Atreju, l’intelligenza artificiale vista dall’Ecr. Butti: “La tecnologia va disciplinata, è in gioco la democrazia”
Focus sull’Intelligenza artificiale in chiave europea ad Atreju. Il pomeriggio della terza giornata della kermesse di FdI dedicata all’orgoglio italiano ritrovato si apre con il convegno moderato da Antonio Giordano, deputato FdI e segretario generale dell’Ecr. Intorno al tavolo della Sala Enrico Mattei, oltre al sottosegretario all’Innovazione Alessio Butti, Adela Mirza leader dei Conervatori rumeni, Eman El-Sheikh, direttore del Centro per la Cybersecurity e professore di informatica all’Università of West Floridae, Herman Tersch, europarlamentare, Giorgio Metta, direttore scientifico dell’Istituto italiano di tecnologia. A introdurre la discussione a più voci sull’escalation della tecnologica, il pro-rettore della Luiss Francesco Di Ciommo.
Intelligenza artificiale, Butti: difendiamo la cultura dei dati
Alessio Butti, che ha poi ha concluso il convegno prima del video emozionale sull’Ecr Party, ha posto i riflettori sulle straordinarie potenzialità dell’intelligenza artificiale. “La tecnologia ha fatto cose eccezionali. Penso al settore militare a quello chimico, alla telemedicina e alla telechirurgia. Il punto è quello del controllo e della gestione dei dati nel mondo”. Problematiche dalle quali discende il quesito su chi deciderà le sorti della democrazia futura. “Occorre mettere a terra la cultura del dato. La tecnologia e bellissima – ha sottolineato il sottosegretario di FdI – ma non va dimenticato che nasce dall’uomo e dall’uomo deve essere gestita”. Il monito è chiaro: “Basta dire che non si debba disciplinare la tecnologia, va fatto. Anche con App importanti che hanno svolto nel modo migliore la propria funzione. “La questione giuridica è importantissima. Ad esempio, banalmente, ci saranno tantissimi contenziosi che sorgeranno rispetto all’uso dell’Intelligenza Artificiale, in Italia e all’estero. E noi dobbiamo imparare – lo faremo con una norma – a girare a dei tribunali non certamente ordinari tutti questi contenziosi”.
Il nodo della proprietà intellettuale
Dell’universo delle regole ha parlato Metta, sollecitato da Giordano che ha ricordato come ogni due-tre parole si produce un ‘piccolo furto’ da parte dell’intelligenza artificiale. La tutela della proprietà intellettuale è uno dei problemi più complessi e urgenti su cui si interroga il mondo del diritto. Gli Stati generali del diritto di internet, giunti al terzo anno, dimostrano la necessità di un approccio multidisciplinare. “Il capitalismo della sorveglianza” ci ha insegna che esiste il fenomeno dell’appropriazione dei dati personali altrui. “Google – sottolinea il pro-rettore della Luiss – si basa su tutto ciò che è abbandonato, non custodito, nella rete. I rischi sono alti. Pensiamo al patrimonio librario. Google sta scannerizzando tutto. è una grande opportunità ma anche un grande rischio. A un certo punto potrà decidere quali libri possiamo leggere e quali no”.
In gioco democrazia e libertà dell’uomo
In gioco è la stessa libertà umana. Questo il filo rosso della discussione che passa in rassegna le tappe della terza grande rivoluzione. Dopo l’avvento dell’informatica con il consumo di massa, l’informatica di rete e ora l’intelligenza artificiale. “L’Unione europea sta ragionando sulle regole della responsabilità del prodotto. E sulla sicurezza delle rete dove transitano i dati. Il pacchetto Ue è molto efficace, molto buono l’atteggiamento italiano”, ha detto Di Ciommo, sottolineando che la risposta comunitaria non è sufficiente. E’ necessario coinvolgere gli altri player internazionali come Cina e Stati Uniti.
Il business e gli investimenti fin dagli anni ’70
Eman El-Sheikh ha ripercorso la genesi e il business dell’intelligenza artificiali. Parliamo – ha detto – di enormi investimenti Usa di miliardi di dollari che risalgono agli anni ’70. Adela Mirza ha affrontato le ricadute dell’intelligenza artificiale nel triplice ruolo di madre, politica e professionista. Molti i rischi, sottolineati anche da Elon Musk ospite d’eccezione ad Atreju, ma anche potenzialità da ottimizzare nella velocità estrema dei processi. “In ogni caso ci auguriamo un lieto fine”. Lo stesso evocato da Butti. Che ha concluso: “Non bisogna avere paura della tecnologia. Dobbiamo lavorare, e lo stiamo facendo, su cosa può fare per cambiare il mondo e in meglio. Coinvolgendo soprattutto le scuole le Università e il mondo del sapere”.