Brando e il mistero di una professoressa scomparsa in Russia nel nuovo libro di Tonino Bettanini

4 Dic 2023 11:11 - di Caterina Ronchieri

Riceviamo e volentieri pubblichiamo.

Brando Costa, protagonista anche del terzo romanzo di Tonino Bettanini, L’icona di San Pietroburgo (Il Canneto 2023), deve qui aiutare un giovane diplomatico, Marco Varallo, a rimettere insieme i tasselli di una storia che molti vorrebbero dimenticare e che ora – lontana è ormai la luna di miele tra Nato-Europa e Russia – potrebbe mettere in forte difficoltà le autorità moscovite.

Come per gli altri romanzi di Bettanini, si ha la sensazione che finzione e realtà si sovrappongano, ove la parte narrativa e fantastica legata alla natura stessa di un romanzo non si divida mai dalle esperienze vissute dall’autore. Uomo di Stato e portavoce di lungo corso, Bettanini è stato l’ombra di Claudio Martelli prima, e Franco Frattini poi, attraversando da protagonista le vicende più intricate di prima e seconda repubblica. Seguendo le vicende del protagonista non si fatica ad attraversare la storia delle trame internazionali che abbiamo vissuto, dall’inizio della fase jhadista con le primavere arabe al cambio di passo verso Cina e Russia.

All’origine del racconto di Bettanini c’è la scomparsa – a pochi mesi dalla sua nomina ministeriale alla direzione della Dante Alighieri di San Pietroburgo -, di Beate Cristofori, una professoressa esperta di icone, assai vicina al Patriarca russo. E tassello importante, quindi, di un possibile nuovo mosaico di relazioni tra mondo cattolico e Chiesa ortodossa: un sogno che il Vaticano rincorre e che il capo della Farnesina incoraggia non senza incontrare fortissime ostilità, non solo interne, prevalentemente politiche.

Molti flashback a ricostruire i contesti: della politica (l’accordo di Pratica di Mare, gli incontri bilaterali, l’ingresso “fragoroso” della Prof nella cristalleria della Farnesina); degli stili di vita istituzionali (che Brando, nelle sue fanciullesche cadute, riesce a mettere a rischio). E poi innamoramenti e amori (che certo non risparmiano Brando). Sullo sfondo la scomparsa, o meglio il furto di una sacra icona cui – molti anni dopo, come si è detto – il nuovo titolare della Farnesina sembra molto interessato. Che fine ha dunque fatto la Madonna della porta invalicabile? Qui basti dire che il ministro potrebbe essersi convinto che scoprendo le carte del dossier i Russi ne uscirebbero malconci, gli Americani felici.

Brando, su incarico del ministro Ruberti, si fionda in incognito nella capitale della Federazione alla ricerca della professoressa scomparsa.

Mosca e Roma sono però attraversate da un nuovo inatteso freddo – la crisi georgiana – che complica relazioni appena prima molto amicali e che in qualche modo anticipano la rottura che oggi conosciamo. E la ricerca di Beate che espone Brando ad una serie di incidenti-avvertimenti, che gettano più di un’ombra su figure ambigue, finisce per portarlo a Pietroburgo. Una caccia che ha per teatro la Prospettiva Nevskij, naturalmente. Come sarebbe piaciuto a Gogol.

Brando la trova (o lei si fa trovare?) grazie anche all’aiuto di Paoli, un uomo dei Servizi che il ministro ha mandato sotto copertura a vegliare sul suo collaboratore. Sinceratasi della buona fede di Brando, Galya le apre il cuore e lo conduce finalmente da Beate. La Prof che ha scoperto e denunciato un traffico di icone proprio in casa sua, alla Dante ( e da lì sono iniziati i suoi guai e uno strano rapimento culminato forse in uno scambio) collabora ora con quella parte di autorità russe non compromesse e impegnate nel contrasto al traffico di icone. La storia si ingarbuglia e per Brando è assai difficile ora capire chi sta con chi. A complicare i giochi e a rendere Brando sempre in fuga da se stesso ma anche dagli altri (perfino sui tetti quando strani poliziotti bussano alla porta del rifugio dove ha appena incontrato una figura importante del racconto) la sua somiglianza con un notissimo anchor man della tv di Stato russa, Vlad Pozner: che se inizialmente lo consegna ai selfie sorridenti con la gente di strada che incontra, ora, invece, nutre il suo forte terrore che le autorità compromesse con il traffico – e che gli stanno dando la caccia – più facilmente lo acchiappino.

Qualche parola infine sulla figura del protagonista che Bettanini disegna a partire dalla sua ricca esperienza di comunicatore istituzionale che ha attraversato i mari delle relazioni internazionali (dalla Farnesina alla Commissione Europea): i tratti autobiografici di queste tre storie intense conoscono la fantasia e la complicazione caratteristica del genere “noir” e sembrano scritti a bell’apposta – soprattutto per l’intensa capacità di rendere cinematografico il racconto – per una serie tv.

Se confrontati con la povertà dei soggetti televisivi delle produzioni nazionali questi racconti proiettano il nostro costume di casa in uno scenario internazionale originale e parlano di un made in Italy della simpatia che bene interpreta la domanda di identità positiva e costruttiva che il centrodestra ha l’ambizione di promuovere. Una domanda che il conformismo e il monopolio culturale postcomunista ha fin qui ignorato e osteggiato con tutti i mezzi.

PS Contro tutte le paure, Genova 2021 e Bruxelles la pelouse des anglais, Genova 2022 sono le due prime prove di Bettanini che precedono L’icona di San Pietroburgo.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *