Atreju, il “Secolo” intervista Arianna Meloni: «E’ un nuovo inizio, ma non siamo cambiati dal ’98»
La prima giornata di “Atreju-Bentornato orgoglio italiano”, la quattro giorni di Fratelli d’Italia a Castel Sant’Angelo che si chiuderà domenica con l’intervento di Giorgia Meloni, è partita sotto i migliori auspici. Un sole primaverile illumina il grande villaggio nel cuore di Roma intitolato all’eroe bambino della Storia Infinita, le luci delle decorazioni natalizie fanno il resto dopo il tramonto. Politica e non solo alla festa che ha ospitato la prima full immersion di dibattiti con ministri, governatori, deputati di primo piano. Denso, come ogni anno, il calendario di appuntamenti. Passione civile, entusiasmo degli under trenta e rispetto per gli avversari. Anche se i militanti doc non hanno resistito alla tentazione di immortalare Elly Schlein in una sagoma di cartone dopo il gran rifiuto del Nazareno. Perché Atreju, fin dalla prima edizione, è anche goliardia, musica, sport, intrattenimento. Guai a prendersi troppo sul serio, dicono dopo il taglio del nastro sulle note di Lucio Battisti (ma anche Alan Sorrenti e Loredana Bertè).
Ad Atreju Arianna Meloni schiva le polemiche con ironia. L’intervista
Sportiva, come sempre, pantaloni bianchi e sneakers, dolcevita nero e lunga coda di cavallo. Arianna Meloni si guarda intorno e sorride. Un po’ stanca (“si vede?”) per il lavoro sodo di tutti i giorni. Ma anche per polemiche quotidiane, che ha imparato a schivare con l’autoironia che non le manca fin da ragazzina. Ma è contenta, perché questo “è un nuovo inizio”. Schiva, sempre dietro i riflettori, mai sotto. Una lunga militanza alle spalle, un passato da Giamburrasca, oggi sorella del presidente del Consiglio e capo della segreteria politica di Fdi. “Non segretaria”, ci tiene, “guido uno delle decine di dipartimenti del partito”.
Una lunga traversata nel deserto. Oggi al governo del Paese.
“Quest’anno ci siamo superati”, dice guardando al villaggio di Atreju, particolarmente suggestivo.
Le decine di stand, stile mercatini di Natale, i giardini decorati, le luci tricolore che illuminano sapientemente le mura di Castel Sant’Angelo. Il colpo d’occhio funziona. “Ma perché non l’abbiamo fatta sempre qui la festa? Forse non ci autorizzavano?”
Dalla nicchia della storia (per non dire ‘ghetto’) a Palazzo Chigi. Faticoso o miracoloso?
“Tanta strada. Vittorie inaspettate, fratelli che non ci sono più. Ma il cuore è lo stesso di sempre. Siamo tutti militanti che hanno iniziato a fare politica trenta anni fa. Volevamo cambiare le cose, rimboccarci le maniche. Senza cercare medaglie, galloni. Nessuno di noi pensava a diventare, consigliere, assessore, ministro. Mi viene da ridere”.
E racconta di aver mosso i primi passi nella comunità della destra romana nel ’92, come Giorgia. Era l’epoca di tangentopoli e delle stragi di mafia.
La prima edizione di Atreju risale al 1998: se la ricorda ancora?
“Me la ricordo bene. Ho perfino guidato un camion nelle stradine vicino a piazza Vittorio carico di tubi e altro da scaricare nel parco di Colle Oppio. Facevamo tutto da soli. E anche oggi se serve facciamo ‘gli operai’. Ieri sera eravamo qua a spostare le piante”.
Gioco di squadra e spirito di servizio. Eppure la stampa descrive la premier senza una classe dirigente all’altezza…
“Lo so e mi fa rabbia. Prima il racconto che esiste solo Giorgia Meloni. Oggi si parla della coppia Giorgia e Arianna. Ma non è così. Ci sono in tutta Italia centinaia di ottimi dirigenti, amministratori, assessori che si sono rimboccati le maniche tanti anni fa. Poi siamo cresciuti fino a guidare il governo della nazione, perché quando si lavora senza sosta poi i risultati arrivano. Sia chiaro però: questo è un punto di partenza. Oggi siamo di fronte a un nuovo inizio”.
Atreju è un po’ il fratello minore di Frodo della Compagnia dell’Anello, lo hobbit alle prese con l’anello del potere. Ma l’eroe bambino della “Storia Infinita” che combatteva contro il Nulla ora è a Palazzo Chigi
“Abbiamo sfidato il nichilismo, l’indifferenza, il riflusso. E siamo arrivati fino a qui. Ma per restituire l’orgoglio nazionale a questa Italia. Oggi siamo più concentrati che mai. Pronti a rimboccarci le maniche più di prima. E non è tutto in discesa. Questa missione ha un costo esistenziale e personale alto. Ma è un prezzo che sono disposta a pagare perché la posta in gioco è troppo alta”.