Uccise, stuprate fino a romperle le ossa, bruciate: in un report 1500 racconti dell’orrore di Hamas del 7 ottobre
La mattanza compiuta da Hamas il 7 ottobre continua a deflagrare in tutto il suo potenziale di orrore. Lo scempio delle donne israeliane stuprate. Seviziate. Poi uccise con un colpo di pistola alla nuca, in alcuni casi addirittura mentre venivano violentate. Violate anche da morte, e poi bruciate, in parte o totalmente. O seviziate: «Ho visto che le hanno tagliato il seno e poi ci hanno giocato», riecheggia prepotentemente in un report basato sulle agghiaccianti testimonianze raccolte dalla polizia israeliana sulle violenze sessuali commesse dai miliziani palestinesi contro le donne d’Israele durante l’assalto dello scorso 7 ottobre.
Il massacro delle belve di Hamas sulle donne israeliane in un report sull’orrore del 7 ottobre
Oltre 1.500 racconti dell’orrore raccolti in «un resoconto di prima mano» diffuso dalle Forze di difesa israeliane (Idf) e di cui l’Adnkronos ha ottenuto una copia. Il tragico resoconto che testimoni oculari o persone che hanno fornito prima assistenza dopo il massacro hanno reso. Ma nessuna delle voci è quella delle donne che hanno subito violenza sessuale e che Hamas ha ucciso «per non farle parlare». Anche se questo è contrario all’Islam, come rivelano gli stessi miliziani… testimonianze da brivide, quelle raccolte nel dossier, che «caso dopo caso, rivelano un crimine odioso e crudele. E dimostrano al di là di ogni dubbio che Hamas e altri terroristi palestinesi hanno usato lo stupro e la violenza sessuale in modo sistematico contro le donne e le bambine israeliane», afferma il rapporto.
Donne stuprate, seviziate, poi uccise e bruciate da Hamas
«Dalle bambine alle donne anziane, abbiamo visto che le israeliane sono state stuprate. Con forza. Fino a rompere loro le ossa», ha raccontato Shari Mandes, volontaria dell’Idf presso l’obitorio di Shura. Ossa rotte le aveva anche Shani Louk, la 22enne tedesca rapita durante il rave assaltato da Hamas nel deserto del Negev, come si vede dal filmato che la ritrae esibita mezza nuda come un trofeo su un pick up mentre veniva trasportata nella Striscia di Gaza. Il rapporto mostra poi la fotografia di una 19enne sanguinante, dopo essere stata stuprata, che viene fatta salire su una jeep con le mani legate dietro la schiena.
Dettagli raccapriccianti che confermano, testimonianza dopo testimonianza, lo scempio compiuto
Una diario del massacro, quello di cui l’Adnkronos dà conto, che non lesina dettagli raccapriccianti e terrificanti descrizioni. Orribile l’immagine del cadavere di una donna ritrovato a Reim, luogo dove si stava tenendo il festival musicale Supernova. La didascalia scritta dalle autorità israeliane non lascia dubbi all’interpretazione: «Il viso e metà del suo corpo risultano bruciati. La gonna strappata e alzata sopra la vita. Le gambe divaricate, non ha biancheria intima. E ha tagli profondi sulle cosce».
Le prove dell’orrore diffuse anche sul canale Telegram delle Brigate-al-Qassam di Hamas
Molte notizie di questi stupri e violenze sessuali sono stati diffusi sui social media dagli stessi autori del massacro, per celebrare i loro crimini commessi contro le donne ebree. La foto del corpo nudo di una donna israeliana, accanto a quello di una soldatessa dell’Idf uccisa, è stata ad esempio divulgata sul canale Telegram delle Brigate al-Qassam, il braccio armato di Hamas, lo stesso 7 ottobre. Poi ci sono i resoconti degli interrogatori dei miliziani arrestati.
I resoconti degli interrogatori dei miliziani arrestati
Uno di loro, Omar Sami Marzuk Abu Rusha, ha raccontato che gli uomini di Hamas «sono diventati animali. Hanno fatto cose che le persone non fanno. Hanno decapitato. Fatto sesso con cadaveri. Intendo i corpi senza vita di una giovane donna. È un corpo. Non è umano fare una cosa del genere»… Non solo. Muhammad Nahed Ahmed el-Arsha, 22 anni, ha partecipato al massacro. E ha confermato le violenze sessuali. «Quello che è successo è vietato dalla religione. I sequestri. Gli stupri. Le violenze sessuali sui bambini. Tutto proibito», ha aggiunto. Ma tutto ferocemente compiuto.
I casi ricostruiti da esperti forensi
Altri episodi di violenze sessuali sono stati ricostruiti da esperti forensi, oltre che da testimoni. «In una casa c’era una coppia legata, uno all’altra. Entrambi erano nudi e la donna aveva subito uno stupro. Il suo viso era riverso a terra», ha ricostruito Itzik Itah, capo del team di risposta dell’emergenza nel kibbutz Be’eri. «Ho visto due ragazze, direi di 13 o 14 anni. Una era sdraiata sul pavimento, pancia a terra. I suoi pantaloni erano abbassati fino alle ginocchia e aveva una ferita da arma da fuoco sulla parte posteriore del suo collo, vicino alla testa», ha raccontato un paramedico dell’unità 669 dell’Idf. Aggiungendo che «c’era una pozza di sangue vicino alla sua testa, c’era del liquido seminale dietro di lei».