigerate “brigate nere” che operarono nel 1943-1945 nell’Italia settentrionale come ala militante del Partito Fascista Repubblicano?». La portavoce continua con i suoi toni insolenti suggerendo a Giorgia Meloni di vedere il film “Il caso Collini“.
Il film “Il caso Collini”
“Si tratta – spiega Jacopo Jacoboni sulla Stampa – di un film tedesco del 2019 che racconta una storia basata sul romanzo omonimo di Ferdinand von Schirach, nel quale un operaio italiano (interpretato al cinema da Franco Nero) ammazza con quattro colpi di pistola un 85enne industriale tedesco. Per ragioni misteriose, in modo assai cruento. Deve affrontare una difesa processuale ardua, dalla quale riuscirà a essere assolto, pur senza rivelare le ragioni profonde dell’atto, che hanno a che fare con il nazismo della vittima, e l’eredità del nazismo in Europa. Dal quale, sembra potersi ricavare dal libro, si può uscire solo vendicandosi. Benché non sia completamente chiaro in che senso Zacharova esorti Meloni a vedere questo film, si ricava la sensazione che siamo davanti a qualcosa di neanche tanto velatamente inquietante“.
Crosetto: la premier non deve controllare le telefonate, c’è chi controlla per lei
A questo punto, come ha fatto notare anche Carlo Calenda e come ha sottolineato lo stesso Matteo Renzi, strumentalizzare la telefonata fake per attaccare il governo significa in modo plateale appoggiare gli interessi della Russia e aiutare chi vuole incrinare l’immagine dell’Italia. Senza contare che ovviamente la responsabilità dell’accaduto non può certo essere addebitata alla premier. Come ha scritto su X il ministro Guido Crosetto, infatti, “quando un centralino passa una chiamata internazionale e ti dice che il tuo interlocutore è Tizio, tu parli con Tizio. Perché dai per scontato che lo sia. Perché se fai il Presidente del Consiglio o della Camera o il Ministro, ti affidi a uffici che vagliano e controllano per te”.