Terrorismo, arrestato a Genova un affiliato ad Al-Qaeda. Sui social scriveva: “Sono un soldato di Dio”
Un uomo originario del Bangladesh è stato arrestato a Genova con l’accusa di partecipazione ad associazione con finalità di terrorismo e istigazione a delinquere con finalità di terrorismo. In Italia con permesso di soggiorno, il 21enne sui social si definiva “guerriero- soldato di Dio” e “amante di Al-Qaeda”, celebrava i combattenti islamici morti da “martiri” e inneggiava al “giusto sacrificio” per la causa jihadista. Inoltre, secondo quanto emerso, manifestava online la sua “disponibilità al combattimento e al martirio” attraverso “attentati suicidi”. L’operazione è stata condotta dalla Digos e dalla Direzione centrale della polizia di prevenzione e coordinata dalla procura della Repubblica di Genova – Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo.
L’uso dei social per fare propaganda e istigare al terrorismo
Secondo quanto ricostruito dalla polizia, il cingalese aderiva “all’organizzazione terroristica pakistana Tehrik-e Taliban Pakistsan (Ttp), associata ad Al Qaeda”. Dalle indagini è emerso che “l’indagato e i suoi contatti fanno parte di un network intercontinentale, asservito alle logiche di Al-Qaeda” che ha come obiettivo la propaganda “della riscossa violenta in nome di un salafismo jihadista intollerante”. Lui stesso è accusato di aver “pubblicamente istigato attraverso la rete internet ed i social network Facebook ed Instagram a commettere delitti, anche di terrorismo” e di aver fatto “apologia di alcuni atti di terrorismo”.
L’auto-addestramento e la bandiera del gruppo associato ad Al-Qaeda
Le indagini sono partite alla fine del 2021 e sono state svolte attraverso intercettazioni telefoniche e telematiche, monitoraggio dei profili social, ma anche perquisizioni. Secondo quanto emerso dagli accertamenti della polizia, l’indagato, che aveva iniziato a radicalizzarsi nel 2019, si è attivato “per acquistare la bandiera dell’organizzazione terroristica di appartenenza” e ha divulgato “attraverso la rete internet, i social network Facebook ed Instagram e piattaforme di messaggistica istantanea” come “WhatsApp e Telegram, azioni violente” riconducibili agli stessi gruppi terroristici. Secondo l’accusa l’uomo faceva “auto-addestramento” ad “atti di violenza” o “di sabotaggio di servizi pubblici essenziali acquisendo in autonomia istruzioni sull’uso di armi da fuoco (in particolare sul fucile mitragliatore ‘Ak-47’) e sulle tecniche militari di combattimento”. In un video si riprendeva mentre faceva “esercizi ginnici” anche di natura militare “con in sottofondo l’audio della canzone Soldiers of Allah in lingua araba”.
Le indagini partite nel 2021
E proprio dall’analisi dei social, la polizia ha ricostruito video, post e commenti. È così che viene contestata all’indagato l’adesione al “gruppo informale “il Gruppo dei 20” (a sua volta promanante dal gruppo Facebook “20mila discepoli”), composto da venti soggetti accomunati dal sentimento di affermazione assolutista, anche con metodi violenti, dell’Islam (con cui condivideva video di natura istigatoria e apologetica), inizialmente creato per “fare Jihad contro gli Indù”. Secondo la polizia, l’indagato creava e pubblicava un video in cui si riprende mentre ripete le parole di un canto apologetico del martirio in nome dell’Islam. Tra i video contestati quello postato, nell’agosto dello scorso anno, di “una donna adultera che viene violentemente frustata” e, qualche giorno dopo, il 15 agosto, un video “in cui inneggiava ai gruppi terroristici “Ttp ed Al-Qaeda”.
Sempre nel 2022, alla vigilia dell’anniversario dell’11 settembre, l’uomo avrebbe pubblicato un post che lo ritraeva “mentre osservava una ricostruzione dell’attacco terroristico alle Torri Gemelle di New York (ricevendo 45 ‘like’)”. Sono diversi i video e commenti finiti sotto la lente degli inquirenti. Tra questi un post “in cui incita all’uso di violenza nei confronti della comunità Lgbtq”, pubblicato nel febbraio 2023. E, nel luglio 2022, il commento a “un video (scrivendo: “prendi le pietre”), intitolato “Gift from us to the Lgbtq”, pubblicato da uno dei componenti del ‘Gruppo dei 20’, in cui viene mostrata una lapidazione”. Tra i filmati nel mirino della polizia, anche un video pubblicato da un’altra persona e condiviso dall’indagato, raffigurante la simulazione del crollo della Torre Eiffel con la scritta ‘la polvere non si poserà mai’, frase attribuita a Anwar Al Awlaki. Tra gli episodi rilevati dagli inquirenti anche la pubblicazione, nelle storie legate al profilo Instagram, di un video di un combattente che inneggia al jihad appoggiato ad un cannone mentre l’audio di sottofondo fa riferimento alla lotta armata.